|
Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
| |||||||||||
|
| ||||||||||
Berlusconi condannato
definitivamente a 4 anni per frode fiscale
L'ideatore del meccanismo delle
frodi fiscali Mediaset è stato
Silvio Berlusconi. E' quanto ha accertato la Cassazione
confermando i 4 anni di reclusione della sentenza di
appello del processo Mediaset.
Resta anche l'interdizione dai
pubblici uffici, che deve però essere ricalcolata sulla
base dell’art. 12 del Decreto legislativo 74 del 10
marzo 2000, che prevede per frode fiscale
«l’interdizione dai pubblici uffici per un periodo non
inferiore ad un anno e non superiore a tre anni».
Berlusconi, perché non
dichiararlo decaduto?
É
necessario che il legislatore intervenga a disciplinare
espressamente l'incidenza di una condanna penale definitiva
sull'esercizio del mandato parlamentare, prevedendo casi di
decadenza automatica. Come noto, infatti, la legge
costituzionale . n. 3 del 1993, nel riformare il sistema di
autorizzazioni parlamentari, ha inciso anche sul terzo comma
dell'art. 68 Cost., eliminando l'autorizzazione necessaria
in caso di esecuzione di sentenza definitiva di condanna. In
pratica, il parlamentare condannato, secondo
l'interpretazione corrente, potrebbe vedere limitata la
sua libertà personale senza più alcuna tutela ad opera della
Camera di appartenenza.
Tale scelta ha reso quindi regola indigeribile lo svolgimento del mandato parlamentare in stato di detenzione. Mentre, paradossalmente il Decreto legislativo 31.12.2012 n.235, disciplinando le cause ostative all'assunzione e allo svolgimento delle cariche di deputato o senatore, ha previsto prima delle ultime elezioni politiche, l'incandidabilità dei condannati a pena detentiva superiore a due anni, per delitti non colposi sanzionati con pena non inferiore nel massimo a quattro anni. Il delitto di frode fiscale commesso da Berlusconi, che negli anni dal 1995 al 1998, facendo lievitare fittiziamente i costi , ha costituito risparmi fiscali per oltre 360 milioni di dollari, contribuendo ad un'evasione che , nei soli ultimi due anni dal 2001 superava i 7 milioni di euro, come si legge nella sentenza della Corte d'Appello di Milano integralmente confermata dqalla Corte di cassazione che l''ha dichiarata irrevocabile, è sanzionato con una pena massima superiore a quattro anni, di cinque anni. Se la sentenza della Cassazione fosse stata emessa prima delle elezioni, Berlusconi non avrebbe potuto candidarsi. E' vergognoso e illogico che egli possa rimanere in carica, in condizioni di condannato a pena definitiva che sarà eseguita a breve dalla Procura di Milano. Un'interpretazione di buona fede estensiva della riforma del 2012, che disciplina, in generale, le cause ostative non solo alla candidabilità, ma anche "allo svolgimento della carica di parlamentare", può e deve condurre il Parlamento , tenutosi conto anche della nota questione dell'ineleggibilità, a dichiarare la decadenza di Berlusconi. Perche' no?
