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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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LA GUERRA…E LA MORTE (tutte le
guerre sono uguali) di Maria Longo
Bob e Kurt– così tutti li chiamavano al plotone – cominciarono a rendersi conto che, quasi certamente, erano rimasti tagliati fuori dal nuovo schieramento assunto dalla 312° Brigata dei Fanti di Marina. Il grosso era stato impegnato per più giorni, da un nemico, pronto a colpire, ma rapido ad eclissarsi, tenace e coraggioso, deciso a sacrificare molto pur di ottenere – in quel settore- anche un piccolo vantaggio. Bob e Kurt – sergente il primo, informatico il secondo – erano stati spediti, insieme a Body, sulle alture per sistemarvi un posto di osservazione. Body, prima di cominciare ad inerpicarsi, lo avevano lasciato a valle con gli intestini dilaniati da una mina anti-uomo. I due avevano proseguito. Per un po’ si diressero con gli strumenti al di là della collina. Seguì per qualche ora, un inferno: da quella alta posizione videro, in basso, come operavano, a distanza ravvicinata, le armi automatiche dei commilitoni. Contarono i morti da ambo le parti. Ci furono anche maledetti attacchi e contrattacchi da parte delle truppe regolari, che i guerriglieri usavano alla perfezione. Le bombe inchiodavano e staccavano le teste come virgulti. Poi la battaglia si placò in scontri dispersivi e subentrò una immobilità. Rapidi, al tramonto, fantasmi portarono via dalla boscaglia i corpi ancora palpitanti di tanti guerriglieri, mentre le crocerossine percorrevano il campo della morte con barelle e flaconi di plasma. Un cappellano impartì la benedizione a quanti non erano in grado di confessarsi più. Kurt aveva sempre sulle spalle gli strumenti per trasmettere. Disse a Sterling di avere timore di usarli perché il nemico – certamente in agguato – avrebbe potuto localizzarli. Decisero di attendere. Consumarono le poche vettovaglie di emergenza. Venne la notte. Si sistemarono vicino ad un grande cedro con le spalle appoggiate al tronco. Sterling guardava al nord, George il declivio verso il mare. Non volevano addormentarsi: le mani stringevano i mitra con i nervi. A sinistra e a destra dei loro corpi distrutti posero due granate, pronte per l’uso. Il sergente chiede precisazioni all’amico: sarebbe stato proprio pericoloso usare gli strumenti di ricezione? George scosse il capo: certo, è così! Bob osservò allora che non avrebbero dovuto neppure fumare. Di nuovo la sera…e la giungla si animò di mille suoni notturni. I due poveri soldati, cullati da flebili strumenti, da parole di foglie e da sospiri di piccoli animali, caddero presto in un sonno nervoso, ma pur sempre profondo. Bob, prima disse, levandosi l’elmetto: “Che sporca guerra!. Quando siamo lì si fa tutto…passata la burrasca…ti accorgi dello schifo generale” e si addormentò. Kurt allungò la mano alla radio e l’accarezzò: un apparecchio potente, ma delicato! Se lo mise sotto le gambe e rimase così, chissà per quanto… Che bello sognare quando – ad un certo punto – non te ne frega più niente! Vada come vada, quando si è stanchi…non conta più nulla Anche Kurt crollò. E vide meravigliosi spazi erbosi del suo paese: una villetta col tetto rosso e tutta bianca… Appesa – vicino al focolare – una sciabola di cavalleria. Era del nonno: una volta la guardava con rispetto; ma da quando era diventato soldato, dopo aver preso dimestichezza con mitra e granate, ad ogni suo ritorno a casa, si trovava a sorridere di quella sciabola. Il nonno raccontava sempre dei tempi andati e del suo squadrone all’attacco. Ora, c’erano le felci e le ombre della radura che lo circondavano: eppure, fisso nella memoria, spiccava il prato verde, il ruscello, la inutilità di quel paesaggio da mettere in cornice… Vide la sua donna uscire dalla scuola, attorniata dai suoi piccoli alunni, mentre le ore le scandiva il campanile della chiesetta fatta di legno… Rosso del tetto …i muri bianchi…la sua donna…il verde del prato…il fucile… Alt!!! Un movimento a destra lo fece sobbalzare. Era giorno. “Bob!” – urlò – e scaricò il mitra verso un gruppo di cespugli che sembrava muoversi. Fece eco – da dietro un albero – un boato: il sergente aveva certamente tirato una granata: un attimo e si illuminò la boscaglia come sotto l’effetto di un lampo per una foto-ricordo in un locale notturno… Risposero, ripetutamente, altri colpi: rimase senza respiro; poi altro colpo di granata. Gli mancò definitivamente il respiro…Era morto!? Kurt , riverso a terra, con la mano cercò la radio, la tirò a sé: era intatta. Si palpò il corpo; forse era proprio morto! Ma non era possibile perché avrebbe voluto chiamare Bob: aveva paura…preferì tacere. Strisciò attorno al grosso tronco. Dall’altra parte non lo trovò. Certamente si era gettato tra le felci, aguzzò gli occhi, non ebbe la forza di muoversi più. Silenzio. Il sole, ormai alto, gli folgorava gli