Sentenza Pussy Riot,
un duro colpo alla libertà d’espressione in
Russia
di Riccardo Noury
Condannate a due anni di carcere – di cui cinque
mesi già scontati dall’arresto – per “teppismo”,
per aver intonato un brano di protesta
all’interno della principale chiesa ortodossa di
Mosca (nella foto).
Il verdetto emesso oggi contro le tre Pussy Riot
Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda
Tolokonnikova, non rappresenta solo il
tentativo, purtroppo riuscito, di mettere a
tacere tre giovani voci del dissenso. È anche un
monito a tutti gli altri: ecco cosa potrà
capitarvi se oserete sfidare il potere.
La sentenza, al termine di un processo che non
avrebbe dovuto neanche iniziare, porta una
tripla firma: di chi l’ha pronunciata (la
giudice), di chi l’ha pretesa (gli alti
esponenti della Chiesa ortodossa) e di chi l’ha
suggerita (il presidente Putin).
Del clima persecutorio di questo processo ne è
fedele testimonianza la lunghissima lettura
della sentenza in cui la giudice Syrova non ha
risparmiato niente alle tre Pussy Riot,
mescolando “peccati” e “reati”: promozione
dell’omosessualità (che a Mosca non è ancora
reato), imitazione di azioni demoniache, messa
in pericolo dell’ordine sociale con modi
volgari, atti vandalici che hanno costituito una
reale minaccia alla pace sociale.
Tre giovani punk hanno sfidato la stretta
alleanza chiesa-stato, rivelando la sempre
maggiore intolleranza del potere russo e i
sempre più ristretti limiti consentiti alla
libertà d’espressione....
http://lepersoneeladignita.corriere.it/2012/08/17/sentenza-pussy-riot-un-duro-colpo-alla-liberta-despressione-in-russia/