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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Appello alla ministra Grillo:
«Garantisca piena applicazione della legge 194” di il Fatto
Quotidiano 20 nov. 2018
È partita solo il 6 novembre scorso, ma
in pochi giorni ha già raggiunto oltre 72mila firme. È la
petizione, lanciata su Change.org da quattro ginecologhe e
diretta al ministro della Salute Giulia Grillo che chiede la
piena applicazione della legge 194, quella che tutela la
possibilità di abortire. Tre le richieste fatte alla
ministra: garantire in ogni ospedale la presenza di
ginecologi non obiettori 24 ore su 24, sanzionare le
direzioni sanitarie che non assicurano il servizio e
istituire una “helpline” nazionale e gratuita, gestita
direttamente dal ministero, per supportare le donne respinte
da medici obiettori. A promuovere il cambiamento
quattro tra le più importanti professioniste italiane, che,
si legge nella presentazione della raccolta firme “da sempre
si prendono cura di ogni paziente, nel rispetto della sua
dignità e del suo diritto alla libertà riproduttiva”. Si
tratta di Silvana Agatone, ginecologa presidente di Laiga,
Libera associazione italiana ginecologi, per l’applicazione
della Legge 194/78 e socia fondatrice della rete nazionale
di politica femminista ‘Rebel Network’; Elisabetta Canitano,
ginecologa non obiettrice di Vita di donna; Concetta Grande,
ginecologa non obiettrice socia Laiga; Giovanna Scassellati,
responsabile Uosd salute riproduttiva Ospedale San Camillo
di Roma. Le quattro hanno ricordato alla
ministra la situazione italiana, dove la legge spesso viene
boicottata e resa inapplicabile. “Accade che quando vuoi
interrompere la gravidanza, non trovi negli ospedali medici
che ti sostengano e diano seguito alla tua scelta – scrivono
le ginecologhe – Se vuoi abortire, vieni giudicata e
pressata da chi dovrebbe rispettare la tua decisione e
permetterti di viverla in tranquillità e sicurezza”. Ma non
solo. Molte donne, denunciano le professioniste, non possono
scegliere l’aborto farmacologico perché consentito solo fino
al 49esimo giorno di gravidanza, a differenza di altri paesi
nel mondo dove può essere fatto fino al 63esimo. Nel testo
pubblicato sul sito dove è ospitata la petizione le quattro
donne ricordano anche un caso tra i tanti, quello di
Valentina Milluzzo, morta a 32 anni in un ospedale a
Catania, “dove risulta che di 12 medici obiettori nessuno
sia voluto intervenire per praticare un aborto d’urgenza”. Ad accompagnare la petizione,
sottoscritta anche dalla segretaria della Cgil, Susanna
Camusso, e dall’ex presidente della Camera, Laura Boldrini,
alcuni dati. Nel 2015 su un totale di 614 ospedali solo 385
effettuavano l’aborto (ovvero solo il 59,4%). Nel 2016, da
385 si è passati a 371 e da allora il numero continua a
diminuire. “Nella realtà, quindi, poco più della metà degli
ospedali garantisce il rispetto della legge”, spiegano le
ginecologhe. Inoltre, si legge ancora, “delle strutture che
danno la possibilità di usufruire della legge 194 solo una
piccolissima percentuale permette alle donne che scoprono di
avere un feto gravemente malformato di sottoporsi ad aborto
dopo i 90 giorni di gravidanza”. Una mancanza che penalizza
le donne meno abbienti, spesso costrette ad una ricerca
affannosa da provincia a provincia e talvolta da regione a
regione, con il rischio di arrivare fuori tempo nei
pochissimi ospedali “dove vi sia un ginecologo disponibile a
farle abortire”.
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