Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

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Renzi non molla l’osso della politica

 di Gabriella Battaglia

 

“Matteo stai sereno”. Avrebbe dovuto dirglielo Letta, ma glielo hanno detto in molti, per la strada e sul web.

Ci avevano detto che se avesse vinto il no, ci sarebbe stato un salto nel vuoto, smentito proprio da Renzi che per quanto fosse nelle sue possibilità, ha tentato di spostare l’attenzione sulla riforma, ma usando la riforma come specchietto delle allodole. L’attenzione vera doveva essere su di lui, per avere la legittimazione che era mancata, quando si è fatto investire della Presidenza del Consiglio.

Qualcosa nei suoi calcoli non ha funzionato e il risultato è stato un sonoro e squillante NO.

Il popolo non gli ha creduto. Si stanno facendo varie analisi sulla motivazione del voto, sui flussi di voto e per avere risultati attendibili, occorre avere in mano molti dati. Senza voler essere categorici, probabilmente anche influenzati dalle idee personali, sembra di non poter essere smentiti se pensiamo che il NO sia stato un NO alla riforma, ma anche un NO a Matteo Renzi.

Renzi e i suoi dicono che quel 40% che ha votato Sì sia un Sì al PD e a lui. Non mi pare che tutti la pensino così.

I “gufi” e i “rosiconi” hanno alzato la voce e hanno gridato in tanti. Che siano stati stimolati anche dalla più imponente campagna referendaria che si sia mai vista? Bisogna ammettere che Renzi si è impegnato al limite delle umane possibilità. Per questo la sconfitta è più cocente e più significativa.

La cosa più importante dovrebbe essere: cercare di capire che cosa non ha funzionato e perché, ma dipende dalle opinioni.

Forse l’errore più grande è stato quello di sopravvalutarsi e l’autovalutazione dovrebbe essere una delle caratteristiche principali di un manager, anche politico.

Nel suo tempestivo discorso conclusivo, la notte del referendum, ha ammesso di aver perso. Lo ha ammesso con grande dignità, riconosciamolo, ma poi non ha cercato di capire perché aveva perso, invece ha elogiato ancora tutto il “buon lavoro” del suo governo.

Quel ritornello lo aveva cantato centinaia di volte, ma  pensa ancora di non averlo detto abbastanza.

Ha ammesso di aver perso, ma il suo discorso è sembrato quello di un vincitore. Ha annunciato le sue dimissioni, come aveva promesso, ma non ha confermato di lasciare la politica, come aveva minacciato.

Dimissioni al momento congelate per gli affari correnti da sbrigare, ma Renzi pone ancora un out-out: o un governo con tutti o elezioni.

Sembra possibile? “I leader del NO devono fare le loro proposte”.

Non sembra che voglia dire: “ora i problemi risolveteveli da soli, io me ne vado, affari vostri”, trascurando il piccolo particolare che tanti problemi li ha creati proprio lui?

Ora in molti stanno cercando di interpretare il voto degli italiani, che questa volta hanno risposto in gran numero, molti stanno cercando di capire che cosa succederà. Ancora ci si deve chiedere che piano abbia elaborato Renzi per il suo futuro, come riconquistare la perduta credibilità e tutti noi ci interroghiamo su quali saranno le conseguenze per il nostro futuro.

Elezioni anticipate, sì o no? Tutti le vogliono, ma ci sono diversi problemi da risolvere prima. Per esempio la legge elettorale. E poi vari impegni internazionali. Ci sono varie ipotesi tutte da studiare attentamente, ma ammesso che si risolvano tutti i problemi in fretta perché si vuole davvero andare a votare (sarà poi vero?), la domanda più importante diventa: per chi votare?

Alcuni o molti (chissà) elettori del PD vogliono ancora Renzi; molti o alcuni (chissà) elettori del PD non riconoscono più il PD o il PdR (Partito di Renzi), come qualcuno lo ha ribattezzato.

Anche i Deputati del PD non la pensano tutti nello stesso modo, quindi il PD è tutto da rivedere, soprattutto se ci chiediamo quanti di quelli che erano saltati sul carro del vincitore ci rimarranno ora che il vincitore non ha vinto. C’è chi si aspetta una scissione nel PD e chi dice che Renzi voglia formare un altro partito, ma questa strada non sembra molto probabile e poi di partiti ce ne sono anche troppi.

Oltre il PD che cosa c’è? Ci sono pezzettini di sinistra, che non riescono a mettersi d’accordo. Perché non riescono a capire che l’unica possibilità di sopravvivenza per loro è trovare delle idee comuni e unirsi? Dovrà essere una nuova sinistra che non dimentichi la fascia enorme di persone danneggiate dalla politica degli ultimi (non proprio pochi) anni e cerchi di elaborare un programma di rinascita del lavoro dignitoso e garante del futuro. Pisapia sta cercando di organizzare una nuova sinistra, ma anche questa è tutta da studiare.

I dissidenti del PD vogliono essere alternativi a Renzi, ma nel PD, non fuori. Una voce autorevole e condivisibile è quella di Emiliano, Presidente della regione Puglia. Per ora non abbiamo visto grandi risultati, forse c’è ancora tempo per vedere, perché comunque non c’è ancora niente di pronto.

Non è certo un lavoro facile, c’è talmente tanto da ricostruire, ma insieme tutto è possibile. Non possiamo avallare l’idea di Renzi che un solo uomo al comando possa fare tutto. Abbiamo visto come è andata.

È importante che in questo momento in cui la confusione, le difficoltà e la paura di spiacevoli conseguenze, riempiono i nostri pensieri, ognuno sia stimolato a dare il meglio di sé e venga fuori una nuova classe politica, non necessariamente fatta solo di volti nuovi, che dia di nuovo fiducia al popolo e che insieme si voglia ripartire. Abbiamo bisogno di persone preparate e serie, non abbiamo bisogno di fretta, ma di saper fare.

Prendiamo atto, in ogni caso, che gli errori di Renzi, soprattutto nel comportamento, ma non solo, sono stati talmente tanti che, chi lo vuole, può trarre molti insegnamenti.

Non pensiamo però che Matteo Renzi sparisca dalla scena tanto facilmente. Ha dato a tutti l’idea di essere un grande combattente e in qualche modo tenterà di riprendere il “suo” posto. Se non ci sarà un’adeguata forza politica a tenerlo calmo, non sarà possibile ridimensionarlo e in caso di ridimensionamento potrebbe anche essere possibile un’alleanza di sinistra o centro sinistra che si opponga questa volta ad un centro destra che ancora non fa tanta paura e al M5S che non è ancora troppo affidabile per competenza e organizzazione, ma potrebbe anche diventarlo, al di là della protesta. Dobbiamo essere preparati.

 

 

 


 

 

 

 

 


 

 


 

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