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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Buon 25 aprile 2012
... da
un ferroviere libero
Stamattina mi sono alzato ("...o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao...") alle 5:15, a Firenze, da un letto di ferrotel dopo una notte insonne a causa di un fastidioso rumore probabilmente in sincrono con la mia presenza lì. Rosetta (della mensa, della sera prima) e marmellata (del vicino negozio alimentari) chè bar aperti nemmeno a dirne, a quell'ora. Caffè "automatico" e via all'Osmannoro. Dall'auto che ci traghettava nell'Ade, si rimirava una Firenze sonnacchiosa e bruttina, e piovosa, non quella lustra delle cartoline. Dentro sto' catorcio musica a palla. Avrei voluto chiedere un cincinin di Mozart ma pensavo già all'altrui "buuh allo snob" ed ho desistito, tetragono allo scorno, ed alla plebaglia indifferente. Oggi, tuttavia, è un giorno doppiamente speciale, nel senso che oggi, a condurre il treno eravamo in due macchinisti, cosa rara quanto un sorriso di Moretti che non sia stato ghigno per polpetta al cumino ingerita o ferroviere oltraggiato o, peggio, "Viareggio" vilipesa. Ed allora, come non succede oramai più, io ed il mio "socio di giornata" ci siamo ubriacati di parole, mentre i segnali verdi della linea ci passavano ai fianchi come sinuose leghiste, sirene omaggianti pel nostro diletto. Giunto a Livorno (lo dico innanzitutto a quanti di voi sparlano - ben titillati da certa stampa - sull'orario di lavoro dei macchinisti: oggi è stata una giornata particolare, breve poichè festiva, ma domani si ricomincia alla grande!) vado subito a comprare un mix di pastarelle mignon per festeggiare la Resistenza. A casa preparo il pane (il pane!), tutto biologico e pastamadre, poi mi preparo per la prima edizione della "Corsa di Resistenza", 15,14 Km. Il tutto parte dalla piazza della Vittoria (mi sento un abituè) di fronte. Attraverso mezza città e giungo nella campagna di periferia, sulla via Emilia. ....
E' una magnifica giornata di sole sulla costa, corroborata da un
venticello niente male che stuzzica l'appetito e conforta dalla
fatica della corsa. A chi incrocio rivolgo il pugno chiuso,
alzato, alla Sollier per intenderci. Ne ricevo mugugni o mezzi
bofonchi tipo "vaffa" o giù di lì.
A metà strada è tempo di ritornare sui propri passi e giungo, quindi, ancora in piazza della Vittoria, ma qui il programma prevede di andare oltre. Così mi spingo fino al vicino monumento ai Partigiani Livornesi Caduti. E' un attimo. Fermo me ed il mio Garmin (e forse anche il cuore, con vantaggio per la respirazione che sembrava irrimediabilmente perduta!), e mi ricompongo alla bell'e meglio: mi tiro giù le maniche, m'asciugo il sudore, tralascio i capelli - di cui ostento la "terra" che è stata, per loro, lieve - e mi blocco. La mano destra al cuore, il pugno (il solito) alzato e lo sguardo alla modesta e sobria (s'usava già così, caro mario) lapide che ritrae, in bassorilievo, un Partigiano con cartucciera e fucile. Poi, con l'altra mano bacio su "...non morrete mai...", una volta (sobrietà ostentata), sguardo fisso che penetra l'immagine che mi sta davanti onde ipotizzare un dolore lontano grazie al quale noi, ora, siamo qui a scrivere in libertà qualsiasi cosa ci passi per la mente. A pochi passi da me, su d'una panchina assolata, due avvinazzati scrutano il mio Garmin (a me così è sembrato...) per farne trofeo, di lì a poco, o merce di scambio per qualcosa che non oso immaginare. Fiuto l'inghippo e scatto per il rush finale, salutando il Partigiano che da là mi osserva, forse compiaciuto. Rieccomi in piazza della Vittoria, e taglio il traguardo. Primo. Ero l'unico a gareggiare. A casa - abito lì, ve l'ho già detto - frizzo per raccontare tutto a Piera, che mi guarda, bellissima, e alla fine del racconto mi fa: "Dai, lavati chè ti porto al mare". Bella vita, eh? Statevi bbbbene e bbbbuon 25 aprile
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