Tecnici,
efficienza, libertà
di Carlo Anibaldi
Premesso che i significati annessi
alle parole ‘governo’ ‘stato’
‘nazione’ ‘patria’ ‘chiesa’
‘politica’ ‘crescita’ ’democrazia’
fanno a pugni con altri significati,
annessi alle parole ‘solidarismo’
‘giustizia sociale’ ‘libertà’
‘laicità’ ‘organizzazione’
‘decrescita’, sfido a dimostrare che
le prime abbiano portato più
felicità delle seconde. Premesso
questo, dicevo, tocca considerare
cosa è un ‘governo tecnico’, che in
queste ore entusiasma moltitudini
che hanno una mente aderente a
quella di Casini pur senza averne le
opportunità e mai le avranno nel
corso della loro vita, per lo più.
Quello che entusiasma è la piazza
pulita che s’è fatta di una classe
dirigente cialtrona, e poi c’è
l’idea di ‘efficientismo’ che
inebria menti forse poco abituate a
riflettere. Due cose dovrebbero
venire spontanee, per cominciare. La
classe dirigente cialtrona era la
fotografia ed espressione della
maggioranza del Paese che va a
votare e, dunque, non s’è fatta
piazza pulita di nulla, solo una
pausa per consentire ad altri di
tirar fuori le castagne dal fuoco.
Inoltre, l’idea di ‘efficientismo’ è
tanto cara agli italiani per il
semplice motivo che è cosa lontana
dai sommi poeti, fantastici
inventori ed intrepidi navigatori
quali siamo e dunque sempreverde
come aspirazione, una specie di
‘psicoesterofilia’, un ‘fuori di sè’
innato. Ho sentito con le mie
orecchie persone neanche idiote tout
court che si ponevano la questione
di dare a Monti poteri sovrani,
oltre il Parlamento, in modo che
potesse lavorare con maggior
‘efficienza’. I governi tecnici sono
a mio avviso la peggiore espressione
del già incredibile concetto di
‘governo’. Confondiamo infatti i
cattivi ‘governanti’, quelli cui
siamo avvezzi, con mire personali e
narcisistiche, con coloro che, pur
all’interno di un millenario e
dunque obsoleto concetto di
Istituzione e Stato, interpretano la
politica come servizio, magari con
idee contrapposte alle nostre, ma
onesti intellettualmente; per quanto
cosa rara, è possibile. Accade
invece che il tecnico di settore che
sia ministro di quel settore ritenga
il suo settore più importante degli
altri, coerentemente con le scelte
di vita, oltre al fatto che il
tecnico, che persegue per
definizione l’efficienza, prescinde
dall’interesse dei singoli, che sono
letteralmente nulla in paragone al
progetto. Questi sono i tecnici,
primi della classe costi quel che
costi. Ed è questa la ragione per la
quale nessun ordinamento mondiale
prevede che siano le competenze
tecniche quelle che diano esclusivo
diritto a candidarsi a queste
cariche pubbliche. Un militare in
carriera come ministro della difesa,
un medico come ministro della
sanità, un banchiere all’economia,
un avvocato alla giustizia e così
via…E la gente? Io, voi e quei
poveracci la fuori? Siamo certi che
l’efficienza sia il solo criterio
che possa farci ‘felici’? Molto
spesso la libertà è, ad esempio, un
concetto che fa a pugni con
l’efficienza, la solidarietà pure,
la pace pure, l’uguaglianza pure. Se
lo sono domandato questo i milioni
di entusiasti dei tecnici finalmente
al potere? Certo che ci tireranno
fuori dalla crisi…lo faranno a modo
loro e non ci piacerà, non fosse
altro che per il fatto che la crisi
è di sistema e il sistema non
cambia, si assesta su posizioni più
‘sicure’. Con la minaccia del
default del ‘loro’ sistema
taglieranno cento auto blu contro
1000 operai, vale a dire,
taglieranno qualche privilegio
odioso per poterci sfilare anche gli
spiccioli dai pantaloni. Siamo
funzionali al sistema quanto le
scimmie al circo. Lo mettano nel
conto gli entusiasti bipartisan.