Perchè dico No al nucleare
di Margherita Hack *
Sono molti coloro che mi conoscono per persona di
sinistra e ambientalista che si meravigliano che mi sia dichiarata a
favore dell’energia nucleare. Occorre quindi qualche chiarimento, in
base ad argomenti razionali e non emotivi.
Prima di tutto l’energia non è né di destra né di sinistra. La richiesta
di energia va continuamente crescendo, soprattutto da parte delle grandi
economie emergenti: Cina, India, Brasile. Un intero continente come
l’Africa sta ancora dormendo, ma anch’essa si sveglierà, grazie anche a
quel potente fattore di globalizzazione che è Internet. Petrolio e
metano vanno esaurendosi, il carbone, molto più abbondante, è anche
fortemente inquinante. Bisogna evitare scelte emotive, in conseguenza di
disastri come quello di Chernobil e ora del Giappone.
L’Italia è quasi completamente dipendente dall’estero per il suo
approvvigionamento energetico; compriamo petrolio e metano dalla Libia,
dall’Ucraina, energia nucleare dalla Francia, dalla Svizzera, dalla
Slovenia; siamo circondati da centrali nucleari dei paesi confinanti (59
in Francia, 5 in Svizzera, 1 in Slovenia) e se un disastro succedesse a
loro, noi ne avremmo gli stessi danni senza averne avuto i vantaggi.
Io credo che dovremmo comunque non interrompere la ricerca sul nucleare.
Se tutte le volte che l’uomo ha scoperto una nuova applicazione della
scienza, si fosse fermato al primo inci-dente, saremmo ancora all’età
della pietra e non avremmo mai messo piede sulla Luna. Se dopo la
scoperta del fuoco, lo si fosse abbandonato dopo il primo incendio della
nostra foresta, saremmo ancora nel freddo e buio delle caverne, se dopo
la caduta del primo aereo avessimo bloccato la ricerca, l’aviazione non
sarebbe mai decollata.
D’altra parte da tutti i fallimenti si impara e si progredisce.
La rinuncia al nucleare, decisa in seguito al referendum del 1987
secondo varie stime di e-sperti dell’Enel sarebbe costata all’Italia
120000 miliardi di lire. Inoltre il costo dell’energia elettrica,
superiore del 40% a quello della media europea è una delle cause della
perdita di competitività che ha colpito l’Italia dal 1990.
Certo che i disastri nucleari possono colpire gran parte del pianeta.
Perciò, dato che si parla tanto del villaggio globale, il problema della
sicurezza e in particolare quello delle scorie, andrebbe risolto in modo
globale, con la collaborazione di tutti, anche se mi rendo conto che è
un’utopia. Questo è stato tentato a livello europeo per quanto riguarda
il grave problema dello smaltimento delle scorie. Così le centrali
nucleari dovrebbero essere situate solo in regioni sicure dal punto di
vista sismico e degli tsunami e disposte a vendere energia a basso costo
ai paesi che per ragioni geofisiche non possono metterle sul loro suolo.
E anche, aggiungerei, in paesi più seri del nostro, in cui anche
smaltire la spazzatura di Napoli diventa un problema, e in cui sembra
impossibile evitare infiltrazioni della criminalità organizzata.
Perciò ritengo che la ricerca deve continuare, anche sperimentando
l‘impiego di combustibili nucleari che abbiano una vita media più corta
dell’uranio, un campo in cui mi sembra sta lavorando uno dei maggiori
esperti in campo mondiale, il premo nobel Carlo Rubbia; che la
tecnologia nucleare sarà in futuro necessaria, ma prima è auspicabile
che si faccia ricorso in modo molto più massiccio alle energie
rinnovabili e si attui in modo molto più efficace il risparmio
energetico.
Le fonti rinnovabili sono: 1) la solare, nelle applicazioni termiche
(pannelli solari) e fotovol-taiche, già in uso ma ancora troppo poco
diffuse, e termodinamica, ancora in fase sperimentale. Tutte andrebbero
incentivate e soprattutto la ricerca sulla forma più efficiente, la
termodinamica, che si sta sperimentando dal 2007 nella centrale di
Priolo Gargallo (Siracusa) col progetto Archimede; 2) l’eolica, con il
primo impianto del 1984. Si prevedeva di produrre per il 2000 una
potenza eolica di 600 megawatt, mentre nel 2004 si era arrivati a
produrre 5 megawatt, per le varie discussioni e tentennamenti di origine
sia politica che tecnica. Con la politica degli incentivi si è ora
arrivati con 10 anni di ritardo a produrre più di 500 megawatt, mentre
l’eolico in Germania produce più di 16000 megawatt, 8000 la Spagna e
3000 la Danimarca. In Italia si assiste a continui frenamenti sia da
parte dei difensori del paesaggio, sia per le lungaggini burocratiche;
3) la classica idroelettrica; 4) la geotermica; 5) quella da biomasse,
biogas, rifiuti.
Tutte insieme le rinnovabili hanno fornito circa il 17% dell’energia
prodotta in Italia nel 2008, ma il contributo del solare (nel paese del
sole) è stato solo dello 0,06% e quello eolico dell’1,4 %, mentre la
classica idroelettrica ha dato più del 12%. Gran parte di questi dati
sono stati raccolti e pubblicati da Marzio Bellacci nel suo libro
“Italia a lume di candela” (Edizioni L’asino d’oro, 2010).
Da tutti questi dati si può concludere che è necessario incrementare la
ricerca e gli incentivi per il solare. Un dato positivo è rappresentato
dal decreto interministeriale del 5 maggio scorso che prevede incentivi
per gli impianti fotovoltaici che entrino in funzione dopo il 31 maggio
2011 e fino al 31 dicembre 2016.
Un altro dato interessante è fornito da un articolo di Edo Ronchi,
ex-ministro dell’ambiente, pubblicato il 24 giugno 2010 su Milano
Finanza in cui mostra che in realtà il fabbisogno italiano di energia,
grazie al risparmio energetico e ai miglioramenti dell’efficienza degli
impianti, è diminuito nel 2009 rispetto al 2008 di 22 miliardi di
chilowattore pari al 6,4%.
Tenuto conto dei prevedibili crescenti sviluppi delle centrali di
energia rinnovabile, si può concludere che non è necessario né economico
puntare sulla costruzione di centrali nucleari, e pur raccomandando di
non abbandonare la ricerca in questo campo, sbaglio che fu fatto dopo il
referendum e l’emotività dovuta all’incidente di Chernobil, è
preferibile sviluppare al massimo la ricerca sulle rinnovabili, seguendo
l’esempio della Germania, o addirittura della Svezia, che pur avendo
tanto meno sole di noi, utilizzano molto di più l’energia solare ed
eolica.
In conclusione: no alla costruzione di centrali nucleari oggi in Italia,
ma sì alla ricerca sull’energia nucleare, senza demonizzarla, in
previsione di un futuro, forse ancora lontano, in cui anche questa sarà
necessaria, e dovremo imparare a dominarne i rischi; incentivare la
ricerca e la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici, migliorare
l’attenzione al risparmio energetico, sia con costruzioni ecologiche che
riducano al minimo la necessità di riscaldamento d’inverno e
condizionatori d’estate (proprio il contrario di quei grandi palazzoni
tanto di moda, con le pareti di vetro, serre d’estate e frigoriferi
d’inverno), sia con l’attuazione al 100% della raccolta differenziata
dei rifiuti, un fine facilmente raggiungibile ma da cui siamo ancora
molto lontani.
* Micromega.net, 2 giugno 2011
Margherita Hack:
No a centrali nucleari in Italia, investire su rinnovabili e solare
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