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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Referendum
giustizia? No grazie di Antonio
Caputo
L’Italia ha un
pesante fardello che ne limita lo sviluppo economico e
civile: l’illegalità diffusa. L’Italia è il primo paese
europeo per corruzione (fonte Transparency International);
guida la classifica europea dell’evasione fiscale sia in
valore assoluto che percentuale; l’economia di intere
regioni del paese subisce la pesante infiltrazione delle
organizzazioni criminali; l’abusivismo edilizio ha deturpato
ampie porzioni di territorio distruggendo il paesaggio e
danneggiando il turismo. Questa triste classifica di primati
italiani potrebbe continuare a lungo ed è generata da
atteggiamenti profondamente radicati nella società Italiana,
a partire dal familismo amorale e dalla mancanza di senso
dello stato e del bene pubblico. La gran parte della classe dirigente
Italiana, sia politica che economica, non solo non sembra
avere consapevolezza dei danni che l’illegalità diffusa
causa alla società Italiana, ma, in parte, ne è permeata in
parte la sfrutta a proprio vantaggio. La destra dalla discesa in campo di
Berlusconi ha dato coperture esplicita all’evasione fiscale,
ha giustificato la corruzione e ha fatto abbassare la
guardia nella lotta alla criminalità organizzata. I mezzi di informazione legati alla
destra Italiana hanno negli ultimi vent’anni bombardato
l’opinione pubblica per spostare l’attenzione dai fenomeni
macro criminali a quelli di microcriminalità, in particolare
di origine straniera. Ciò ha causato da un lato un senso di
elevata insicurezza percepita, dall’altro un’elevata
tolleranza e giustificazionismo della corruzione,
dell’evasione fiscale e della criminalità organizzata. Nel
contempo il centrosinistra Italiano sembrerebbe avere
completamente abbandonato il tema della giustizia e della
legalità come argomento distintivo del confronto politico. La classe politica del centrosinistra
ha, di fatto, preso in giro il suo elettorato, impugnando la
bandiera della legalità durante gli anni della
contrapposizione al Berlusconi, quando la sua convenienza è
cambiata hanno smesso di avere come riferimento dei
comportamenti pubblici lo standard delle democrazie liberali
europee per accontentarsi di quello sudamericano. Il tema della legalità è stato quindi
lasciato negli ultimi anni, quasi esclusivamente, nelle
cattive mani di movimenti populisti. L’idea che tutti i
politici fossero corrotti e che quindi si dovesse (e
bastasse) sostituirli con i “cittadini onesti” si è rivelata
un’assurdità madornale. Da un lato l’illegalità in Italia ha
radici profonde e non affligge solo i “politici”, dall’altro
per rappresentare gli elettori nelle istituzioni c’è bisogno
di competenza e preparazione. Il risultato di questi anni in
cui si sono appaltate al populismo le istanze di legalità è
stato un parlamento infarcito di personaggi improbabili e
molto peggio l’idea che l’obiettivo di combattere la
corruzione o a mafia sia un atteggiamento demagogico e non
debba essere la precondizione di qualsiasi piattaforma
politica. Prima della pandemia, con il debito
pubblico al 120% del PIL, l’illegalità diffusa era un
fardello enorme per la società Italiana, oggi con il debito
pubblico al 160% e l’ulteriore debito legato ai fondi del
PNRR l’Italia non può più permettersi l’attuale livello di
corruzione, evasione fiscale e criminalità organizzata. È un
problema sia etico che economico Appello contro il
referendum sulla giustizia promosso da
Alleanza Giellista e Critica liberale 1 - La nostra Costituzione prevede
l’adozione del referendum abrogativo, l’uso corretto di
questo strumento è l’abrogazione di leggi che si ritengono
sbagliate, non il taglio di parti di leggi per ottenere
risultati diversi dal principio della legge stessa. Il
referendum deve essere abrogativo e non una forma
surrettizia e impropria di legiferare. Le riforme, anche le
più necessarie, devono essere concepite organicamente,
discusse e approvate dai rappresentanti dei cittadini nel
Parlamento. Inoltre, se si tratta di argomenti complessi e
molto tecnici, c’è il forte rischio che gli elettori si
orientino sulla base delle indicazioni dei partiti e non nel
