I dilemmi della Chiesa Ambrosiana per la scelta del sindaco
il voto divide parrocchie e Cl
di Alberto Statera *
Milano - Quelli che, complice l´Imam Dionigi Tettamanzi, come La Padania
definì l´Arcivescovo uscente, vogliono far piangere con Pisapia sindaco
la Madonnina, alla vista di una landa cittadina lordata da migliaia di
islamici e di Rom brutti, sporchi e cattivi.
Ormai, di fronte a questi toni, non resta che scuotere la testa e
sorridere al parroco di San Galdino don Augusto Bonora e ai suoi
confratelli di San Nicolao della Flue, di San Lorenzo in Monluè, del
Sacro Cuore in Ponte Lambro, di Santa Francesca Romana, di gran parte
delle parrocchie dei poveri e anche dei ricchi. Un´escalation di
trivialità leghista dopo la vittoria di Pisapia al primo turno
elettorale che non merita più repliche. Parroci di frontiera e parroci
dei quartieri alti uniti, secondo il consigliere comunale cattolico
recordman di preferenze, Marco
Cormio del Pd. Piuttosto che le grottesche sparate elettorali leghiste,
li addolora semmai la nuova campagna bieca di Comunione e Liberazione,
dopo l´accusa del Pdl di non aver sostenuto con sufficiente vigore
Letizia Moratti. Si approfondisce così la frattura tra la Chiesa
ambrosiana e l´esercito politico-affaristico ciellino che comanda a
Milano dall´alto del grattacielo che il Celeste Formigoni si è fatto
erigere a sempiterno mausoleo della sua potenza.
Oggi, in una rovente giornata estiva, esci dalle chiese e ti imbatti in
sudati giovanotti di Cl che distribuiscono volantini e fotocopie. Tra i
testi più gettonati, il pensum di un collaboratore di Tempi, giornale
formigoniano: «Pisapia è il portatore di una visione dell´uomo e di un
progetto
di convivenza civile diametralmente opposti a quelli cristiani.
Berlusconi è un povero cristiano peccatore, Pisapia è, metaforicamente
parlando, un Anticristo. Che le scritture descrivono come personaggio
suadente. I modi gentili e l´eloquio suadente non ingannino». Un
Anticristo,
pensate. Al mercato di via dei Transiti, la collega Zita Dazzi ha
ascoltato con le sue orecchiepersino di peggio, un tripudio di
cristianesimo peloso. Un giovane che distribuiva le fotocopie di un
articolo di Giorgio Vittadini, capo della Compagnia delle Opere, il
braccio affaristico di Cl che con la Moratti ha messo sotto il tallone
la città, spiegava ai passanti: «Berlusconi è un puttaniere, ma dobbiamo
votare il Pdl per difendere il valore della famiglia». Un ossimoro di
raro umorismo.
Quando non sono zingari o devastatori di famiglie, sono froci. Un altro
attivista ciellino distribuiva senza un accenno di vergogna le copie di
un articolo di Libero, secondo il quale Pisapia farà di Milano la Mecca
dei gay. Palazzo Marino «sarà una sorta di camp David per
pacificare la comunità Lgbt (lesbo-gay-bisessuale e trans gender) e
quella arabo-islamica, che si guardano in cagnesco. È il cuore del
programma sui diritti civili che Giuliano Pisapia ha immaginato per
Milano nel caso diventasse sindaco». Il cerchio si chiude, lesbiche,
froci,
marocchini e Rom, tutti uniti in un solo disegno criminoso. Avete capito
che razza di turpe complotto ha congegnato il mite candidato sindaco del
centrosinistra?
