Cattolici di base: No all’ingerenza
vaticana sul DDL Zan
di
Luca Kocci *
Oltre al polverone
politico-mediatico dei giorni scorsi, con tanto di
intervento del premier Mario Draghi in Senato e le
precisazioni del cardinale segretario di Stato Pietro
Parolin per ribadire che l’Italia «è uno Stato laico», la
Nota verbale sul ddl Zan inviata dalla Segreteria di Stato
vaticana all’ambasciatore italiano presso la Santa sede ha
provocato le reazioni della comunità delle persone
omosessuali cattoliche. Si tratta di un mondo vasto, che
conta associazioni, reti nazionali e oltre quaranta gruppi
locali e che, ormai da anni, non vive più nelle “catacombe”
ma si è conquistato spazi, sebbene limitati, anche in alcune
diocesi e parrocchie.
«L’intervento della Segreteria di Stato
vaticana si configura come una vera e propria ingerenza
nell’attività del Parlamento italiano che non deve mai farsi
influenzare da obiettivi diversi da quello di dare forma
alla legittima volontà del popolo italiano», si legge in una
lettera aperta per l’approvazione «urgente» del ddl Zan
sottoscritta da tutti questi gruppi e dalle associazioni dei
genitori con figli e figlie lgbt, ma anche da diverse
Comunità cristiane di base (l’Isolotto di Firenze, San Paolo
di Roma e molte altre), da qualche prete e da tanti
credenti.
Anche ai tempi dell’approvazione della
legge Mancino, che punisce chi «incita o commette atti di
discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o
religiosi», c’era chi sosteneva «che quella legge limitava
la libertà di espressione», scrivono le associazioni
cattoliche lgbt. Paure che però «si sono rivelate
infondate», perché «nel sistema giuridico italiano ci sono
gli anticorpi giusti per difendere la libertà di espressione
e per distinguere l’incitamento alla violenza e all’odio
dalla formulazione di giudizi». Non si capisce, quindi,
«come mai queste stesse paure siano sollevate dai vertici
della Chiesa cattolica che, proprio perché cattolica, cioè
universale, dovrebbe essere particolarmente attenta
all’accoglienza e al rispetto nei confronti di qualunque
minoranza».
«Crediamo che questa sia, da parte del
Vaticano, l’ennesima occasione persa per mostrare vicinanza
a categorie di persone che, come dimostrano ancora recenti
fatti di cronaca, si trovano a subire episodi ricorrenti di
discriminazione e violenza», scrivono, in un’altra lettera
aperta le reti nazionali Progetto giovani e Progetto adulti
cristiani lgbt. Le quali sottolineano come il ddl Zan non
preveda «alcuna compromissione della libertà di espressione»
né forme di «indottrinamento gender nelle scuole». Che sono
poi le due preoccupazioni sollevate dalla Segreteria di
Stato.
«Con questa nostra “nota” – concludono
le associazioni – speriamo di alleviare almeno in parte il
dolore di quanti cadono sotto il peso del giudizio di una
Chiesa che ancora vorrebbe costringerli a scegliere tra chi
sono e ciò in cui credono». Molte e molti lgbt credenti –
questo si legge fra le righe – sono pronti a lasciare una
Chiesa cattolica che non li vuole.
* Manifesto 26 giugno 2021