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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Se i cattolicisti confondono mito e realtà
di Giacomo Grippa
Si è tenuta, ier l'altro,
nell'Aula Magna dell'Ateneo barese la
presentazione del libro, La
Chiesa fra le tempeste,
promossa dal Centro Ricerche di Storia Religiosa
in Puglia e dall'Associazione del Verde e dei
Giardini Storici di Bari.
L'autore, docente di Storia del Cristianesimo in una Università privata, curatore di una rubrica settimanale a Radio Maria, doveva relazionare sul tema: " L'alleanza tra uomo e ambiente quale riflesso dell'amore creatore di Dio. Dimore terrestri e dimore celesti". Dov'è il paradiso?".
Che la congruenza fra il contenuto del libro, la
prolusione di de Mattei, i temi propri della
prima associazione e quelli della seconda fosse
forzata è risuonata subito dalle prime battute
introduttive.
E' stato inevitabile intendere il trucco e la
finalità propagandistico-confessionale, resa
degna dalla strappata fruizione della massima
aula dell'Università.
Si è passati dalla salvaguardia dei giardini
attigui all'Ateneo, ai pregi di alcune chiese
pugliesi, presentati dalla docente della Storia
dell'Arte Moderna, Mimma Pasculli; e subito dopo
al valore, per l'uomo, della legge che, senza
il rapporto con Dio, da sola può rappresentare
un minimo etico, ribadito dal direttore
amministrativo del Ministero di Grazia e
Giustizia, Francesca Cotugno e cofondatrice
dell' associazione proverde e giardini del
capoluogo.
Facile il passaggio ed il prosieguo, ad opera di
de Mattei, con la descrizione della eterna
felicità assicurata nel giardino ideale
dell'Eden, infranta dal peccato originale da cui
derivano tutti i mali terreni.
Ma con Cristo, il verbo incarnato e la Chiesa si
potrà arrivare al "Giudizio Universale" con la
possibilità per i popoli che conservano il
ricordo di un tempo primordiale, di aspirare ad
una parziale, quasi in acconto, felicità.
E qui l'illuminato relatore, ancorché plumbeo,
ha lanciato l'allarme contro i falsi o
imperfetti "paradisi", naturalmente non quelli
fiscali, offerti prima da religioni
secolarizzate, come il comunismo,
dall'Illuminismo che si presenta come verbo e
promette illusori progressi, al relativismo che
non costruisce ma demolisce (!), al modernismo
che si sarebbe addirittura infiltrato nello
stesso corpo della Chiesa, colpevole di parlare
poco e male del Cielo e del Paradiso che è un
vero "luogo".
Quando poi, disponendo inconfutabilmente di una
conoscenza verificata di quel "luogo" e dovendo
smarcarsi dalla vulgata concorrente del paradiso
islamico, il prof. de Mattei, ha cercato di
avvolgere lo sparuto uditorio con la visione di
come vi si arriverà e vi si vivrà dopo il
Giudizio Universale.
Quasi insulsa la nuova, seconda vita, ipotizzata
dagli islamici; de Mattei, l'ha liquidata sia
perchè solo ipotizzata e non ispirata, sia
perchè la felicità raggiungibile è data da gioie
materiali e con l'uso reale dei cinque sensi e
forse anche dell'accoppiamento delle settanta
vergini.
Altra beatitudine, alta ed
eterna, attende chi popolerà il Paradiso
cristiano: ci si arriverà, una volta restaurato
il corpo e riavuta l'anima, con le precise
fattanze o sembianze possedute: capelli, occhi,
unghie, organi intestinali e genitali
funzionanti, ma senza che debbano funzionare,
per non compromettere 'armonia demografica,
anche lassù.
Tutti resteranno permanentemente felici, i
beati conserveranno il loro nome con recapito
congiunto, si godrà della frequentazione con
Dio, si rivedranno antenati, familiari, vicini
di casa, compagni di scuola e di lavoro.
Aperto il dibattito sono
intervenuti due docenti che hanno espresso vivo
disappunto sia per un uso dell'Aula Magna
immeritato dato il livello
confessionale-catechistico del tema proposto e
svolto, sia per la perdurante presunzione e/o
deformazione nell' attribuirsi il compito di
squalificare i non credenti come proclivi al
male o alla perdizione.
Da parte mia avevo in precedenza obiettato sia
sul valore autonomo delle leggi di uno Stato,
ispirate da una propria morale, sia sull'
assurda, quanto terribile esaltazione di un
disegno divino che ha bisogno di sacrificare un
figlio innocente per la cancellazione di un
sessuofobico peccato originale, la dannazione
eterna dell'umanità, di tanto in tanto
meritevole di stragi e disastri di ogni genere,
secondo la giusta punizione di un Supremo, come
de Mattei ci ricorda da Radio Maria.
Finito l'incontro, scemato l'incubo ho
guadagnato l'uscita a riveder il "ciel ".
Nella lista delle previsioni non saprei in
quale posizione collocare quella Maya e quella
de Mattei.
Lecce, 21 dicembre 2012
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