#SAVE 194
di Cinzia Sciuto
L’ultimo attacco alla 194 viene da Spoleto. È un giudice della
cittadina in provincia di Perugia infatti che, lo scorso
gennaio, ha sollevato di fronte alla Corte costituzionale una
questione di legittimità costituzionale della legge che regola
l’interruzione volontaria di gravidanza. La Corte si pronuncerà
il prossimo 20 giugno, esattamente tra una settimana.
I fatti. Il giudice tutelare di Spoleto è stato investito della
questione dalla Asl alla quale si era rivolta una ragazza
minorenne per chiedere l’interruzione di gravidanza. La
relazione dei servizi sociali era molto chiara circa la
determinazione della ragazza (accompagnata anche dal fidanzato,
anch’egli minorenne) nel non voler portare avanti la gravidanza
e nel non voler coinvolgere i genitori, ma quello che il giudice
ha messo in discussione non ha a che fare con il caso specifico
di una minorenne ma con il cuore stesso della legge 194, ossia
la possibilità di una interruzione volontaria della gravidanza
in generale. Quella usata dal giudice di Spoleto (qui
l’ordinanza integrale) è la più classica delle argomentazioni
contro l’aborto: l’embrione umano è un “essere provvisto di una
autonoma soggettività giuridica” che “in ogni caso deve trovare
tutela in forma assoluta” (corsivi miei). È ovvio che, se
l’embrione umano “è di certo qualificabile come individuo” e
deve trovare tutela assoluta, “necessaria conseguenza
logico-giuridica è il ritenere costituzionalmente illegittima
qualsivoglia norma di legge che, prevedendo la facoltà di
addivenire alla volontaria distruzione dell’embrione umano leda
irreparabilmente quel diritto alla vita che è il primo dei
diritti inviolabili dell’uomo”.
All’ “embrione umano” – “uomo in fieri” eppure titolare dei
medesimi diritti dell’uomo (e soprattutto della donna) in carne
e ossa – l’ordinamento deve garantire la stessa tutela riservata
“alla persona umana anche allorché sia colpita da casi
gravissimi di inabilità assoluta”, con una paragone tra embrioni
e disabili gravi ai limiti della decenza.
Lo spillo giuridico a cui maldestramente tenta di appigliare il
suo ragionamento il giudice di Spoleto è una sentenza della
Corte di giustizia dell’Unione europea che aveva stabilito che
“l’esclusione dalla brevettabilità relativa all’utilizzazione di
embrioni umani a fini industriali o commerciali (…) riguarda
altresì l’utilizzazione a fini di ricerca scientifica”. La parte
della sentenza che il solerte giudice tutelare prende in
considerazione è quella relativa al concetto di “embrione
umano”, definito “qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione,
qualunque ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato
il nucleo di una cellula umana matura e qualunque ovulo umano
non fecondato che, attraverso partenogenesi, sia stato indotto a
dividersi e a svilupparsi”. Definizione che è semplicemente
funzionale a individuare l’oggetto della sentenza della Corte
europea – la brevettabilità di invenzioni medico-scientifiche
sugli embrioni – mentre in nessun luogo della stracitata
sentenza si parla di presunti diritti dell’embrione, per di più
assoluti.
Del presunto “scontro” tra il diritto dell’embrione alla vita e
il diritto della donna alla salute (fisica e psichica) la nostra
Corte costituzionale si è già occupata con due sentenze (la
27/75 e la 35/97) che lasciano poco spazio a interpretazioni
creative. Pur riconoscendo “che la tutela del concepito abbia
fondamento costituzionale”, la Corte ha stabilito con grande
chiarezza che “non esiste equivalenza fra il diritto non solo
alla vita ma anche alla salute proprio di chi è già persona,
come la madre, e la salvaguardia dell’embrione che persona deve
ancora diventare”.
Non c’è nessun motivo per modificare questa giurisprudenza
costituzionale consolidata e siamo certi che in tal senso si
pronuncerà la Corte mercoledì prossimo. L’allerta però va
mantenuta molto alta, perché ordinanze come quella del giudice
di Spoleto – che per inciso hanno costretto la ragazza a
rivelare la gravidanza ai genitori, che per fortuna hanno
acconsentito all’interruzione – rivelano un clima sempre più
pesante nei confronti di una legge che ha drasticamente ridotto
il numero di aborti in Italia e che negli ultimi anni subisce
attacchi sempre più agguerriti. Stiamo all’erta, #save194.
fonte
Micromega.net (http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/06/13/cinzia-sciuto-save-194/)