Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino

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Il rispetto delle leggi è alla base di ogni libertà

 

di Giorgio Di Gregorio

 

Gli uomini che raggiungono il potere e possono dettare agli altri norme di comportamento, si dividono in due categorie.

La prima è fatta di legislatori che sanno e ricordano che dispongono di un potere al quale sono stati chiamati dai cittadini per agire nel loro esclusivo interesse.

Si tratta di legislatori onesti, efficienti ma tanto modesti da non dedicare il meglio delle loro forze ad erigere a sé stessi monumenti eterni.

Ci sono poi quelli che non si sentono investiti dal Popolo Sovrano che ipocriticamente invocano per legittimare il potere raggiunto. Essi sanno di aver raggiunto il potere con violenze esplicite o con l’aiuto di una propaganda ingannevole e onnipotente. Pur sapendo di non essere credibili, si dichiarano al servizio del Popolo o, dato che la modestia non è il loro forte, chiamati da Dio.

In tale caso  usano la menzogna, dimostrano la propria rozzezza e non si accorgono di bestemmiare. 

 

Ora è naturale che i legislatori onesti siano rispettosi delle leggi che possono - anzi debbono - al caso essere aggiornate e migliorate ma mai calpestate. I prevaricatori, perché tali sono, del secondo gruppo mostrano rispetto formale alle leggi che pur scavalcano ogni giorno.

Mussolini non fece una legge contro i fratelli Rosselli, ma capitò che . . .  fossero uccisi, come era capitato a Giacomo Matteotti.

I tribunali di aspetto ‘democratico’ sopravvissero pur con aggiustamenti, ma per i nemici del regime furono istituiti i tribunali speciali. Era una sostanziale negazione del diritto ma al contempo un omaggio alla giurisdizione ‘normale’ che non veniva annullata. I magistrati potevano subire pressioni e vessazioni di ogni tipo ma la Magistratura era qualcosa di sacro che andava sempre, anche se ipocritivamente, rispettata.

Si è fatto cenno a Mussolini ma tutti i tiranni, vedi Stalin, Hitler, Franco e quelli minori in Portogallo, Spagna, Ungheria, Romania, Bulgaria, eccetera, e gli autocrati russi fino a Putin incluso, hanno usato sicari nascosti nell’anonimato, esprimendo un omaggio formale ai codici.

Ora in Italia viviamo una strana stagione.

Solo ottimisti, come il giornalista Curzio Maltese, possono sostenere che «abbiamo comici che fanno politica e politici che fanno ridere», però bisogna avere la voglia di ridere.

 

I cittadini che hanno spesso contato poco, adesso contano ancor meno ma sono usati e in nome loro vengono spartite le poltrone e le torte degli affari.

 

Quando si pensa a quanti hanno lottato, a volte incontrando la morte, per darci una Patria libera e giusta, gli sconvolgimenti attuali sono inaccettabili.

Un magistrato colto, degno, pacato ma fermo , ha scritto di recente un commento che non può essere ignorato. Si tratta di Adriano Sansa che sottolinea come «Il nostro Paese sta perdendo la legalità formale e la sostanza morale della quale ugualmente è costituita. Il lodo Alfano, contro il quale si sono appena depositate le firme per il referendum, ha sancito la disuguaglianza davanti alla legge. . . Il rifiuto della legge esprime da parte del Governo l’intenzione di comandare, cioè di ottenere o completare un potere privo di limiti».

Un altro esempio ci viene dall’accorata lettera che Gabriella Nuzzi, pm a Salerno, trasferita dal suo ufficio dal CSM su richiesta del ministro Alfano, per aver osato indagare sul malaffare giudiziario di Catanzaro, per cui era stato espulso come un corpo estraneo Luigi De Magistris, ha inviato al presidente lell’ANM Luca Palamara. «Quale (è) la (mia) colpa? Avere doverosamente adottato ed eseguito atti giudiziari legittimi e necessari. . .avere risposto ad istanze di verità e giustizia. Avere accertato una sconcertante realtà che, però, doveva rimanere occultata. . . Il ‘sistema’ è malato, moribondo, affetto da un cancro incurabile, che lo condurrà inesorabilmente alla morte».

 

Purtroppo sono innumerevoli le testimonianze  delle prevaricazioni che derivano dall’azione del guardasigilli e la cui citazione esorbiterebbe dallo spazio disponibile in una nota che deve essere breve. Il Governo cerca di decidere su una condizione vitale della democrazia e della società con un ex presidente del Consiglio spesso coinvolto in vicende giudiziarie che non si sono concluse con un normale giudizio per l’avvenuta prescrizione (conseguente a leggi che ne hanno ridotto i termini), a condoni e sconvolgimento del sistema giudiziario.

 

La Magistratura è continuamente denigrata, ricattata, messa in tutti i modi nell’impossibilità di svolgere i compiti a lei assegnati da una Costituzione certamente aggredita.

 

Il Paese, il senso della giustizia sono spinti verso la deriva, verso involuzione, avvilimento del diritto, negazione di quei principi universali già espressi da Montesquieu ne Lo spirito delle leggi.  

 

Ora il giudice non deve essere il legislatore ma è necessario che la giustizia, libera nel rispetto delle leggi, sia forte come ricordava Blaise Pascal: « La justice sans la force est impuissante; la force sans la justice est tyrannique...   il faut donc mettre ensamble la justice et le force; et pour cela faire que ce qui est juste soit fort, on ce qui est fort soit juste...  Et ainsi, ne pouvant fair que ce qui est juste fùt fort, on a fait que ce qui est fort soit juste».

Andando ancora più indietro nel tempo, già chiaramente si espresse Aristotele nel suo Trattato sulla politica, scritto dopo aver studiato ben 158 costituzioni di città greche e straniere: «Il potere che calpesta la giustizia si riduce alla brutalità predatoria di una banda di ladri». Dell’ex ministro della Giustizia Angiolino Alfano non conosciamo (e perciò non possiamo giudicare) le precedenti attività giuridico-culturali che gli hanno fatto raggiungere questa impegnativa ed elevata posizione a suo tempo, né dal suo sguardo è facile intravedere le nobili passioni che guidano l’azione.

È da ritenere che conosca bene il travaglio attraverso il quale è nata e si è consolidata la nostra civiltà, una civiltà anzitutto giuridica. Solo in tal caso

Adesso possiamo sperare soltanto che cessino i tanti colpi d’ariete al valore della giustizia che stanno demolendo una società che vuole essere libera e giusta.

 












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