Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino

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Referendum giustizia? No grazie

di Antonio Caputo

L’Italia ha un pesante fardello che ne limita lo sviluppo economico e civile: l’illegalità diffusa. L’Italia è il primo paese europeo per corruzione (fonte Transparency International); guida la classifica europea dell’evasione fiscale sia in valore assoluto che percentuale; l’economia di intere regioni del paese subisce la pesante infiltrazione delle organizzazioni criminali; l’abusivismo edilizio ha deturpato ampie porzioni di territorio distruggendo il paesaggio e danneggiando il turismo. Questa triste classifica di primati italiani potrebbe continuare a lungo ed è generata da atteggiamenti profondamente radicati nella società Italiana, a partire dal familismo amorale e dalla mancanza di senso dello stato e del bene pubblico.

La gran parte della classe dirigente Italiana, sia politica che economica, non solo non sembra avere consapevolezza dei danni che l’illegalità diffusa causa alla società Italiana, ma, in parte, ne è permeata in parte la sfrutta a proprio vantaggio.

La destra dalla discesa in campo di Berlusconi ha dato coperture esplicita all’evasione fiscale, ha giustificato la corruzione e ha fatto abbassare la guardia nella lotta alla criminalità organizzata.

I mezzi di informazione legati alla destra Italiana hanno negli ultimi vent’anni bombardato l’opinione pubblica per spostare l’attenzione dai fenomeni macro criminali a quelli di microcriminalità, in particolare di origine straniera.

Ciò ha causato da un lato un senso di elevata insicurezza percepita, dall’altro un’elevata tolleranza e giustificazionismo della corruzione, dell’evasione fiscale e della criminalità organizzata. Nel contempo il centrosinistra Italiano sembrerebbe avere completamente abbandonato il tema della giustizia e della legalità come argomento distintivo del confronto politico.

La classe politica del centrosinistra ha, di fatto, preso in giro il suo elettorato, impugnando la bandiera della legalità durante gli anni della contrapposizione al Berlusconi, quando la sua convenienza è cambiata hanno smesso di avere come riferimento dei comportamenti pubblici lo standard delle democrazie liberali europee per accontentarsi di quello sudamericano.

Il tema della legalità è stato quindi lasciato negli ultimi anni, quasi esclusivamente, nelle cattive mani di movimenti populisti. L’idea che tutti i politici fossero corrotti e che quindi si dovesse (e bastasse) sostituirli con i “cittadini onesti” si è rivelata un’assurdità madornale.

Da un lato l’illegalità in Italia ha radici profonde e non affligge solo i “politici”, dall’altro per rappresentare gli elettori nelle istituzioni c’è bisogno di competenza e preparazione. Il risultato di questi anni in cui si sono appaltate al populismo le istanze di legalità è stato un parlamento infarcito di personaggi improbabili e molto peggio l’idea che l’obiettivo di combattere la corruzione o a mafia sia un atteggiamento demagogico e non debba essere la precondizione di qualsiasi piattaforma politica. 

Prima della pandemia, con il debito pubblico al 120% del PIL, l’illegalità diffusa era un fardello enorme per la società Italiana, oggi con il debito pubblico al 160% e l’ulteriore debito legato ai fondi del PNRR l’Italia non può più permettersi l’attuale livello di corruzione, evasione fiscale e criminalità organizzata. È un problema sia etico che economico

 

Appello contro il referendum sulla giustizia

promosso da Alleanza Giellista e Critica liberale

 

1 - La nostra Costituzione prevede l’adozione del referendum abrogativo, l’uso corretto di questo strumento è l’abrogazione di leggi che si ritengono sbagliate, non il taglio di parti di leggi per ottenere risultati diversi dal principio della legge stessa. Il referendum deve essere abrogativo e non una forma surrettizia e impropria di legiferare. Le riforme, anche le più necessarie, devono essere concepite organicamente, discusse e approvate dai rappresentanti dei cittadini nel Parlamento. Inoltre, se si tratta di argomenti complessi e molto tecnici, c’è il forte rischio che gli elettori si orientino sulla base delle indicazioni dei partiti e non nel merito dei quesiti specifici. In questo caso l’urgente miglioramento e la velocizzazione della giustizia italiana devono passare dalle aule parlamentari, non dalle forzature referendarie. Inoltre è da deprecare la demagogica utilizzazione di referendum distorti in chiave antiparlamentare che mina alle basi il sistema complesso delle nostre istituzioni. La discussione è antica, ma mai come in questo caso è attuale.

