Lunedì tutte le scuole d'Italia devono chiamarsi
Morvillo Falcone
di Marina Boscaino
Scrivo queste poche righe in una condizione di incredulità e con
un gran dolore nel cuore. La scuola è il luogo della tutela. Il
luogo a cui affidiamo tutti i giorni i nostri figli, in cui
entrano i nostri studenti, il nostro luogo di lavoro. I ragazzi,
i bambini, entrano lì ogni mattina fiduciosamente; nessuno pensa
di non tornare indietro: non è un’idea immaginabile. Non lo era
per Vito, a Rivoli, vittima dell’incuria. Non lo era certamente
per Melissa, vittima della barbarie.
A scuola, nella scuola, quotidianamente, molti di noi cercano,
giorno dopo giorno, di dire – con i fatti, le parole, le azioni,
con l’esempio – di proporre, di concretizzare la legalità. Un
lavoro silenzioso e costante, esplicito e sotterraneo: le
regole, il rispetto, la partecipazione. Mario Monti ha detto
l’altro giorno – durante l’incontro presso l’agenzia delle
entrate – che la scuola deve insegnare quanto sia importante
pagare le tasse. Quello che la scuola fa, sul fronte della
legalità e della devozione ad un’idea di cittadinanza attiva, è
– nel silenzio generale – molto di più.
Ciò che è accaduto a Brindisi è inconcepibile. Per questo, prima
che qualsiasi suggerimento istituzionale prevalga sul sentimento
che in questo momento chi vive nella scuola prova certamente,
credo che occorra dare un segno. Lunedì entriamo nelle nostre
scuole proponendoci di raccontare, di commentare, di analizzare
l’orrore di questo avvenimento. Dovremmo entrare listati a
lutto. Dovremmo trasmettere – noi che li vediamo tutti i giorni,
quando si affollano all’entrata, timorosi, indolenti,
silenziosi, sorridenti – il grido di orrore con cui la scuola
reagisce alla propriaprofanazione. Noi solo sappiamo davvero.
Più di qualsiasi minuto di silenzio, la forza delle nostre
parole, delle nostre voci deve essere il modo per dire che,
qualunque sia stata la matrice, la causa, la motivazione di un
atto tanto insensato e bestiale, noi – insegnanti e studenti –
non ci stiamo, né ora né mai.
Lunedì tutte le scuole d’Italia devono chiamarsi Morvillo
Falcone, per Melissa che non c’è più, per Veronica e tutti gli
studenti feriti, per i nostri ragazzi e per questo sventurato
Paese che merita altro.
Marina Boscaino, ilfattoquotidiano.it,19 maggio
2012