merito dei quesiti specifici. In questo caso l’urgente
miglioramento e la velocizzazione della giustizia italiana
devono passare dalle aule parlamentari, non dalle forzature
referendarie. Inoltre è da deprecare la demagogica
utilizzazione di referendum distorti in chiave
antiparlamentare che mina alle basi il sistema complesso
delle nostre istituzioni. La discussione è antica, ma mai
come in questo caso è attuale. 2. Il quadro della politica e dell’etica
pubblica in Italia è catastrofico. Il fatto che alcune forze
politiche abbiano proposto dei referendum, non per
migliorare la giustizia italiana, ma per indebolire la
magistratura è molto pericoloso. La giustizia italiana non
funziona al meglio, anzi. Le cause sono molteplici e occorre che
il parlamento e le forze politiche le affrontino e si
impegnino per una rapida e radicale riforma. Ma i referendum
proposti non toccano alcun elemento reale per migliorare e
velocizzare il sistema giudiziario, il loro obiettivo
generale è chiaro: aumentare ulteriormente l’impunità, in
particolare per i crimini dei colletti bianchi. Nello specifico, in particolare sono due
i referendum pericolosi: l’abolizione della Severino con
l’intento di riportare i corrotti in parlamento e il
depotenziamento della custodia cautelare. I referendum su
separazione delle funzioni e metodo di votazione del CSM
sono in sé abbastanza inutili, oltre che discutibili
facendo venir meno il riferimento alla comune
formazione degli operatori di giustizia e a una cultura
della giurisdizione comune a PM, giudici e avvocati, nel
rispetto dei ruoli , mentre hanno l’obiettivo non solo
simbolico di punire la magistratura. In effetti, si vuole dividere il paese
in una truffaldina scomposizione tra sedicenti “garantisti”
e “giustizialisti” del tutto fantasiosa. Cervellotico e privo di organicità
appare anche il referendum sulla custodia cautelare
che oltretutto rischia di aggravare il sentimento di
insicurezza dei cittadini nella sua meccanica apoditticità
che espropria il giudice naturale di fondamentali facoltà di
valutazione del caso concreto, tanto più nella sua
applicabilità ai reati dei potenti e della criminalità
organizzata. La Giustizia che significa dare a ciascuno il
suo deve essere davvero efficiente e uguale per tutti,
senza stabilire, di diritto e di fatto, privilegi e
impunità. 3. L’assurdità di questi
referendum, sedicenti garantisti, è dovuta poi al fatto che
tra i proponenti c’è la Lega, il partito che in Italia ha
più di tutti lucrato vantaggio elettorale strumentalizzando
casi di criminalità; ha trasformato il sangue in consenso.
La Lega è un partito beceramente “giustizialista” o
placidamente “garantista” a seconda di chi sia il presunto
colpevole. Se sono immigrati, la condanna è istantanea, non
solo senza appello, ma proprio senza processo; se invece i
presunti colpevoli sono propri membri o rappresentati della
sua base elettorale ecco diventare improvvisamente e
graniticamente garantista. Composta da un ceto dirigente
anche compromesso in reati d’ogni genere, si è fatta
complice di vergognose leggi ad personam e ha
protetto privilegi e corporazioni. La presenza della Lega
tra i promotori indica chiaramente come l’obiettivo non sia
una giustizia egualitaria ma una giustizia, nella sostanza,
debole nei confronti dei reati economici finanziari e della
criminalità politica, e implacabile verso la piccola
criminalità e l’emigrazione, individuata di per sè come
fonte di criminalità a prescindere. 4. È errato l’utilizzo “legislativo”
dello strumento referendario e, in più questi referendum
sono profondamente sbagliati sia nel merito sia per l’uso
politico che se ne vuole fare. Il Comitato invita
associazioni, partiti e singoli cittadini ad adoperarsi per
ottenere il fallimento di questa iniziativa referendaria
attraverso l’astensione dal voto. La legalità in Italia deve
tornare un tema centrale del dibattito politico e la
giustizia deve riacquisire autorevolezza ed efficienza, per
entrambi questi obiettivi il referendum non deve passare.
Alleanza giellista e Critica liberale Giuseppe Bozzi;
Antonio Caputo; Maurizio Fumo; Franco Grillini; Per aderire
all’Appello e collaborare a questa iniziativa scrivere a: info@criticaliberale.it
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