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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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La Grecia non sia un’altra
Weimar
di Maria Mantello . «Concedere 6 mesi alla Grecia è un errore». Le parole del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble sono state l’ulteriore doccia gelata per la Grecia di Tsipras. I greci avevano già visto Schäuble liquidare, qualche giorno prima, le richieste di dilazione del loro ministro delle finanze Yanis Varoufakis con un: «Siamo d’accordo sul fatto che non siamo d’accordo». Varoufakis aveva replicato: «Siamo in bilico, coi nazisti terzo partito e in condizioni simili alla Germania anni ‘30; nessuno meglio di voi può capirlo». Un richiamo alla responsabilità politica dunque, che dovrebbe essere centrale per l’incontro dell’Eurogruppo in corso, e per i successivi appuntamenti previsti sulla questione del debito greco. Ha ragione il ministro dell’economia greco: chi più della Germania dovrebbe capire? La Germania che vide polverizzarsi l’esperienza della repubblica di Weimar aprendo le porte a Hitler. Anche allora c’era un grosso debito da pagare, ma la repubblica venne lasciata sola. La Costituzione di Weimar voleva dignità e giustizia. In quel binomio c’era l’espressione del riscatto anche contro le umiliazioni del trattato di Versailles che strozzava la Germania gettandola nella miseria a vantaggio di speculatori e avventurieri finanziari che facevano affari d’oro. La svolta reazionaria della Repubblica, frutto della strana alleanza tra militaristi, industriali, socialdemocratici, soffocò ogni sogno di svolta a sinistra. Una repubblica schiacciata dai debiti e dalla disoccupazione al 40% dava addirittura mano libera ai “corpi franchi” che in nome dell’ordine potevano impunemente massacrare Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Il bagno di sangue iniziava e sarebbe divenuto sistema con Adolf Hitler. Il ministro degli esteri greco Varoufakis ha chiamato la Germania e l’Europa a ricordare quanto accadde allora, perché la storia non si ripeta dando fiato e fianco ai nazifascisti di ritorno. Alba dorata è il terzo partito in Grecia. Ma rigurgiti nazifascisti non mancano in Europa: dalla Francia alla Danimarca, all’Austria alla Grecia, all’Ungheria, all’Inghilterra… senza tralasciare l’Italia. Tutti accomunati nel populismo nazional-patriottico-razzista, collettore della distrazione di massa dalle responsabilità dell’ipercapitalismo che ha incrementato a dismisura disuguaglianze, mentre propagandava l’illusione di un benessere di massa per occultare il determinismo delle sue organiche dinamiche di sfruttamento, senza le quali l’accumulo della ricchezza in mano a pochi ai danni di molti sarebbe impossibile. L’idea di un’Europa della promozione della dignità e dei diritti, della pace e della giustizia sociale è stata soppiantata da tempo da quella dominata da supposte leggi di mercato dove i pareggi di bilancio sembrano essere diventati i nuovi principi costituzionali. Il regresso democratico c’è stato da tempo con la marginalizzazione ed esclusione dei più deboli. Adesso il prezzo si alza dai singoli cittadini allo Stato intero. È quanto pare prospettarsi per la Grecia. La situazione è grave e la responsabilità della politica notevole. Lo ha ben chiaro Barack Obama che intervenendo sulla questione della dilazione del debito greco ha detto: «aspetto di ascoltare dalla cancelliera Merkel la sua valutazione su come l’Europa e il Fmi possano lavorare insieme col nuovo governo greco per trovare il modo grazie al quale la Grecia possa tornare a una crescita sostenibile nell’Eurozona». Maria Mantello (12 febbraio 2015) Anche su MicroMega.net
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