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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Grillo Crono e la gabbia del ciberspazio di Maria Mantello
Nei giorni scorsi sul sito di Grillo è comparso un particolare del famoso dipinto di Francisco Goya, Crono che divora i suoi figli. Un’immagine terrea e ferina, che serviva al leader del 5stelle a sottolineare la virulenza di un suo monologo-invettiva. Era il 27 marzo e la mattina c’erano state le consultazioni di Bersani con i 5stelle per verificare la possibilità di un governo da lui presieduto, ma che -a prescindere- Grillo voleva affossare.
E temendo che la situazione gli sfuggisse di mano, come era avvenuto già per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato, non voleva correre rischi. Eccolo allora blindare l’incontro nel vigile occhio della diretta streaming. Trasparenza nel controllo eccezionale perché ognuno avesse bene in testa il suo Grillo: dentro e fuori dal Parlamento.
Una prova di forza in diretta della vittoria dei sui niet. Ma non gli basta! Giorni prima, tra i giornalisti non era mancato chi lo accusasse di tirannide e, paragonandolo al mitologico Crono che divorava i suoi figli, si augurava che tra grillini qualche Zeus novello insorgesse.
Ecco allora che Grillo sbatte in apertura del suo blog il Crono di Goya e va all’attacco servendosi della ben consolidata tecnica proiettivo - comunicativa per spostare le accuse che gli rivolgono sul nemico pulsionalmente evocato e da affondare nel turpiloquio. Un gioco da attore comico, che sembra essergli riuscito fino ad ora.
Ha avuto l’umiliazione di Bersani, ma sa anche che il rospo della bocciatura pregiudiziale è difficile da digerire per chi tra i suoi vedeva negli 8 punti programmatici proposti dal leader Pd il cambiamento per l’innovazione da cogliere. Ma a Grillo non interessa entrare nel merito. Preferisce attingere al catalogo del tutti sono uguali. Tranne il suo partito, che ormai irreggimentato nell’obbedienza-cult sembrerebbe aver spento ogni pur timida stella di movimentismo. Tutti uguali, tutti “puttanieri” (li chiama proprio così) che rubano il futuro dei propri figli cittadini. Sono loro Crono che mangia i propri figli!
Non è la prima volta che Grillo fa leva sul conflitto generazionale per rincorrere il voto dei giovani. Le invettive contro i padri, fanno ormai parte del suo repertorio. Pillole di grillo-esternazioni contro chi ha un posto fisso (magari vinto per concorso e titoli di studio) e chi si permette pure di usufruire della pensione. Quasi non fosse più un diritto averla, dopo essersela guadagnata e pagata, ma un privilegio di casta! Dalla comica alla politica. E viceversa.
Ed è un ritornello che abbiamo già sentito nelle vergognose campagne di Brunetta. Un distrattore di massa per occultare le scriteriate misure del ventennio berlusconiano... continuate ancora col governo del rigore reale e dell’equità ideale di Monti.
Una linearità
di assalto a impiegati, operai, piccoli imprenditori, aziende a
gestione familiare... che ha favorito solo i pescicani della
finanza e il padronato più rozzo e affaristico, a cui la Fornero
ha finanche regalato la rivincita sullo Statuto dei diritti dei
lavoratori. Quella legge 300 del 20 maggio 1970 che, portando
nelle fabbriche i valori laici-democratici-antifascisti della
Costituzione, era stata una delle più grandi conquiste di
civiltà per il lavoro e sul lavoro (cfr.
il mio Lo statuto
dei lavoratori non si tocca:
http://www.
. Ma torniamo a Crono-Grillo, che nell’obbiettivo di distruggere la sinistra di cui spera di raccogliere più voti possibili, adesso rincorre anche lo slogan di Non rubateci il futuro, che era stato dei giovani contro i disinvestimenti nella scuola statale.
Già, la mancanza di investimento nella cultura. Questo il vero deficit del nostro paese.
E viene da lontano. E fa sentire ognuno ormai nel diritto di “aprir bocca e dar fiato”, magari nell’anonimato del web.
Ma torniamo a Crono, il tempo che mangia i suoi figli, perché non vuole dialettica storica. E nega per questo la vita ai suoi figli. Non ne permette sviluppo perché teme la forza dell’autonomia che passa sempre per un parricidio (anche se solo metaforico).
Questa la paura di Grillo, che così i suoi figli li ha incatenati in una sorta di Eden cibernetico, come quello ipotizzato nel cliccatissimo video “pianeta Gaia” vaticinato da Casaleggio, dove si plaude al nuovo ordine della mondializzazione informatica. Dove la democrazia regnerebbe attraverso un parlamento virtuale, dove ognuno come in un gioco clicca quel che gli piace. Un nome, un sì o un no. Una bella comodità nel grande Eden della intelligenza annegata nell’Unico cervello collettivo della rete che isola e fa branco.
Ma abbiate fede il sogno (l’incubo?) si realizzerà. Prima bisognerà consumare una bella guerra mondiale che farà piazza pulita, assicura il video “pianeta Gea”, ma alla fine il cervello collettivo vincerà. Un bel programmino! Che sicuramente farà la fortuna del server-gestore imbonitore della rabbia scaricata e mai soddisfatta, che quindi alimenta dipendenza dal padre Crono, padrone del tempo e della vita.
In 2001 Odissea nello Spazio, Stanley Kubrick pensa ad una società del futuro (il film è del 1968) dove la tecnologia domina e rischia di annientare la specie umana. Celebre la lotta dell’astronauta David contro il computer Hall, che ragiona e parla come un essere umano, e che nel delirio di onnipotenza vorrebbe sostituirsi all’uomo che lo ha creato. Ma perde la sua guerra perché David gli stacca le spine.
Allora, perché la tecnica sia innanzitutto essere proprietari della propria mente (come insegnava Platone) stiamo attenti a non mettere le nostre vite, e quelle delle future generazioni, nelle mani di chi sogna cervelli collettivi per il proprio dominio mondiale. Certi ordini nuovi sono molto vecchi. E pure il loro Guru-Crono. Che siano riccioluti o calvi, con i baffi o senza, dovremmo aver imparato a riconoscerne l’odore..
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