occhi e gli dava dolore. Si mosse nuovamente, come fa un bambino, a quattro zampe, annaspò…Sterling proprio non c’era… Lentamente si alzò, scrutò tutto intorno, pronto con il mitra. Nessuno, nessuno…Dove poteva essersi cacciato?! Voleva chiamare, fu preso dalla frenesia di gettarsi sulla radio “ Qui COM3, sono Kurt, sono rimasto solo, dove siete?” Al di là di quelle foglie qualche compagno lo avrebbe potuto già aver scoperto, forse già molti occhi lo stavano fissando… Kurt, Kurt…che fai? Stai calmo! Controllati! Vedrai che Bob è qui vicino. Vedrai che – quando meno te lo aspetti – i tuoi compagni ti ritroveranno e tu, addirittura, li prenderai, lì per lì, per nemici e starai per sparare: dopo, invece, che bevuta generale!... Il tempo passava e, comunque, per fortuna, ogni minuto di più era un’ora di meno di quell’incubo…così aveva insegnato a pensare il Colonnello, sostenendo che ogni cosa ha la sua fine… Riprese a muoversi cautamente: prima tracciò sul terriccio, con gli scarponi, una freccia. Kurt avrebbe compreso che si dirigeva a Sud, verso la base. Camminò a lungo, e si sentì ad un tratto tanto stanco… Chissà quanto tempo era trascorso? un’ora, due, un giorno? La sera prima, con quella sparatoria, proprio allora l’orologio si era fermato. Imbruniva e Kurt camminava ancora. Sapeva che da quel posto, scendendo le alture, avrebbe incontrato i suoi. Nuovamente, intanto, era venuta la notte – come dire? – mai vista così… Gli rammentava quelle di cui di cui raccontava la nonna quando, angeli e streghe, si mettevano d’accordo – due o tre volte l’anno – e nessuno usciva nel cielo. Allora tutto si fermava – e più non v’era né bene né male – sotto una coltre di neutra immobilità – come ora - e i paesaggi divenivano cartoline illustrate, fermate, per magia, in un attimo senza fine. Si ripeteva, Kurt, che tale sensazione dipendeva dal non aver mangiato, che dipendeva dai nervi scossi, dall’aver vagato, senza riposo, da tanto. Malgrado tutto, gli sembrava di muoversi come in una pellicola al rallentatore: appena uscito da quel ginepraio di verdure, si sarebbe trovato sulla spiaggia. di fronte al golfo, dove era all’ancora la flotta. Eccola la rada: la trovò deserta. Solo all’orizzonte, qualche vela nel grigiore che non voleva dileguarsi. Rimase interdetto: il mare era spento, Kurt procedeva a tentoni, era allo stremo… E Greta gli diceva: “Non puoi lasciarmi così! C’è sempre il prato verde che circonda la nostra casa e che ripete: ti amo! E lo ripetono gli alberi che hanno le loro parole, sia che splenda il sole, sia che l’inverno li copra di neve… “ C’è anche anche qualcos’altro – continuava la voce di Greta – che tu non puoi aver dimenticato. Sono cose di anni fa…di cento anni fa……sono di un tempo che non esiste più…tombe di un cimitero che, però, non facevano paura”. Oggi non si andrebbe più a fare l’amore in un cimitero antico: nessuno ci andrebbe… Eppure, quelle tombe conservano morti, anonimi ormai perché cessarono di vivere quando nessuno li ricordò più… Kurt non resse più. Aprì la radio, quella insensibile radio che aveva fatto tacere da troppo…basta, basta…ormai non gli rimaneva che lei… Ad un tratto, una voce metallica domandò: “Chi siete?” La terza pattuglia del secondo battaglione. I miei compagni sono morti: uno, l’ho visto io! L’altro è scomparso!” - Facevate qualche manovra? - Abbiamo avuto stanotte uno scontro a fuoco… - Qui Norton Augusta che parla, abbiamo a bordo più di sessanta turisti… - Turisti?...con la guerra? Ma la flotta dov’è ? - La flotta ? Chi siete ? - Questa sporca guerra non l’ho voluta io, venite a recuperarmi… - Ma quale guerra? Se le serve qualcosa … - Volete farmi impazzire , che state dicendo? Ascoltatemi! - State parlando di guerra, ma quale guerra…prenda qualcosa…che le farà bene…Chiudo” Kurt non si raccapezzava più. -Mi dia, per favore, il 4227 di Boston City… Sentì stridere la radio, quindi: -Il 4227 di Boston non esiste…lei deve stare veramente male…vuole un aiuto? -Come è possibile? e Greta dov’è? -Sta abusando di noi, credevamo che fosse in difficoltà, invece ci viene a parlare di donne… Non capiva più niente… Una luna diversa, aveva un biancore, come se si guardasse attraverso un bicchiere di limonata: oltretutto era più lontana del solito. Ora se ne accorgeva… Kurt studiò a lungo. Pensò che, in fin dei conti, la luna era una cosa e la terra – su cui stava – un’altra. E’ vero che la terra aveva quella particolare luce proprio per essa; ma era anche certo che – anche senza di lei – sarebbe stata ugualmente una regione desolata, arida, vuota, perché proprio così di natura. La luna, stupida e lontana, non si rendeva conto che, in conclusione, non contava nulla. Faceva, però, un certo effetto… Stanchissimo, abbandonò il mitra e la radio…era leggero e libero come non mai. Cominciò ad incamminarsi sulla strada che lo avrebbe portato verso la sua battaglia senza fine.
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