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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Berlusconi e la caccia al
voto fascista
di Maria Mantello
«Il
Fascismo si preoccupi del
problema della razza: i
fascisti devono preoccuparsi
della salute della razza,
con la quale si fa la storia». Lo
affermava Benito Mussolini
al Congresso del Partito
Fascista del 1921. In troppi
facevano finta di non capire
ottenebrati dalla paura del
rosso... e lasciavano fare
il lavoro sporco alle
squadracce del manganello e
olio di ricino ... mentre
gli industriali premevano
sul re per un governo
Mussolini, che puntuale
arriva nel 1922 mentre va in
scena la farsa della
“marcia su Roma”. Un
governo che dopo
l’assassinio di Matteotti
nel ’24, diverrà dittatura.
Apertamente,
dichiaratamente,
sfacciatamente col famoso
discorso del 3 gennaio del
1925. Ricordate? «... Se
il fascismo non è stato che
olio di ricino e manganello,
e non invece una passione
superba della migliore
gioventù italiana, a me la
colpa! Se il fascismo è
stato un'associazione a
delinquere, io sono il capo
di questa associazione a
delinquere! Se tutte le
violenze sono state il
risultato di un determinato
clima storico, politico e
morale, ebbene a me la
responsabilità di questo,
perché questo clima storico,
politico e morale io l'ho
creato con una propaganda
che va dall'intervento ad
oggi ... ».
L’arroganza ostenta la
delinquenza al potere...
eppure scrosciavano gli
applausi nel delirio di un
Parlamento che si avviava ad
essere esautorato... e
forse istericamente
applaudiva la liberazione
dal peso della sua
responsabilità. Con quel
discorso Mussolini gettava
la maschera. Del resto la
carta d’identità di
Matteotti sporca di sangue
gli era stata recapitata dai
sicari subito dopo
l’assassinio. Al capo
bisognava far vedere subito
quanto si è bravi! Col
discorso del 3 gennaio
Mussolini sfidava il
Parlamento
nell’ufficializzazione del
sistema delinquenziale che
il fascismo rappresentava. Sciolti i
partiti, i sindacati, le
associazioni laiche e
libertarie, messa ogni
mordacchia alla stampa... si
istituzionalizzava carcere e
confino per eliminare gli
avversari politici... senza
tralasciare nei casi più
difficili ancora
l’assassinio politico, come
per i fratelli Rosselli.
Tutti omologati, dalla culla
alla bara nello stato
totalitario
che Gentile giustificava, e
il fascismo diventava
“dottrina”: « per il
fascista, tutto è nello
Stato, e nulla di umano o
spirituale esiste, e
tanto meno ha valore,
fuori dello Stato.
In tal senso il fascismo
è totalitario, e lo Stato
fascista, sintesi e unità di
ogni valore, interpreta,
sviluppa e
potenzia tutta la vita
del
popolo.
Né individui fuori dello
Stato, né gruppi (partiti
politici, associazioni,
sindacati, classi).
Perciò il fascismo è contro
il socialismo che
irrigidisce
il movimento storico
nella lotta di classe e
ignora l'unità statale
che le classi
fonde in una sola realtà
economica e morale; e
analogamente, è contro
il
sindacalismo classista.
Ma nell'orbita dello Stato
ordinatore, le reali
esigenze da cui
trasse origine il
movimento socialista e
sindacalista, il fascismo
le vuole riconosciute e
le fa valere nel sistema
corporativo degli interessi
conciliati
nell'unità dello Stato». Così,
dati pieni poteri a
industriali agrari e clero
per bloccare il
socialismo... l’Italietta
del disimpegno veniva
allevata dalla fitta
propaganda della fede nel
“duce sei la luce”, del
“libro e moschetto”, del
“più figli più baionette”.
Fascistizzato ogni aspetto
della vita privata e
pubblica l’esaltazione
razzista contro ogni corpo
estraneo, strutturale al
regime fin dagli albori,
diviene lucida follia con le
leggi razziali. Gli ebrei
corpo estraneo della nazione
fascista, pericolo pubblico
da espellere.
L’antigiudaismo
confessionale sedimentato
per secoli è rispolverato e
diviene il complotto
giudaico bolscevico
massonico che da “Civiltà
cattolica” ai romanzi di
Papini e alla letteratura
d’appendice, giustifica la
persecuzione prima e
l’eliminazione fisica degli
ebrei poi.
