Amministrative - il fenomeno cinque
stelle è voglia di politica
di Marco Lombardi
Non è forse riduttivo leggere i risultati delle ultime
amministrative come il trionfo dell'anti-politica?
L'astensionismo è un fenomeno che cresce dagli anni '90 e
soprattutto nel voto per il Comune, proprio laddove il legame
tra eletti ed elettori dovrebbe essere più diretto. Se una città
è gestita bene, non importa che qualcuno te lo racconti. Il non
voto municipale si correla in apparenza alla crisi dei partiti
ed all'affermazione delle leadership personali. Dovremmo allora
riflettere sugli aspetti negativi sviluppatisi a livello locale
in parallelo con l'affermazione dei “supersindaci”. Eccoci
invece al Movimento Cinque Stelle, che consiste di una rete di
liste civiche, germogli per una democrazia dal basso che, Grillo
o non Grillo, si innesta sul terreno dell'anti-partitismo, non
di vaga anti-politica, concimato durante Tangentopoli. Sono
gruppi di cittadini che cercano il contatto con il territorio
(qui sta il parallelo con la prima Lega Nord), sfruttando al
meglio le potenzialità di Internet. Ciò che nelle nostre città
viene chiamato “grillismo”, potrebbe essere la reazione al fatto
che non c'è ormai amministrazione regionale, provinciale e
comunale, senza distinzione tra nord e sud, scevra da scandali
giudiziari: la rivendicazione della politica della
rappresentanza e del controllo democratico, contro il
decisionismo del singolo. Insomma, è legittimo che un sindaco
ottenga al primo turno una preferenza ogni quattro aventi
diritto e divenga poi il capo supremo di tutti per cinque anni?
C'è tanto da riflettere, soprattutto in un'ottica di riforma dei
poteri dello Stato, poiché il decentramento sta mostrando il suo
lato peggiore, svuotando la democrazia locale, con le assemblee
consiliari ridotte ad un inutile gruppo di avviliti ed impotenti
tesserati di partito. Vedremo se, anche grazie al ruolo ora
istituzionale del Movimento Cinque Stelle, le cose potranno
migliorare.
8 maggio 2012