Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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Il bosone di Higgs non c'entra nulla con Dio

di Andrea Frova



Due parole sulla “particella di Dio”, in chiave leggera, naturalmente, come dovrebbe essere ogni volta che si tratta di oggetti scientifici che vengono associati a Dio, almeno nel nome.

Dunque, quand’ero ragazzo e la Motta dominava l’industria dolciaria, a Milano girava la battuta “Prendete Ostie Motta, contengono più Dio”. Battuta un po’ blasfema per i credenti, che però si collega bene con l’origine del termine “particella di Dio” assegnata al bosone di Higgs. Non tutti sanno come nacque tale soprannome, tanto che su di esso ci vanno marciando credenti, atei, e trafficanti di varia specie. Perché il nome di Dio vende, da qualsiasi parte lo si guardi, e vende bene, come osservava Vito Mancuso su Repubblica del 5/7/2012.

Dunque, il noto fisico americano Leon Lederman, premio Nobel nel 1988 per importanti studi sui neutrini, scrisse nel 1993 un libro divulgativo dal titolo The God Particle: If the Universe Is the Answer, What Is the Question?, definito da un recensore americano “il più divertente libro sulla fisica mai scritto”. La traduzione italiana del 1995, per i tipi di Mondadori, si intitola La Particella di Dio e reca solo come sottotitolo, molto in piccolo, la frase Se l’universo è la domanda qual è la risposta?, con l’evidente ulteriore promozione a un ruolo più prossimo al divino.
Lederman ha pubblicamente dichiarato, credo in tutta serietà, che il titolo da lui proposto per il libro era in origine The Goddamn Particle - la particella dannata, o maledetta - dannata in quanto, malgrado il suo ruolo cruciale nella comprensione finale del funzionamento dell'universo, non c’era modo di scovarla, a dispetto delle migliaia e migliaia di sperimentatori che andavano cercandola da quando, nel 1964, era stata teoricamente prevista dal fisico britannico Peter Higgs (insieme a F. Englert e R. Brout, partendo da un’idea di Phil Anderson, già premio Nobel nel 1977).
Lederman racconta che fu l'editore a proporre il cambio di titolo perché la parola “goddamn”, considerata in USA volgare e leggermente blasfema, avrebbe fatto scappare molti possibili lettori. Laddove il nome di Dio nel titolo avrebbe garantito più cassetta, in carattere con lo slogan dell’Ostia Motta. L’aspetto commerciale prevalse su quello delle ambiguità che potevano nascere da una tale scelta, per non dire delle strumentalizzazioni di parte, cui stiamo quotidianamente assistendo, anche a causa dell’accentuazione dei media di questo succulento appellativo. Purtroppo non sono molti i lettori che posseggono abbastanza conoscenze di fisica per capire da sé che il bosone di Higgs non c’entra niente con Dio ma aiuta soltanto a spiegare aspetti del funzionamento dell’universo, giustificando l’esistenza della massa di tutte le particelle e dei loro aggregati. Ecco perché la definizione “particella di Dio” risulta così sviante per i profani e così irritante per gli scienziati!

È interessante notare che, se Leon Lederman si piegò alla volontà dell’editore, Peter Higgs non approva tale titolo perché come ateo ritiene questo appellativo anche potenzialmente offensivo nei confronti delle persone di fede religiosa. Buon esempio della tradizione di tolleranza da parte atea, quando mai varrà anche in senso contrario?
Chiuderò con una citazione galileiana, che ben si addice al presente contesto. Così scrisse il Nostro circa l’universo e il suo ipotetico centro:

«Tuttavia non è da affaticarsi in creder di poter dimostrare, né che le stelle fisse siano collocate in uno spazio circoscritto da una sferica superficie, più che con immense lontananze tra di loro in questo et in quel luogo situate. Parimente il voler assegnar centro a quello spazio che non si sa né si può sapere quale sia la sua figura, né pure se egli di qualche figura sia figurato, è impresa, al mio parere, supervacanea e vana; onde il creder che la terra possa esser costituita in un centro, il quale non si sa se sia al mondo, è impresa, come ho detto, frustatoria». Per chi ha letto a fondo Galileo, nella sua mente pragmatica l’argomento sarebbe stato estendibile, a maggior ragione, all’esistenza di Dio.

Ma questo, per il suddetto discorso della non reciprocità della tolleranza, mai poté uscire dalla sua bocca.




Andrea Frova

 

 

 


 

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