 

2. Il quadro della politica e dell’etica pubblica in Italia è catastrofico. Il fatto che alcune forze politiche abbiano proposto dei referendum, non per migliorare la giustizia italiana, ma per indebolire la magistratura è molto pericoloso. La giustizia italiana non funziona al meglio, anzi.

 Le cause sono molteplici e occorre che il parlamento e le forze politiche le affrontino e si impegnino per una rapida e radicale riforma. Ma i referendum proposti non toccano alcun elemento reale per migliorare e velocizzare il sistema giudiziario, il loro obiettivo generale è chiaro: aumentare ulteriormente l’impunità, in particolare per i crimini dei colletti bianchi.

Nello specifico, in particolare sono due i referendum pericolosi: l’abolizione della Severino con l’intento di riportare i corrotti in parlamento e il depotenziamento della custodia cautelare. I referendum su separazione delle funzioni e metodo di votazione del CSM sono in sé abbastanza inutili,  oltre che discutibili facendo venir meno  il riferimento alla comune formazione degli operatori di giustizia e a  una cultura della giurisdizione comune a PM, giudici e avvocati, nel rispetto dei ruoli , mentre  hanno l’obiettivo non solo  simbolico di punire la magistratura.

 In effetti, si vuole dividere il paese in una truffaldina scomposizione tra sedicenti “garantisti” e “giustizialisti” del tutto fantasiosa.

Cervellotico e privo di organicità appare anche il referendum sulla custodia cautelare  che oltretutto rischia di aggravare il sentimento di insicurezza dei cittadini nella sua meccanica apoditticità che espropria il giudice naturale di fondamentali facoltà di valutazione del caso concreto, tanto più nella sua applicabilità ai reati dei potenti e della criminalità organizzata. La Giustizia che significa dare a ciascuno il suo  deve essere davvero efficiente e uguale per tutti, senza stabilire, di diritto e di fatto, privilegi e impunità.

 

3. L’assurdità di questi referendum, sedicenti garantisti, è dovuta poi al fatto che tra i proponenti c’è la Lega, il partito che in Italia ha più di tutti lucrato vantaggio elettorale strumentalizzando casi di criminalità; ha trasformato il sangue in consenso. La Lega è un partito beceramente “giustizialista” o placidamente “garantista” a seconda di chi sia il presunto colpevole. Se sono immigrati, la condanna è istantanea, non solo senza appello, ma proprio senza processo; se invece i presunti colpevoli sono propri membri o rappresentati della sua base elettorale ecco diventare improvvisamente e graniticamente garantista. Composta da un ceto dirigente anche compromesso in reati d’ogni genere, si è fatta complice di vergognose leggi ad personam e ha protetto privilegi e corporazioni. La presenza della Lega tra i promotori indica chiaramente come l’obiettivo non sia una giustizia egualitaria ma una giustizia, nella sostanza, debole nei confronti dei reati economici finanziari e della criminalità politica, e implacabile verso la piccola criminalità e l’emigrazione, individuata di per sè come fonte di criminalità a prescindere.

 

4. È errato l’utilizzo “legislativo” dello strumento referendario e, in più questi referendum sono profondamente sbagliati sia nel merito sia per l’uso politico che se ne vuole fare. Il Comitato invita associazioni, partiti e singoli cittadini ad adoperarsi per ottenere il fallimento di questa iniziativa referendaria attraverso l’astensione dal voto. La legalità in Italia deve tornare un tema centrale del dibattito politico e la giustizia deve riacquisire autorevolezza ed efficienza, per entrambi questi obiettivi il referendum non deve passare.

Alleanza giellista e Critica liberale

Giuseppe Bozzi; Antonio Caputo; Maurizio Fumo; Franco Grillini;
Francesco Somaini

Per aderire all’Appello e collaborare a questa iniziativa scrivere a: info@criticaliberale.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 


 

 


 

Direttore Responsabile: Maria Mantello
Webmaster: Carlo Anibaldi 

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