Io prete invito a votare i laici Pisapia e De Magistris
di Paolo Farinella
Genova, 20 maggio 2011. – Scrivo a voi, donne e uomini che credete in
Cristo, abitanti nelle città di Milano, di Napoli, di Cagliari e di
tutti gli altri Comuni, piccoli e grandi, chiamati alle urne per il
ballottaggio delle amministrative del 29/30 maggio 2011. Scrivo a voi,
preti, religiosi e religiose di professione che vivete nelle città degli
uomini e siete tesi con le vostre comunità alla «Teologia del Bene
Comune», cuore del vangelo incarnato nell’intimo della Storia e che noi
chiamiamo un po’ pomposamente «Dottrina Sociale della Chiesa».
Vi scrivo da compagno di viaggio di Storia e di Fede che non ha pretese
di rappresentanza, ma solo con la nudità della mia coscienza che sente
l’urgenza del momento drammatico che il nostro Paese sta attraversando e
il pericolo in cui può incorrere anche per colpa o omissione nostra.
Chiamati ad essere testimoni del mistero dell’incarnazione, sarebbe
grave colpa se noi fossimo per scelta «forestieri» o peggio «stranieri»
nella nostra stessa Patria terrena e con la nostra complicità
permettessimo che il Paese precipitasse in un degrado senza più ritorno
dove l’hanno inchiodato le politiche e i governi di Berlusconi/Bossi.
Per 17 anni la maggioranza dei cattolici ha votato questi epigoni del
demonio che hanno sempre realizzato il loro tornaconto individuale e di
gruppo, sacrificando sull’altare del moloch dell’egoismo e del razzismo
ogni idea e parvenza del «Bene Comune», tramutato in «Interesse Privato»
delle Istituzioni e dello Stato fino al punto di ridurre il Parlamento a
scuderia di un solo uomo. Abbiamo assistito all’indecenza ignobile di
rappresentanti del Popolo italiano venduti e comprati in funzione del
mero potere satanico da cui Gesù ci ha messo in guardia. In questo
Parlamento sempre più somigliante ad un suq da suburra, i cattolici
senza nemmeno turarsi il naso hanno firmato e approvato leggi e decreti
che gridano vendetta al cospetto di Dio, tutte contrarie all’etica
cristiana.
Quanto di più perverso si potesse immaginare in natura, Berlusconi e
Bossi lo hanno fatto e i cattolici hanno approvato, condiviso e
accettato, confondendo il fine con i mezzi, senza forse rendersi conto.
Secondo la morale cattolica, però, il fine buono non giustifica mai i
mezzi cattivi. In buona fede, molti cattolici li hanno votati e
sostenuti perché pensavano che «un governo cattolico», decisamente
schierato in difesa della «civiltà cristiana» avrebbe fatto «leggi
cattoliche» come difendere il crocifisso nei locali pubblici, negare il
riconoscimento alle coppie di fatto, il testamento biologico inerente la
fine della vita, le decisioni in punto di morte e i finanziamenti alle
scuole private che per circa l’80% sono cattoliche.
Su questi versanti i cattolici e le cattoliche hanno seguito le
indicazioni del magistero gerarchico che in materia ha coniato
l’efficace formula «principi non negoziabili», in nome dei quali i
vescovi e il papa stesso hanno abdicato dal loro ministero profetico e
si sono assisi alla mensa dell’immoralità, contrattando come qualsiasi
altra lobby interessi e tornaconti. In cambio del silenzio su leggi
immonde e anticristiane come la Bossi/Fini o quella sulla finta
sicurezza che equipara il clandestino immigrato a delinquente, colpevole
solo perché povero, immigrato, in fuga dalla fame. Noi cattolici, a
cominciare dal papa, passando per i cardinali e i vescovi che esercitano
autorità e fino a me, ultimo dei credenti sulla terra, siamo complici di
sterminio e di delitti contro l’umanità perché abbiamo dato mandato al
governo di uccidere gli immigrati nel momento stesso in cui il
parlamento vuole obbligare i medici a nutrire con la forza i moribondi
già morti, ma apparentemente respiranti. Difendiamo il crocifisso
ornamento e abbiamo ucciso il Crocifisso incarnato negli disperati.
