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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Lazio, l’aborto nei Consultori: una
svolta per contrastare la piaga degli obiettori
di Maria Mantello
“Prima le donne e poi l’obiettore” è il
motto di civiltà contro la piaga della defezione medica che,
a fronte della diminuzione di aborti, paradossalmente vede
in crescita i ginecologi che dall’obiezione vengono
contagiati, vanificando così il diritto alla legale
interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) garantita dal
1978 dalla legge 194. Cercare quindi misure di contrasto a
questa deriva che in molti ospedali pubblici raggiunge anche
il 100%, diventa allora un dovere per le pubbliche
istituzioni. E la Giunta della Regione Lazio guidata da
Nicola Zingaretti se lo sta assumendo da tempo pienamente,
rimettendo al centro il valore prioritario
dell’autodeterminazione della donna, come proprio la legge
che ha legalizzato l’aborto terapeutico sancisce. Una politica che dovrebbe essere normale
nel principio costituzionale di tutela della salute, ma che
diventa purtroppo eroica in un Paese, dove chierichetti
ministri, per non dispiacere il Vaticano, illegittimamente
si affannano ad equiparare la salvaguardia del diritto della
donna all’IVG con quello del medico a rifiutargliela. Ma che magnifiche e progressive
sorti di equanimità! Che continuano ancora oggi a consentire
finanche quegli annessi esercizi di mancata assistenza ad
intervento terapeutico avvenuto, quando al cambio di turno
la paziente incappa nel “coscienzioso” obiettore che si
sente magari anche missionario di quell’ideologia della
sofferenza espiatrice che la croce getta sugli altri,
soprattutto se donne! E tralasciamo di soffermarci sul
penoso peregrinare a cui è costretta la donna per ottenere
certificati prima e poi un posto un ospedale dove gli
antiabortisti non abbiano fatto bingo.
Ecco allora che la politica della
Giunta Zingaretti, dopo il concorso per medici non obiettori[1]
e ancor prima con il day hospital
[2],
e adesso sottraendo le donne al ricovero col progetto pilota
della somministrazione ambulatoriale della pillola abortiva
RU486 nei Consultori, potrebbe liberarle dal giogo
dell’obiezione medica. Visto che l’intervento farmacologico
richiede di fatto un ridotto coinvolgimento medico. Come sottolinea la ginecologa Anna
Pompili, prof. di Farmacologia Medica alla Sapienza di Roma,
e che a questo progetto ha lavorato: «L'obbligo di ricovero
non è un fatto sanitario, ma ideologico e politico per
rendere l'aborto un percorso gravoso per le donne. Come se
dovessero essere punite di qualcosa. Non va banalizzata la
scelta, ma rendere il tutto più umano. E la Ru486 è una
pratica ambulatoriale, non ospedaliera». E aggiunge: «alcuni
nostri consultori sono già dei poliambulatori, e sarà
soltanto in queste strutture che si potrà fare l'aborto
chimico». Che questa pratica ambulatoriale venga
affidata ai Consultori, non è assolutamente un fatto
secondario, visto che a queste strutture pubbliche delle Asl
territoriali ci si può rivolgere direttamente senza passaggi
intermedi (neppure quello del medico di famiglia). Si tratterà allora di potenziarne e
svilupparne i servizi ambulatoriali che essi offrono «per
conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla
procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni
etiche e dell'integrità fisica degli utenti», come recits la
legge 405/ 1975 che li ha istituiti. L’inserimento dell’aborto farmacologico
ambulatoriale nei Consultori, quindi si inserisce
perfettamente nel principio della tutela del diritto alla
maternità responsabile nella piena attenzione alla salute
psicofisica della donna prevista anche dalla 194. L’attenzione della Giunta Zingaretti ai
Consultori, rientra allora in quel riordino della pubblica
sanità a vantaggio delle strutture statali, dove i
Consultori sono tasselli fondamentali, che hanno resistito
grazie alla fiducia che si sono conquistati sul territorio
proprio «nel rispetto delle convinzioni etiche e
dell'integrità fisica degli utenti». E non è un caso che proprio sui
Consultori abbiano tentato di mettere le mani “in nome della
stirpe” e del “fiat mariano” le amministrazioni di destra,
che abbiamo visto all’opera in anni recenti alla guida della
Regione Lazio: Storace prima e Polverini poi, che i
Consultori avrebbero voluto porre sotto il controllo dei
“movimenti per la vita”, mettendoli così in croce insieme
alle donne, da riportare alla condizione di fattrici. In questa operazione si era
contraddistinta l’ultracattolica on. Olimpia Tarzia, che
adesso lancia in resta risorge, per cercare di stoppare sul
nascere l’aborto farmacologico ambulatoriale. Eccola di nuovo la nemica
dell’autodeterminazione delle donne, che quei Consultori nel
2010 - entrata in consiglio regionale nel blocco Polverini
(oggi è esponente della Lista Storace) aveva tentato di
trasformare in strumenti di propaganda fide, con infornate
di super vigilantes del “movimento della vita” da inquadrare
nella figura dirigenziale del «consulente familiare per
l’accoglienza e il coordinamento degli interventi». Questo
prevedeva l’art. 16 della sua proposta (n°21, 26 maggio
2010) per la «Riforma e riqualificazione dei consultori
familiari». Non riuscì a farlo grazie
all’opposizione e mobilitazione delle donne. Quelle
femministe che la signora Tarzia continua a voler
riconvertite al “nuovo femminismo” annunciato da papa
Wojtyla e che lei nel 2005 propagandava con un suo Manifesto
per la «liberazione dai luoghi comuni falsi e
ingannevoli sull’emancipazione femminile» (sic!). Una vita
intensa da ultrà cattolica quella dell’onorevole Tarzia,
contro anticoncezionali e interruzione
volontarie di gravidanza, che molto accredito le ha fatto
guadagnare nella chiesa ruiniana che le affidava docenze di
bioetica dalla Pontificia Università Lateranense
alla Università Europea di Roma, il cui ente
promotore è la (chiacchierata?) Congregazione religiosa
cattolica dei Legionari di Cristo. Alla Regione Lazio, la Tarzia è
attualmente esponente della lista Storace dove si affanna
adesso a contrastare l’emancipazione dagli obiettori. Ma le sue interpellanze ormai
sanno di eco lontana di adunate da pro life e family day, da
cui anche tanta destra sembrerebbe essersi prudentemente
allontanata. MicroMega.net 14 aprile 2017
[1] Maria
Mantello, 194, ben vengano le assunzioni dei
medici non obiettori
http://temi.repubblica.it/micromega-online/194-ben-vengano-le-assunzioni-di-medici-non-obiettori/
[2] Maria Mantello
Day hospital con la Ru486
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