I treni andavano pure in
orario, forse, ma molti
erano diretti ad
Auschwitz e
sopra erano stipati gli
ebrei delle retate di quei
“bravi” ragazzi di Salò che
torturavano e arrestavano
spesso in bande autonome e
ben organizzate. Si pensi
alla famigerata decima Mas
dove si distingue il
principe Julius Valerio
Borghese (lo
ritroveremo anche nel 1970
implicato nel “golpe
Borghese), o alla meno nota,
ma certo non meno feroce
banda Koch che dopo essersi
esercitata in sevizie a
Firenze approda a Roma, dove
nelle sue camere di tortura
di Via Principe Amedeo 2
passano anche Pilo
Albertelli e Maurizio
Giglio, trucidati poi alle
Ardeatine.
Campi di concentramento
erano stati allestiti anche
in Italia già per
ordine Mussolini. I più
tristemente noti erano a
Borgo Dalmazzo (Cuneo), a
Fossoli di Carpi (Modena), a
Gries dove le angherie degli
aguzzini determinavano
spesso la morte degli
internati destinati ai lager
della Germania e della
Polonia. Per non parlare
della Risiera di San Sabba
(Trieste), con tanto di
forno crematorio annesso.
In
Italia - come ha ricostruito
l’attento studio di
Picciotto Fargion ne Il
libro della memoria.
Gli ebrei deportati
dall’Italia (1943-1945),
gli arresti in totale furono
7013. Di essi, 1.898 furono
effettuati da fascisti; 2489
da nazisti; 312 da fascisti
e nazisti; 2314 da
sconosciuti (ovvero “i bravi
italiani” che riscuotevano
la taglia di £ 5.000 per
ogni ebreo). In totale gli
italiani ebrei deportati
sono stati 6.746. Di essi
5.916 i deceduti, di cui
Che in
tutto questo ci possa essere
qualcosa di buono, può dirlo
solo un analfabeta della
storia, o chi sogna un
ritorno al fascismo come
resa di conti contro la
democrazia. Ed è pura
vergogna che un deputato del
palamento repubblicano, ex
presidente del Consiglio più
volte -uno quindi che più
volte ha giurato sulla
Costituzione repubblicana-
si permetta di dire che il
fascismo ha fatto cose buone
e Mussolini fu costretto
alle leggi razziali
dall’alleanza con Hitler
(come se questa potesse
essere una giustificazione
morale!). Certe
favole sono state ripetute
fino alla nausea dai
nostalgici dopo la caduta
del fascismo. Ed era sempre
la stesa cantilena dei treni
in orario (alla fine della
guerra non avevamo neppure
quelli merce), delle porte
di casa che potevano essere
lasciate aperte (ma in
quell’Italia contadina di
borghi e campagne si
conoscevano tutti).... Il
fascismo italiano non solo è
stato una dittatura, ma ha
addirittura fatto scuola di
razzismo, tanto che Hitler
mandava il capo delle SS nel
1935 in Etiopia ad
apprendere dai sistemi di
segregazione fascisti. Mentre
Graziani sperimentava sugli
gli etiopi terribili gas,
gli italiani cantavano
“faccetta nera bella
abissina”. Riempivano piazza
Venezia e si imbibivano nel
sogno di essere chiamati al
destino di un grande impero,
compensazione immaginifica
della loro reale miseria.
«Il fascismo fa diventare
grande anche un fesso»
sintetizza magnificamente il
contadino recitato da
Tognazzi nella Marcia su
Roma di Dino Risi. E
forse il trucco è ancora
questo per tanti che nel
gruppo fanno clan, casa, ...
e tentano scalate
elettorali. È l’oggi
dei fantasmi che ritornano.
Funzionali ai reazionari che
di questa manovalanza hanno
bisogno per intimidire, per
ripristinare il
totalitarismo delle
gerarchie di una società di
dominati e dominanti.
Solo un
analfabeta della democrazia,
un mentitore spudorato, ma a
caccia di neri nerissimi
voti, può dire che nel
fascismo cose buone ci sono
pure. Ed eruttare queste
falsità proprio nel giorno
della Memoria della Shoah e
da quel binario 21 della
stazione di Milano da dove i
treni della morte partivano. Il
cavaliere nero attuale come
a suo tempo fece l’altro,
pesca nella melma e parla al
basso, bassissimo ventre.
Fa il barzellettiere, perché
come nel romanzo di Victor
Hugo, L’uomo che ride,
ridicolizzare e denigrare
col ludibrio collettivo
fatti e persone, significa
banalizzare quei fatti e
impedire il riscatto della
dignità per le persone che
li hanno subiti... per la
Memoria. Del resto
la stura ai fascisti la
diede proprio lui,
stipulando all’epoca della
sua prima discesa in campo
un’alleanza senza vergogna
con fascisti impenitenti. E anche
adesso, per cercare di
tornare a galla, rimesta,
annacqua, annaspa...
titillando i nostalgici di
quel nazifascismo che
dell’Europa voleva fare il
regno della guerra
permanente all’umanità,
cancellandola annichilendola
in ciascuno, fosse il
dominato o il dominatore.
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