I "cattolicisti":
quando la fede serve al
potere
di Furio Colombo
da IlFattoQuotidiano del
09.12.2012
Discorso storico del
cardinale di Milano su un
evento che sconvolge il
mondo. Il Prelato annuncia
che lo Stato minaccia Dio.
Quale Stato? Ma qualunque
Stato laico, inclusi gli
Stati Uniti di Obama. Non
una parola sugli Stati in
cui vige la Sharia, ovvero
una religione, quella
islamica, come legge civile
e penale.
Non una parola sulla bambina
Malala, che è stata quasi
uccisa in Pakistan (Paese
che ha molti problemi ma che
trabocca di Dio, nel senso
di Scola) per avere
sostenuto il diritto delle
bambine ad andare a scuola,
diritto negato – secondo gli
Scola locali – dal Dio di
quel Paese. Noto che il
cardinale di Milano dichiara
subito che “la laicità dello
Stato minaccia la libertà
religiosa”. Usa la stessa
parola (inspiegabile, dal
punto di vista logico) che i
cattolici estremisti usano
per condannare le coppie di
fatto, come se fossero un
pericolo per le altre
famiglie. Mi riferisco a un
“discorso alla città di
Milano” nella ricorrenza
dell’Editto di Costantino
(312 d.C.) interpretato come
l’inizio della libertà del
culto cristiano (che invece
apre il percorso ad altri
editti che porteranno al più
violento e rigido divieto di
ogni altra pratica religiosa
che non sia il
cristianesimo. Userò, come
interprete delle parole di
Scola, il teologo Vito
Mancuso: “Per Scola occorre
ripensare una visione
culturalmente in grado di
sostenere i cosiddetti
valori non negoziabili cari
a Benedetto XVI, cioè vita,
scuola, famiglia, da
intendersi alla maniera del
magistero cattolico attuale,
che non è detto che coincida
con il vero senso del
cristianesimo” (Repubblica ,
7 dicembre 2012). L’ultima
frase di questa citazione di
Mancuso è confermata e
illustrata da un libro di
Carlo Casini (Movimento per
la vita) dal curioso titolo
Non li dimentichiamo.
Viaggio fra i bambini non
nati. “Non è un libro di
fantascienza o un thriller
alla Stephen King. ma un
testo di presunta ortodossia
cattolica. Interessante,
infatti, notare che l’autore
del libro cerca prove e
sostegni per l’“identità
giuridica” di embrioni e
feti non dalla teologia
cristiana (non ne
troverebbe) ma in una
personale interpretazione
della Convenzione Onu sui
diritti dell’Infanzia. Ecco
il marchingegno La Carta,
ovviamente protegge non solo
i bambini nati ma anche le
mamme incinte. Carlo Casini
pensa che ciò significhi che
l’Onu funziona e agisce nel
vasto territorio non solo
dei non ancora nati, ma dei
mai nati e dell’universo non
identificabile degli
embrioni. Ed esclude del
tutto dalla sua
interpretazione della Carta
dell’Onu ogni protezione del
diritto delle donne alla
tutela del proprio corpo e
delle possibilità di
sopravvivenza. Come si vede
il cardinale Scola, nella
solenne occasione del
discorso di Milano, si muove
con le stesse parole e allo
stesso livello del libro
inventato alla svelta per
l’occasione dal Movimento
per la vita, ovvero fuori
dalla storia, fuori dalle
leggi dei Paesi democratici
e fuori dalla Costituzione
Italiana. Vito Mancuso ci
dice che tutto ciò avviene
anche fuori “dal vero senso
del cristianesimo”. Credere
o non credere è la grande
scelta privata e
individuale. Ma resta lo
stupore e l’imbarazzo per
ciò che Scola ha detto come
capo della Chiesa di Milano.
Ha detto che “lo scontro non
è tra fede e istituzioni
civili. Le divisioni più
profonde sono quelle fra
cultura secolarista e
fenomeno religioso e non,
come spesso erroneamente si
pensa, tra credenti di fedi
diverse. “Infatti – aggiunge
– sotto una parvenza di
neutralità e oggettività
delle leggi, si cela e si
diffonde una cultura priva
di apertura al
trascendente”. La frase è
arrischiata, perché il solo
sistema giuridico fondato
sulla trascendenza – nel
senso detto e pensato dal
Vescovo di Milano – è la
legge detta Sharia, un’or –
todossia cieca che si
avvinghia alla politica,
intende dominarla, e
tormenta alcuni Paesi
islamici bloccando ogni
passaggio ai diritti umani e
civili. In che modo
l’apertura obbligatoria alla
trascendenza, invocata dal
Cardinale Scola per le
istituzioni pubbliche
italiane, sarebbe diversa
dalla imposizione paleo-
islamica contro cui tante
donne e uomini di molti
Paesi islamici si battono?
Coloro che si oppongono,
nella vita e nella cultura
italiana, al fondamentalismo
ormai ufficiale della Chiesa
romana, sono definiti, come
è noto, “laicisti”. La
parola descrive in modo
sprezzante una categoria
culturale e politica
inferiore (“laici” sono
coloro che accettano
gentilmente che il cadavere
di Welby venga lasciato
fuori dalle porte chiuse di
una chiesa e privato del
funerale della sua fede) a
cui non si deve prestare
alcuna attenzione. Si usi
allora, per chiarezza nei
confronti dei credenti, la
parola “cattolicista” per
definire tutti coloro,
cardinali e no, che usano la
religione e la fede come
strumento per governare. È
storia italiana da decenni.
Dovunque si veda o si creda
di vedere una promessa di
protezione della gerarchia
ecclesiastica per un partito
o per un potere, subito si
raccoglie una folla di
cattolicisti, travestiti da
fervidi credenti e impegnati
a cercare e affermare le
loro radici cristiane mentre
lasciano morire a migliaia
gli immigrati in mare. Ecco
dunque il vero punto di
scontro evocato dal
Cardinale Scola. Il Vescovo
di Milano include tra i veri
nemici della trascendenza il
presidente americano Obama
che vuole estendere il
diritto alle cure mediche
gratuite anche alle donne in
caso di aborto. Alcuni
giorni fa un padre gesuita
che stava ascoltando questi
miei argomenti in un
incontro pubblico, mi ha
dato la frase giusta per
concludere: “Ricordi, però,
che la Chiesa non sono
soltanto i cardinali”.