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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Immunità parlamentare di Ezio Pelino
L’immunità parlamentare ha una logica condivisibile. Tutelare la libertà del parlamentare dalla possibile volontà persecutoria della magistratura. Il famoso fumus persecutionis. Ma la storia di questo dopoguerra ha rappresentato lo scempio di quel principio. Abbiamo assistito in più occasioni, scandalizzati, alla difesa corporativa, nonostante l’evidenza dei fatti, di deputati e senatori. Quel principio non ha garantito la giustizia e l’indipendenza dei rappresentanti del popolo ma solo la loro impunità, cioè il privilegio di una classe politica fra le più corrotte del mondo. Abbiamo ancora vivo il ricordo e la vergogna per quel Parlamento che fece passare Ruby, che “allietava” le serate di Berlusconi, per la nipote di Mubarak. L’immunità parlamentare assoluta non esiste e non è mai esistita in nessun Paese civile. Il Paese democratico più grande del mondo, gli Stati Uniti, è governato da un principio fondamentale: nessuno è al di sopra della legge, nemmeno il Presidente, che pure ha poteri per noi inimmaginabili. Le vicende di Andrew Johnson, e quelle più vicine a noi, di Ronald Reagan e di Bill Clinton ce lo ricordano. Anche i membri del governo americano non godono di alcuna immunità. In Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Irlanda e Regno Unito - e l’elenco potrebbe continuare - l’immunità garantisce solo la libertà di espressione, cioè i parlamentari non possono essere perseguiti civilmente per quello che dicono. Ma, se sospettati di atti criminali, sono alla pari degli altri cittadini. Solo in Germania i membri del Parlamento godono di immunità contro procedimenti legali, ma da quelle parti, se incriminati, si dimettono e, per la vergogna, piangono in pubblico, in televisione.
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