Pedofilia,
nuove ombre sul cardinale Dolan
“Occultò 57 milioni per non risarcire le vittime”
di Federico Rampini *
Lento e riluttante nell’aiutare le vittime della pedofilia.
Veloce quando si tratta di mettere al sicuro le ricchezze della
sua diocesi. E ora, anche bugiardo? Sono le accuse che spuntano
nei confronti del cardinale Timothy Dolan di New York, che
all’ultimo Conclave figurò tra i papabili. L’uomo di punta della
chiesa cattolica americana, il più abile nel gestire la propria
immagine.
A metterlo nei guai, però, ci sono dei
documenti che vengono dalla sua stessa chiesa. Seimila pagine,
dagli archivi della diocesi di Milwaukee nel Wisconsin. Sono
state consegnate dall’autorità ecclesiastica nell’ambito di una
procedura di liquidazione giudiziale per fallimento, dopo che le
vittime della pedofilia hanno trascinato la diocesi in tribunale
per frode. Quest’ultimo processo (frode) ebbe origine quando le
vittime di preti pedofili si accorsero che i sacerdoti
riconosciuti colpevoli venivano trasferiti presso altre chiese
senza informare i fedeli dei loro crimini.
Dalle carte della diocesi è emerso anche qualcos’altro. Dolan fu
l’arcivescovo di Milwaukee dal 2002 al 2009. In quei documenti
c’è la prova che nel 2007 lui chiese permesso al Vaticano per
trasferire 57 milioni di dollari in un fondo speciale (un trust
per la manutenzione dei cimiteri), al fine di «metterli al
riparo da richieste d’indennizzo».
L’operazione avvenne in tempi record, nel giro di cinque
settimane il Vaticano diede il suo nulla osta.
Una rapidità che contrasta invece con i tempi lunghi, gli
insabbiamenti e le omertà attorno ai casi dei preti pedofili.
Dolan in passato aveva smentito quell’operazione del 2007, e
ancora lunedì ha ribadito che si tratta di «vecchie accuse
screditate ». Nei documenti della diocesi però appare proprio la
sua lettera al Vaticano, dove parla di «migliorare la protezione
di questi fondi dalle pretese legali».
La pubblicazione delle 6mila pagine getta
un’ombra su tutto il comportamento di Dolan, che nella sua veste
di presidente della conferenza episcopale Usa ha cercato di
voltare pagina dopo gli scandali.
Il New York Times, che pure lo aveva
accreditato come un solido candidato al soglio pontificio
nell’ultimo conclave, ora scrive di lui: «Quei documenti alzano
un velo sul suo ruolo nel convincere i preti pedofili ad
andarsene volontariamente senza perdere stipendi e benefici, in
linea con le farraginose procedure canoniche, anche quando lui
aveva concluso che quei preti non avevano alcun rimorso e
costituivano un serio pericolo per i bambini».
È sempre il New York Times a ricordare che in un caso ci vollero
cinque anni per sospendere dal sacerdozio un prete riconosciuto
colpevole di abusi sessuali. Il successore di Nolan a Milwaukee,
l’attuale arcivescovo Jerome Listecki, sapeva di far esplodere
una “bomba” con la pubblicazione di quelle carte interne.
«Preparatevi ad essere sconvolti — aveva scritto Listecki in una
lettera ai fedeli della sua diocesi — perché ci sono descrizioni
molto crude sul comportamento di alcuni preti
criminali».
La diocesi di Milwaukee fu al centro di
alcuni casi di preti pedofili tra i più famigerati,
come il reverendo Lawrence Murphy che abusò sessualmente di 200
ragazzi quando insegnava alla Saint Johns School for the Deaf,
istituto per bambini non udenti.
L’attuale arcivescovo Listecki ha riconosciuto che «22 preti
furono confermati in incarichi pastorali anche dopo che le
preoccupazioni sul loro comportamento erano note alla diocesi, e
otto tra di loro hanno commesso nuovi abusi in seguito». Tra le
vittime, 575 uomini e donne hanno fatto causa alla diocesi.
I loro legali sostengono che la chiesa nasconde le proprie
ricchezze per sottrarle ai sequestri giudiziari.
Dopo avere pagato 9 milioni in spese legali, la diocesi si è
dichiarata insolvente.
*la Repubblica, 3 luglio 2013