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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Referendum - Nucleare ed etica della responsabilità di Maria Mantello* In una delle sue Operette morali, Dialogo di un folletto e di uno gnomo, Leopardi immagina un mondo dove gli umani «sono tutti morti, e la razza è perduta». La causa della loro catastrofe è tutta nella «presunzione» di aver pensato che «le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro». Una presunzione di dominio e di consumo. Un delirio di accaparramento che li ha portati a considerare le cose della natura proprietà loro, che essi «scrivevano tra le loro masserizie». Ma possiamo fare masserizie del mondo, accaparrarci il mondo fino alla distruzione sua e nostra? Questa questione che in Leopardi era geniale intuizione, sarebbe diventata oggetto privilegiato della riflessione di filosofi come Hans Jonas che nel suo, Il principio responsabilità. Un’etica per la società tecnologica, di fronte al potenziale distruttivo che l’impiego della tecnica consente nelle nostra epoca, chiamava a un nuovo «comandamento ontologico in base al quale l’umanità deve continuare ad esistere». Ed è la questione che oggi ci si ripresenta per le centrali nucleari, e che ci impone questa domanda: la nostra fame di energia, può giustificare i rischi radioattivi che il nucleare comporta? «Molte ha la vita forze / tremende; eppure più dell'uomo nulla, vedi, è tremendo». Recita il coro dell’Antigone di Sofocle- riportato in Il principio responsabilità - e che sottolinea la potenza delle tecniche che l’uomo inventa «con ingegno che supera/ sempre l’immaginabile, ad ogni arte […]». Ma se le invenzioni scientifiche e le loro applicazioni tecniche hanno consentito agli umani di non essere sopraffatti dalla natura, esse sono andate acquistando nelle società tecnologiche avanzate una crescente potenza, illimitata e autonoma, a causa della dipendenza sempre maggiore dagli utensili tecnologici che caratterizzano la nostra quotidianità. E dei quali non possiamo fare a meno. Ognuno di noi somiglia così al «Prometeo irresistibilmente scatenato» - di cui parla Hans Jonas - «al quale la scienza conferisce forze senza precedenti e l’economia imprime un impulso incessante». A questa furia di consumo e assoggettamento del mondo ai suoi bisogni più o meno indotti, va impedito di distruggere il mondo. Quindi, «esige un’etica che mediante auto-restrizioni impedisca alla sua potenza di diventare una sventura per l’uomo». Le immagini devastanti della catastrofe di Fukushima hanno in qualche modo frenato il “Prometeo scatenato” della nostra epoca. Lo hanno obbligato ad aver paura. A provare empatia per la condizione umana di dolore e di distruzione, aprendo la strada alla responsabilità etica dell’impegno comune di non mettere a rischio l’umanità presente e futura. Impedendo così di fare a tal punto delle cose del mondo le nostre masserizie, tanto da negare alle generazioni future il diritto di potersi affacciare al mondo. * Maria Mantello, MicroMega, 5 giugno 2011 Il nucleare e l’etica della responsabilità |
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