Renzi e renzismo: il reazionario di
ritorno
di Marco Lombardi
siamo già al "renzismo", perbacco! Considerando che il termine "berlusconismo"
è il frutto di un lustro buono buono di carriera politica
caimana, preceduta da decenni di dominio economico, per il
giovane Matteo è un bel traguardo... oppure no? Perché non
vorrei, ecco, che dietro all'etichetta, al brand che ben si lega
con la mela morsicata di Jobs in primo piano e la sapientia
mediatica del Gori in Parodi dimissionario da Magnolia (altro
che Rondolino), ci sia il vuoto. Cento idee, cento pixel che non
si uniformano in immagine, ma si fanno fumosi grumi che
annebbiano gli occhi, strizzati per scorgere almeno una
lattiginosa via verso il progresso del paese. Acquisità, palude
di intenti e non sai se tentar di caderci e sperare nella liana
miracolosa, onde sfuggire alle fiere dell'immobilismo che
incombe e che farebbero di te, elettore così detto razionale ma
che per lo più vota di cuore o si astiene di pancia, loro pasto.
Ma sarebbe poi balzo verso l'ignoto quello nelle braccia del
baldo che fu capo scout rignanese, ora primo cittadino
fiorentino ed (intro)proiettato leader romano ? Firenze, nel
2011 il primo Comune italiano a deliberare che il Primo Maggio
si lavora, ma non si toccano le festività religiose, e poi
festeggia la propria liberazione con il discorso di un ex
vescovo, benché bollato "rosso" dalla local curia, e non di un
partigiano o chi per lui. Un centro-sinistra senza la stampella,
che si regge in equilibrio da gru con scappellamento a destra,
per scomodare il decaduto nobile Mascetti, che di cose
fiorentine se ne intendeva. Direi che si può smettere di
fingerci ingenui.