Antonio Caputo La Lezione di Marat - lettura suggerita nel giorno che hanno condannato il "Perseguitato". di Carlo Anibaldi
(Questo è il discorso fatto da Marat nel 1793 innanzi ai giudici del tribunale rivoluzionario in difesa di un uomo che aveva rubato per fame. I giudici assolsero l’accusato)
«Cittadini – Se la società reclama il diritto di condannare in uomo, essa è allora tenuta ad offrirgli, a garantirgli, un’esistenza da uomo. Se ...essa non fa che opporgli degli ostacoli e l’obbliga a soffrire una miseria crudele, fino a che egli strappa violentemente il vincolo sociale, allora quell’uomo non fa che riprendere i diritti che la società ingiustamente gli toglie». «Cittadino Marat» interruppe il presidente severamente «voi state tentando di giustificare il furto e i crimini!». «Io non giustifico nulla. Ma affermo che nella vostra società ingiusta voi mancate di ogni ragione che possa autorizzarvi a condannare il crimine. Poiché la società, nell’interesse stesso della sua esistenza, per poter pretendere il rispetto dell’ordine pubblico da ogni suo singolo membro dovrebbe innanzitutto soddisfare ai bisogni di tutti. Ma qual è stata finora la sorte dei poveri? Essi veggono nello Stato una classe di gente, che menan vita comoda e gaia, mentre essi stentano e soffrono. Gli uni gavazzano nell’abbondanza, gli altri mancano del necessario. Fatica, pericoli, fame, disprezzo ed insulti – questa è la condizione dei poveri. Sì: io lo grido in faccia a voi. È stata sempre la classe dominante che ha spinto il popolo alla disperazione sottraendogli i mezzi di vita. Il lavoratore non è nemmeno sicuro di trovare qualcosa da fare. Se non può pagare i balzelli, gli tolgono perfino la paglia su cui giace. Egli è ridotto all’elemosina. Irritato dalla durezza di cuore dei ricchi, non trovando aiuto in nessuna parte, egli farebbe qualunque cosa quando ode i suoi bambini piangere per fame. Permettetemi di mettermi al posto del mio cliente e parlarvi come se io fossi lui: Sono io colpevole? Non lo so. Ma io so che feci quello che dovevo fare. L’istinto di conservazione è il primo sentimento dell’uomo. Voi stessi non conoscete un dovere maggiore. Chiunque ruba per vivere, quando non ha altro mezzo di vita, non fa che esercitare i suoi diritti naturali. Voi mi accusate di aver violato l’ordine e le leggi. Che importano a me quest’ordine e queste leggi? A me, a cui esse non hanno fatto che del male? Voi che per mezzo delle leggi condannate sempre tanti sventurati, voi potete ben predicare la sottomissione alle leggi. Voi rispettate le leggi perché esse vi assicurano una comoda esistenza. Ma posso riconoscere le vostre leggi io, che sono stato da esse schiacciato? Non mi dite che tutti i membri della società ricevono beneficio dalle leggi, quando è evidente il contrario. Paragonate la sorte vostra alla mia. Mentre voi vivete in pace, in mezzo al lusso ed all’abbondanza, noi siamo esposti alle intemperie, alla schiavitù, alla fame. Per soddisfare la vostra sete di godimenti non basta che noi lavoriamo il suolo col sudore delle nostre fronti; noi dobbiamo innaffiarlo anche con le nostre lacrime. Che cosa avete voi fatto per vivere nel lusso a spalle nostre? Ma vi fosse almeno un termine alle nostre sofferenze. Non ve n’è alcuno. Il fato del povero è irrevocabile. La miseria è il destino eterno della nostra classe. Chi ignora i vantaggi che la ricchezza dà a chi possiede? Non occorrono talenti, meriti, virtù: basta il capriccio. Ai ricchi appartengono tutti i privilegi. In loro difesa, sono costrutte le flotte. Il comando dell’esercito, l’amministrazione del pubblico denaro, il diritto di saccheggiare lo Stato: – essi hanno tutti i privilegi. Bisogna aver denaro per accumular denaro. Altrimenti non vi è possibilità di uscire dalla miseria. E il genere di impiego mostra la differenza delle classi. Le occupazioni migliori, come le belle arti, ecc., sono riservate ai ricchi. Per noi, sono lasciati i lavori pericolosi ed insalubri. Dappertutto noi siamo negletti e respinti, mentre sono aiutati quelli che non ne hanno bisogno. Voi mi direte: lavorate. È facile il dirlo. Ebbi io la possibilità di trovar lavoro? Caduto in povertà per la concorrenza di un ricco rivale, ho lottato invano per conservare un tetto sotto cui ricoverarmi. Disfatto dalla malattia, non mi restava altro per vivere che andar mendicando un pane. Ed anche questo mi era a volte negato. Dormii ogni notte sulla paglia, avvolto tra gli stracci, ed esibii il triste spettacolo della mia miseria. Non un’anima ebbe pietà di me. Spinto alla disperazione dall’abbandono, privo di tutto, tormentato dalla fame, profittai della notte per levare, per forza, ad un passante una piccolezza ch’egli mi avrebbe altrimenti negata. Perché io feci uso del mio diritto naturale, voi mi mandereste in prigione. Condannatemi, se lo credete necessario alla sicurezza dei vostri privilegi. In mezzo agl’inenarrabili patimenti a cui sono stato soggetto, la mia sola consolazione fu di maledire il cielo per avermi fatto nascere in mezzo a voi».
|
|||||||||||