Qua
si parla dell'urgenza
di adottare uno stile di
vita "eroico" come sola
maniera per uscire dalla
crisi. Non mi riferisco alla
crisi economica, che è solo
una delle conseguenze, ma
alla crisi di riferimenti,
valori, senso, che insieme
caratterizzano questo inizio
del terzo millennio.
Le cronache di questi ultimi
giorni del 2012 sono un tale
concentrato infernale di
disvalori che, tutti
insieme, vanno quasi a
costituire un "vaccino" che
tenderà ad immunizzarci per
le nefandezze future,
finiremo per non accorgerci
nemmeno di quanto e in che
direzione il mondo sta
cambiando. L'inizio del
secolo scorso ha visto
polverizzarsi il "piccolo
mondo antico" e nel primo
decennio di questo secolo
stiamo assistendo alla
distruzione di quel che di
buono era risorto dalle
ceneri di un mondo
sconvolto: la dignità del
lavoro, l'antifascismo, la
democrazia, la libertà.
I
furbi di tutto il mondo si
sono come uniti contro
l'intelligenza ed hanno
intravisto la vittoria su
valori ai loro occhi meno
"remunerativi", hanno fatto
quadrato e fatto scempio di
principi che sembravano
acquisiti: la solidarietà,
una vita degna come frutto
del lavoro, il progresso
generazionale, la libertà,
il merito, la giustizia, la
cultura, l'onestà.
Il Presidente della Nazione
più influente del mondo
venne preso a scarpate alla
fine di otto anni di
mandato; un miliardario con
al polso orologi che valgono
appartamenti venne
acclamato, nel bel mezzo
della vecchia Europa, come
Salvatore della Patria,
dalle tasse e dai
"comunisti"; neofascisti ed
ex fascisti disquisiscono in
TV circa le Leggi Razziali
del '38; milioni di persone
costrette a lavorare per
stipendi che non consentono
la sopravvivenza economica;
chi non gestisce il suo
mestiere per arricchire, ma
per condurre una vita
onesta, degna e coerente
viene deriso, tiranneggiato,
emarginato, punito, sia esso
magistrato, medico, operaio,
artigiano, giornalista o
ricercatore; Santa Romana
Chiesa non ha ancora fatto
pace col suo passato e anzi
continua a discriminare,
condannare, scomunicare,
senza aver mai messo fuori
dai loro portoni un
fascista, un tangentista, un
mafioso, un faccendiere, e
nemmeno un dittatore
sanguinario; la percentuale
di inquisiti e condannati è
maggiore nel Parlamento che
in qualsiasi condominio
d'Italia; salvo eccezioni,
non ancora verificate, ma il
tempo è galantuomo, gli
amministratori locali
amministrano la cosa
pubblica a vantaggio, in
primis, proprio e di
parenti e amici. Il nostro
debito pubblico più grande
del mondo è in gran parte
dovuto alle ruberie delle
numerose mafie di vario
livello e alla corruzione,
ciò nonostante nessun
governante ha chiesto i voti
per far piazza pulita di
tutto questo, dimenticando
che ci sono tanti mestieri
più facili, cui nessuno
chiede di contrastare i
mafiosi. Questo è il quadro
della situazione nella
nostra bella Italia, ma il
resto del mondo, stiamo
vedendo in questi ultimi
mesi, non ha molto da
insegnarci, salvo forse che
una giustizia contrastata da
altre istituzioni dello
Stato è roba da Repubblica
delle Banane. La caduta di
valori è universale ed è
bene chiarire subito ai
politici che ogni sera vanno
in TV a "buttarla in
caciara", che
non c'è libertà senza
libertà dal bisogno, non c'è
democrazia senza
informazione plurale, non
c'è giustizia senza certezza
della pena uguale per tutti.