Sale il grottesco nello sprint della campagna elettorale di destra che
anche intelligenze non pedestri trascinano oltre i limiti della
vergogna. Un confronto "aggressivo e rancoroso", secondo don Virginio
Colmegna, che ha firmato con altri 250 sacerdoti e esponenti cattolici,
poi
raddoppiati, un documento di esplicito sostegno a Pisapia e contro "il
degrado etico e barzellettiero". Colmegna - sostiene l´organo di Cl -
parteggia «per il candidato comunista, favorevole alla legalizzazione
degli spinelli, al registro delle coppie di fatto, alla fecondazione
assistita omologa ed eterologa, all´eutanasia, all´aborto e alla
costruzione di moschee». E alle case per i Rom. Conferma addolorato il
pio sottosegretario alla Famiglia Carlo Giovanardi. Ecco un altro
Anticristo. Come spiega il giornale cattolico di Como in un intervento
di un docente della Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma:
«Se le ragioni dell´accolto fanno dimenticare quelle dell´accogliente è
un problema serio. Così facendo la Chiesa si stacca dal popolo, non ne
capisce ragioni, paure, sentimenti». L´accogliente non può essere così
accogliente, deve essere un po´ accogliente, ma non tanto.
Per sua fortuna il Cardinal Tettamanzi, Arcivescovo di Kabul, come lo
chiamano leghisti, berlusconiani e ciellini, cui è rivolto l´attacco,
era ieri a San Pietro dal Papa, con 5 mila docenti e studenti
dell´Università Cattolica per festeggiarne il novantesimo anniversario.
Un´altra spina
dolorosa nel mondo cattolico per i contrasti sulla nomina degli
amministratori dell´Istituto Giuseppe Toniolo che dell´Università
controlla l´ingente patrimonio. Impazza anche, come fosse una campagna
elettorale politica, il toto-arcivescovo per la Diocesi più grande del
mondo, con
fazioni che via via lanciano i loro candidati. Ormai i nomi fatti e
bruciati di alti prelati si contano a decine. Una cosa è certa: se il
Papa tedesco sceglierà il Patriarca di Venezia Angelo Scola, brinderà
Comunione e Liberazione, ma non la chiesa di base, quella più nettamente
schierata in questi giorni a favore di Pisapia sindaco, quasi tutta al
seguito del solidarismo ambrosiano, incarnato negli ultimi decenni prima
dal Cardinal Martini, poi da Tettamanzi. E prima ancora da Giovan
Battista Montini, che, diventato Papa, sdoganò - secondo la
testimonianza di Giulio
Andreotti - la costruzione della Moschea di Roma. Tettamanzi non solo è
a favore della Moschea a Milano, che sembra diventato uno dei tormentoni
più aspri di scontro nell´ultima settimana di scomposta campagna
elettorale milanese da parte della destra che teme ormai di perdere, ma
dal pulpito del Duomo di Milano nella Domenica delle Palme ha lanciato
poche
settimane fa l´acuto più alto ad personam contro «quelli che agiscono
con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro
azioni». Al concerto di Roberto Vecchioni per Pisapia l´Arcivescovo
inviò in incognito due suoi osservatori, che tornarono impressionati
dalla
partecipazione e dal clima della serata. Il giorno dopo da Palazzo
arcivescovile uscì l´invito a non trasformare le partite del Milan in
agone politico. Per chi vuole intendere.
Nessuno sa quanto il "Fattore Chiesa" inciderà sul voto di domenica
prossima, ma il laico Pisapia "educato nel cattolicesimo" dice che
l´azione apostolica del Cardinale è un esempio di "sussidiarietà
solidale", che anche lui crede che la città sia fatta di persone oltre
che di case,
perché, come diceva il Cardinal Martini, "chi è orfano della casa dei
diritti, difficilmente sarà figlio della casa dei doveri". E, come
raccomandava il sindaco della ricostruzione del dopoguerra Antonio
Greppi, "bisogna fare in fretta perché i poveri non possono aspettare".
Non
ci si può alzare il mattino con l´unico obiettivo di scovare un campo
Rom da sgomberare, sapendo che così si sposta solo il problema.
Ecco la culla del solidarismo ambrosiano, che nella strenua difesa del
berlusconismo declinante, ha perso la "mansuetudine dell´asino",
talvolta evocata dall´Arcivescovo, per fare delle terre della Madonnina
e di Sant´Ambrogio un teatro di battaglia nel quale persino la
Moratti, nelle mani di poteri che non capisce e non controlla, fa la
faccia feroce all´avversario. Con la menzogna. In nome del garantismo ad
personam.
*la Repubblica, Domenica 22 Maggio 2011
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