Tra caste e privilegi, come nell’Ancien Régime
di Maria Mantello*
Prima della Grande Rivoluzione, la Francia si trovava sulla
soglia della bancarotta. La finanza allegra dell’indebitamento
pubblico e le manovre riduzioniste di finanza creativa si
sfracellavano impietosamente sullo scoglio della realtà dei
fatti.
Il popolo era esasperato e l’odio verso i governanti cresceva.
Non funzionavano neppure più come imbonitore popolare i
cahiers de doleance, i cui surrogati sono alla nostra epoca
le trasmissioni televisive dove qualcuno diventa attore per un
giorno: finto questuante presso finte preture o finti raduni
amicali di ben orchestrati fatti propri. Utili deterrenti
psichici per far credere a chi imbambolato vede, di essere in
fondo almeno un po’ meno disgraziato di quanto realmente è.
Nella Francia di allora, fu nominato dal re un controllore
generale delle finanze, Charles Alexandre de Calonne, che si
trovò di fronte al bivio: default, oppure far pagare chi non
aveva mai pagato. Lo scrupoloso tecnico, che dalle fila del
potere pur veniva, sottopose al re un articolato memoriale dove
dimostrava che il rigore del risanamento dello Stato necessitava
equità, arginando lo strapotere di caste sempre più fameliche e
corrotte alla cui ombra continuavano a fiorire, come anemoni,
faccendieri di ogni sorta: in aste occulte di cariche pubbliche
e accaparramenti di persone e cose…
Insomma i ricchi non potevano essere più risparmiati, anche
perché continuare a colpire i poveri neppure bastava.
La politica del risanamento pubblico, attraverso rigore ed
equità, non venne però neppure avviata. Lo stesso Calonne non
insistette più di tanto…
Le caste, che non si rendevano conto della Rivoluzione alle
porte, non cessavano intanto di minacciare e lamentarsi: “non ce
la facciamo a sostenere le spese di corte!; come facciamo a
pagare paggi, valletti e vallette … scorte necessarie per fare
il nostro lavoro! Insomma: i vitalizi non si toccano!”.
Non chiedono oggi altrettanto molti nostri parlamentari, che con
foga si mobilitano per difendere i loro milionari stipendi e
privilegi? Una casta, che imbarca sulla sua zattera inquietanti
eredi mussoliniani (almeno nel nome), ed ex democristiani,
distribuiti (equamente?) a destra e a manca. Perpacco! O meglio:
Per bindirindini!
*MicroMega,
13 dicembre 2011