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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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È in atto un processo di cambiamento. La classe
politica dovrebbe intercettarlo di Francesco Ponzianelli Dopo aver assistito al logorarsi della democrazia per quasi due decenni, finalmente si intravede una luce di cambiamento. Anche se ancora molto debole, il cambiamento già di per sé è sufficiente ad inquietare la politica che si affanna a ricercare soluzioni per interrompere il nuovo corso. Ma i nostri politici non hanno di meglio che pensare di risolvere il problema con lo stesso modo che lo ha originato. Da una parte riproponendo, spacciandola per nuovo la stagione del 1994 e rivestendola di un’impronta monarchica; dall'altra accodandosi al processo di cambiamento sperando di beneficiarne in consenso. Paradossalmente questa strategia è più utile in quanto accelera le tendenze che rendono la crisi politica più visibile e, che in assenza di idee alternative, non fa altro che ritrovare nelle vecchie strategie la speranza di ripetere i successi del passato. Non fanno tesoro dell'esperienza che nasce da un processo costitutivo-genetico della realtà nel suo insieme, che nega qualsiasi definitivo assetto strutturale e, che ci insegna e ci istruisce non meno chiaramente della ragione. Ma questi continuano a pensare in termini di strutture, piuttosto che in termini di processi, di unità dinamiche che evolvono in modi diversi il pensare e l'agire degli uomini, proiettati a tener fede alle trasformazioni che sono in divenire. Fortuitamente, ma efficacemente, la politica come è intesa e strutturata, motiva la gente ad essere catapultata quasi per istintiva necessità nell'impegno, creando un clima propiziatorio a risvegliare le persone ed avventurarsi nell'azione comune della solidarietà e della volontà di lavorare insieme favorendo una mentalità critica nella società. In questi ultimi tempi, è dimostrabile il fatto che tutto è avvenuto fuori dalla portata della politica tradizionale, che significa un evolvere nella società di un modo di agire e di pensare che proietta nuovi sentimenti, nuove intuizioni e, un modo diverso di percepire noi e gli altri, forse dovuto anche ad una diffusa informazione globale che apre la mente a nuovi orizzonti, superando quei limiti imposti da una visione mentale ancorata ai villaggi feudali del medioevo. Si osservano nuovi stili di vita che contrastano quei valori che sembravano inossidabili e, che sostenevano la società dei consumi, la cultura delle banche e della borsa, degli uffici nei grattacieli e delle multinazionali e, che i governi vogliono “insegnare” nelle scuole insieme alla condivisione delle molte “virtù" delle tradizioni e dei valori dei credi specifici: Dio, famiglia, danaro, successo, un buon aspetto, moda, ultime tendenze e "innovazione", trattenimento dei/e nei media, efficienza e velocità; il tutto ridotto ad una vita di compartimenti stagni: lavoro, famiglia, socializzazione, sesso, educazione, politica e religione. Invece nella società civile si osserva più l'interesse per i libri, per le radio e meno televisione, un interesse maggiore per le notizie, per la musica classica ed un consumo di arte e di cultura. C'è la voglia di conoscere la storia e la descrizione dei prodotti che consumiamo. Si detesta la pubblicità e, alla descrizione superficiale, subentra la voglia di conoscere l'origine delle cose, il desiderio di servizi più reali, autentici. C’è un incremento di esperienze intense, illuminanti e di raduni di crescita personale. C’è una maggiore attenzione al contatto diretto con la natura. Aumentano la preferenze di cibi integrali, e la ricerca di una cura della salute più responsabile. Si aspira ad un equilibrio tra lavoro, gioco e consumo ponendo al centro la crescita interiore. Sono sviluppi che aprono alla comprensione e alla cooperazione con altri. E in queste scelte è evidente un’orma ecologica che vorrebbe disporre delle risorse naturali ad un uso e ad una distribuzione equilibrata: orientata allo sviluppo di relazioni che si muove più su basi unitarie e globali dell'essere umano. Francesco Ponzianelli |
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