Strategia dell’irrisione
di Francesco Cundari*
Da oltre un mese assistiamo da parte del governo
a una successione sempre più incalzante di battute argute e
sentenziosi aforismi che girano tutti attorno allo stesso tema: il
«posto fisso». Di simili dichiarazioni solo ierine sono arrivate ben
due. La prima del ministro Fornero, che se l’è presa tra l’altro con
l’«illusione» del «posto a vita». La seconda del ministro
dell’Interno Annamaria Cancellieri, a proposito dei giovani che
vorrebbero il posto fisso «vicino a mamma e papà».
È giusto prendere atto di tutte le rettifiche che in queste
settimane sono seguite a molte di tali dichiarazioni, a cominciare
dal ministro Cancellieri, che oggi precisa il senso delle sue parole
proprio sull’Unità. Del resto lo stesso Mario Monti, dopo la sua
infelice battuta sulla «monotonia» del posto fisso, ha sentito la
necessità di spiegarsi meglio. Il problema sollevato da simili
dichiarazioni non è però una questione di stile o di sensibilità, ma
di sostanza. Il punto è che cosa dobbiamo aspettarci, per esempio,
da uncapo del governo che usa l’espressione «apartheid» per
descrivere la condizione dei precari rispetto ai lavoratori a tempo
indeterminato (che sarebbero quindi equiparati ai segregazionisti
del Sudafrica, come fossero stati loro a invocare la pletora di
contratti flessibili in cui sono stati “ghettizzati” i giovani). Il
punto è quale idea dell’Italia esprima un presidente del Consiglio
che indica come causa prima degli attuali problemi del Paese il
«buonismo sociale» dei passati governi (dobbiamo dunque pensare,
come abbiamo letto in uncommento circolato in rete, che sia venuta
l’ora del «malvagismo sociale»?).
Dinanzi alle polemiche suscitate dalle ultimedichiarazioni dei suoi
ministri, il presidente del Consiglio ha assicurato ieri che non è
intenzione del governo «esasperare» gli animi sul tema del mercato
del lavoro. Precisazione apprezzabile,maanche indicativa della
necessità di allontanare il sospetto che questo stillicidio
continuo di battute e battutine, sempre con lo stesso bersaglio,
configuri una strategia. Sta di fatto, in ogni caso, che
questa pressione costante crea un clima, tende a orientare
l’opinione pubblica, alimenta quella che appare a volte come una
campagna di stampa a media unificati. E così i
lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato,
dipinti come ipergarantiti, privilegiati abitanti di un’intoccabile
«cittadella dorata», diventano sulla grande stampa l’ultimo
capro espiatorio della crisi. Speriamo almeno che
nessuno trovi il coraggio di compiere l’ultimo passo, scagliandosi
contro la «casta» degli operai o dei maestri di scuola. Ma
soprattutto ci auguriamo che il governo non si faccia trascinare su
questo terreno dai tanti interessati sostenitori che attizzano
simili campagne.
Questa strategia dell’irrisione si sposa infatti
con la politica del fatto compiuto: piuttosto che affrontare
apertamente una discussione sul modo in cui si pensa di fare uscire
l’Italia dalla crisi economica, dichiarando subito le proprie
intenzioni, si costruisce una sorta di gigantesco piano inclinato,
per spostare ogni giorno di un grado l’asse del dibattito, in
una discesa sempre più ripida verso la deregolazione. Un
obiettivo che credevamo sepolto per sempre sotto le macerie
della Lehman
Brothers e dell’ideologia liberista, messa sotto
accusa ormai in tutto il mondo. Meno che in Italia,
evidentemente. Lo conferma, purtroppo, l’affermazione del ministro
Fornero secondo cui le attuali tutele dei lavoratori più protetti
andrebbero «spalmate» su tutti. Un’affermazione che tradisce un’idea
del Paese e del suo futuro che non ci rassicura per niente. La
società italiana non è una marmellata, e non è auspicabile che lo
diventi.
Ma soprattutto non sono marmellata i diritti
delle persone. Milioni di famiglie già duramente colpite dalla
crisi, dalle ripetute manovre finanziarie e dalla pesante riforma
delle pensioni appena varata, non meritano di vedere la propria vita
rappresentata come una fetta di pane imburrato su cui qualcuno possa
«spalmare» a piacimento diritti e tutele.
* L'Unità - 7
febbraio 2012