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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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PERICOLOSA LA
SEDUZIONE DEL MEDIOCRE di Giorgio Di Gregorio Il fatto che l’attuale
classe dirigente politica italiana riesca, nonostante le sue
caratteristiche , ad ottenere strabilianti affermazioni elettorali,
lascia perplessi e preoccupati per quelle che potrebbero essere le
conseguenze. L’accostamento che si vuol fare non sembri assurdo, ma
una spiegazione la diede anni fa lo storico Ian Kershaw (“L’enigma
del consenso” Ediz.Laterza), chiedendosi come mai un uomo mediocre
quale era Hitler, potesse aver sedotto una nazione colta, ricca e
potente come la Germania. Si trattava di un uomo senza
prospettive,che aveva disertato pur di non fare il soldato in
Austria, sua patria, e che poi si era rifugiato in Germania. Lì
aveva frequentato le birrerie dove si scatenava la demagogia
dei desperados di Monaco, e aveva vegetato nell’anonimato.
Noi siamo un paese meno colto, meno ricco e potente e,
specialmente, senza una storia esaltante e perciò dobbiamo porci la
stessa domanda per capire il più modesto fenomeno Berlusconi.
Abbiamo una classe politica in prevalenza di origini oscure (a meno
di non andare a vedere le fedine penali), di studi mediocri, di
personalità modesta, di aspirazioni iniziali piccolo borghesi, di
confuse prospettive. I migliori alleati di Berlusconi sono i
leghisti fra i quali spiccano per rozzezza, violenza e
becero razzismo tipi come Borghezio e Maroni. Sembra che il
confronto non regga quando si pensa a un Hitler, acquerellista
fallito, e un Berlusconi ricco sfondato. Il primo poteva sfoggiare
una falsa cultura, quella del razzismo che lo rendeva gradito alle
coscienze cattoliche e luterane, la forza del secondo si fonda sul
fascino della sua ricchezza, vera o ostentata che sia, comunque
raggiunta in modo avventuroso. Certo nell’ascesa di Hitler ci sono
gli omicidi di Röhm, l’incendio della Cancelleria, “la notte dei
cristalli” e via elencando. Ma la Germania è un grande paese, in cui
i delitti meritano il tributo che prima o dopo sarà reso da un
drammaturgo della statura di William Shakespeare. Le gesta del
nostro invece possono trovare posto in una commedia di Pulcinella,
musicata da Apicella, con l’esaltazione degli imbrogli compiuti, la
corruzione, la lotta condotta contro ogni decoro e ogni legge. Circa
i disturbi nella sfera del sesso, Hitler per uno storico come Lothar
Machtan, era omosessuale; Berlusconi, in base agli accenni della
moglie – e anche a causa dell’ablazione della prostata – sembrerebbe
avere problemi. Ciò non toglie che nella storia del primo ci sia un
legame con una nipote sessualmente sconvolta e poi suicida. Nella
storia del secondo manca ogni tragedia di gusto nibelungico ma ci
sono le “veline”, magari promosse al Parlamento nazionale, e le
pagliacciate, stile Noemi. Per il sociologo Max Weber, Hitler ebbe
un potere carismatico, basato sulla percezione di un seguito di
fedeli che in lui si individuavano; più modestamente gli italiani si
immedesimano nell’arricchito senza onestà e senza principi. Per Ian
Kershaw, Hitler arrivò ad impadronirsi del cuore dei tedeschi,
grazie al culto della personalità e usando il terrore, mescolati
sapientemente. Inoltre ottenne un notevole dirozzamento,
fornitogli dai salotti nei quali era entrato come un popolano alla
Bossi, per uscirne opportunamente raffinato. Fu la crisi economica
che aumentò il potere nelle sue mani. E Berlusconi? Tutto uguale,
solo che invece di usare il terrore ha usato un sistema più
mellifluo, una propaganda continua su tutte le stazioni TV,
pubbliche o sue personali, e i giornali di regime. Le frequentazioni
spesso di maniera degli ambienti televisivi con la loro vuota
mondanità, lo hanno superficialmente dirozzato, solo che riesca a
non fare sfoggio del suo spirito, con l’aiuto di barzellette da
piazzista. A questo punto qualcuno osserverà che in Berlusconi non
c’è la capacità tecnica e la ferocia dei campi di sterminio. Conviene però guardare questa foto. Mostra
una triste compagnia di persone che sembrano e allora erano innocue.
Nell’angolo, con gli
occhiali c’è Himmler (avete letto bene!), alla sua sinistra c’è
Walter Darrè. Himmler credeva nella reincarnazione, Darrè era un
teosofo. Al tempo delle foto collaboravano, poi sarebbero entrati in
urto circa i mezzi per condurre una politica razziale i cui fini
entrambi condividevano. In quel periodo Darrè scriveva
L’aristocrazia del sangue e del suolo, quella che diverrà la
Bibbia del nazismo. Ebbene gli scritti su quel tipo di razzismo
esasperato non avevano presa sull’opinione pubblica della Germania
di allora, come non ne avrebbero gli scritti di un Borghezio,. . .
se solo osasse scrivere. Se la seduzione della mediocrità non avesse
reso possibile in Germania l’ascesa di un branco di barbari, allora
senza alcun progetto realizzabile, questi non si sarebbero ubriacati
del potere, per evitare di scomparire non sarebbero stati portati a
trincerarsi nelle stanze del comando, costretti a non mollare e,
quando la crisi che ne aveva reso possibile l’ascesa si sarebbe
estesa a tutti i gangli vitali del paese, non si sarebbe imboccata
quella china in fondo alla quale ci sarebbero state decine di
milioni di vittime innocenti. Forse non è chiaro il pericolo
incombente che si corre affidando le nostre vite e l’avvenire dei
figli a una classe dirigente senza morale, senza capacità di
autocritica, facile a un delirio di potenza, con conseguenze non
prevedibili. Come potrà agire un politico non capace, costretto a
non mollare la presa a causa di pendenze giudiziarie che
avventurosamente ha finora evitato, con una crisi economica sempre
più pesante e che non mancherà di avere gravi ripercussioni sociali?
Forse dovrebbero chiederselo coloro che continuano a votarlo.
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