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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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8 dicembre lo strano caso della
“Immacolata Concezione”
La dogmatica di Maria
Vergine e Madre ancora oggi usata dalla catechesi cattolica
per incasellare le donne negli stereotipi sessisti di
servizio e accudimento.
di
Maria Mantello*
La
questione dell’incarnazione divina di Cristo ha lacerato il
mondo cristiano fin dai primi secoli. Tra il IV e V secolo,
sulle controversie cristologiche si giocano non solo le
lotte di potere dei vescovi, ma anche quelle per la
superiorità del cristianesimo sull’ebraismo e sul mondo
pagano. È in questo contesto che Maria prende il posto delle
Grandi Dee della classicità e, seppure tra forti contrasti
teologici, diventa la madre
di Dio. Nel V secolo il vescovo di
Costantinopoli, Nestorio, faceva notare come la Madonna non
potesse essere generatrice di Dio, ma solo madre dell’uomo:
anqrwpotόkos (anthropotòkos)
Affermare il contrario avrebbe significato, infatti,
negare la preesistenza di Dio all’evento, e quindi la sua
stessa eternità: «se dio avesse una madre - scriveva
Nestorio al Vescovo di Roma Celestino I - la vera fede non
ne risentirebbe? Maria non ha messo al mondo una divinità
perché l’essere creato non può essere madre di colui che
l’ha creato». Perfettamente logico! Ma come andò
a finire è cosa nota: il Concilio di Efeso, nel 431,
condannò come assurde ed eretiche le posizioni di Nestorio.
L’artefice di tutta l’operazione era il patriarca di
Alessandria, Cirillo. Questi si era distinto nella
persecuzione contro gli ebrei: in Egitto si era impadronito
di tutte le sinagoghe e aveva scacciato più di 100.000 ebrei
da Alessandria; era stato il mandante dell’assassinio della
filosofa Ipazia, fatta a pezzi da monaci analfabeti, armati
di acuminati pezzi di coccio…E adesso per affermare la sua
supremazia tra le chiese d’Oriente organizzava processioni
di fedeli osannanti la Madonna: quella Vergine Maria che,
proprio ad Efeso, la capitale del culto di Artemide,
verrà proclamata madre di Dio: Θεοτόκος (theotòkos). La questione della Verginità, però, non
si chiudeva a Efeso, giacché il V Concilio ecumenico di
Costantinopoli del 553 si preoccupava ancora di onorare
Maria col titolo di «sempre vergine» e il Concilio
Lateranense del 649 ne sanciva infine il dogma. Qualche secolo dopo, di fronte
alla ventata di secolarizzazione rinascimentale, Sisto VI si
premurava di porre al riparo dalla contaminazione del
“peccato sessuale” anche la Madonna, sancendo nel 1476 con
la Bolla Cum Praecelsa, che sua madre Anna l’avrebbe
concepita senza unione sessuale. E Paolo IV
di fronte alla rivoluzione della Riforma protestante, nel
1555, anno in cui egli istituisce anche gli obbligatori
ghetti per gli ebrei, riaffermava con forza la verginità di
Maria (ante partum, in partu, post partum). E non ci sarà sempre una Madonna, posta
a vestale di Controriforme e Restaurazioni? Maria Vergine Madre, usata e abusata per
alimentare la religiosità popolare in chiave
antiprogressista. E a supporto di questa narrazione, non si
faceva mancare anche il “miracolo” di una qualche Madonna
piangente o che almeno gli occhi muovesse. Si pensi ad esempio all’età giacobina,
quando con l’avanzata dell’esercito napoleonico in Italia,
si assiste nel biennio 1796 – 1797 a uno straordinario
dilagare di questa fenomenologia mariana nel Granducato di
Toscana e nello Stato Pontificio: da Arezzo a Livorno, da
Firenze ad Ancona, passando per Gubbio, Perugia ... fino a
Roma. La Francia rivoluzionaria era il faro della libertà. E
da nord a sud della Penisola italiana nascevano le
“repubbliche sorelle”. E proprio nella città sede del
papa, dal 9 luglio del 1796, e per tre settimane di seguito,
molte delle Madonnelle raffigurate nelle vie e nei
crocicchi dell’Urbe in cui ancora oggi ci si imbatte, si
raccontava che fossero state “viste” muovere gli occhi per
ammonire contro l’avanzata giacobina. La Chiesa promuoveva la visionaria
religiosità popolare e faceva recitare rosari sotto questi
santuari d’icone mariane a cielo aperto. La più gettonata per queste recite, in
via delle Botteghe Oscure (a poca distanza dal Campidoglio)
era la Madonna dell’Annunciata dove una lapide narra il
“miracolo di quel movimento” d’occhi nel 1796. A febbraio del 1798 l’albero della
libertà sarebbe stato issato in Campidoglio nel tripudio dei
patrioti romani che abbracciavano i liberatori francesi.
Nasceva la Repubblica giacobina romana che si
estendeva su tutti i territori del decaduto stato
pontificio. Erano gli albori del Risorgimento che
avrebbe portato all’Unità d’Italia e a Roma capitale. Un
processo che la Chiesa curiale contrastava in ogni modo,
ancora dopo quella famosa Breccia di Porta Pia, che il 20
settembre del 1870 deponeva il papa-re. Quel papa
era Pio IX, che nel 1864 aveva emanato il famigerato
Sillabo con cui negava ogni apertura alla modernità,
mentre in parallelo riaffermava la centralità della Chiesa
monarchia per diritto divino, cui metteva l’assoluto sigillo
dell’infallibilità pontificia non a caso nel 1870, a
chiusura del Concilio lateranense, aperto con solenne
cerimonia nella basilica del Vaticano, proprio l’8 dicembre
1869, quindicesimo anniversario della proclamazione del
dogma dell’Immacolata concezione della Madonna, da lui
blindata l'8 dicembre 1854 con la
Ineffabilis Deus. Quella dinamica mariana nella
storia utile a mantenere ben fissi nella società schemi e
gerarchie sessiste contro cui le donne cominciavano ad
alzare la testa anche in Italia, veniva perfezionato a un
secolo di distanza, il primo novembre 1950, da Pio XII con
la proclamazione dell’Assunzione della Vergine madre di Dio
salita in cielo con tutto il corpo: «Era necessario che il
corpo di colei, che anche nel parto aveva mantenuto la
verginità, rimanesse incorrotto anche dopo la morte» (Munifecentissimus
Deus). Così la Madonna, che aveva avuto
la patente del Concepimento Virginale, di essere rimasta
sempre Vergine, di essere stata essa stessa generata senza
contaminazione sessuale, proprio per la garanzia di castità
sua e familiare, aveva assicurato anche il dogmatico
lasciapassare d’incorruzione corporea per il cielo. Ma, come i nostri lettori ben sanno, su
questo modello di donna asessuata e reclusa nel famoso “fiat
mariano” si è edificato il mantra con cui ancora oggi la
catechesi cattolica continua ad incasellare “per vocazione”
le donne negli stereotipi sessisti di sevizio e accudimento. * anche su Micromega.net
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