Allo stesso modo siamo complici di tutti i tagli allo stato sociale che
hanno gettato nel caos le scuole pubbliche a favore delle private, che
hanno assassinato strati interi di popolazione di poveri, di portatori
di handicap, di famiglie monoreddito. La morale cattolica insegna che
sul piano delle intenzioni è tanto ladro chi ruba materialmente quanto
chi fa il palo senza sporcarsi materialmente le mani. Abbiamo tollerato
un presidente del consiglio che induce alla prostituzione minorenni in
case di sua proprietà, ma protette dal segreto di Stato e quindi
equiparate a residenze ufficiali; abbiamo assistito complici e silenti
alla tratta delle prostitute pagate con soldi pubblici e trasportate con
mezzi pubblici, cioè con denaro sottratto ai bisogni della povera gente.
Abbiamo permesso che il parlamento e i parlamentari che in tv fanno i
gargarismi con l’acqua benedetta, votassero e difendessero una trentina
circa di leggi immorali, tutte scrupolosamente «ad personam», cioè la
negazione pura e dichiarata del «Bene Comune», svilendo così il vangelo
e le sue esigenze a mero mercimonio di prostituzione.
Abbiamo visto vescovi che si sono inginocchiati davanti a Berlusconi
(vescovo di Sassari); vescovi che in campagna elettorale lo hanno
accolto sul sagrato della chiesa in pompa magna (vescovo di Cagliari);
vescovi che lo hanno difeso a spada tratta come benefattore (vescovo
dell’Aquila); vescovi che hanno giustificato le sue bestemmie (mons.
Fisichella, responsabile pontificio della nuova evangelizzazione europea
(si!!!); vescovi che invece di condannare la sua condotta immorale hanno
taciuto (Bagnasco, Bertone, Papa) oppure hanno condannato chi lo
condannava, tacciandoli di «falsi moralisti» (card. Scola di Venezia al
Meeting di Rimini 2010). Che dire poi delle leggi razziste a favore solo
dei ricchi e della criminalità organizzata, degli uomini di mafia e
delle donnine portate in parlamento o in Europa con lauti stipendi in
cambio della loro protezione o dei favori sessuali?
Se non ci convertiamo, noi siamo colpevoli come Berlusconi/Bossi e più
di loro perché siamo complici consapevoli e da uno come Berlusoconi/Bossi
accettiamo il prezzo della prostituzione. A costoro che in Italia
vogliono instaurare una religione civile senza Cristo, abbiamo dato il
mandato ignobile di difendere il «crocifisso», ben sapendo che lo
avrebbero usato come arma contundente per difendere i loro interessi e
opporre la «civiltà cristiana» come argine alla massa di diseredati che
vengono in Europa come tanti Lazzari in cerca di avanzi che cadono dalla
tavola dei gaudenti miscredenti che prosperano con la benedizione della
gerarchia cattolica e l’insipienza dei cattolici praticanti. Vanno in
chiesa, praticano molto, fanno la comunione e votano Berlusconi, il
corrotto e corruttore, utilizzatore di prostitute minorenni e non,
evasore fiscale, alleato di mafia e camorra, uomo senza principi e senza
morale, spergiuro di professione e ladro per vocazione.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) insegna a tutti i cattolici
che «La fede è un’adesione personale di tutto l’uomo a Dio che si
rivela» (n. 176) e che: «Per essere umana la risposta della fede data
dall’uomo a Dio deve essere volontaria» (n.160). Alla luce di questa
«dottrina certa» come possono i cattolici pretendere che il parlamento e
il governo compiacente possano varare leggi particolari per imporre una
visione etica o cattolica dell’esistenza? Non è una contraddizione e una
usurpazione, e anche un tradimento della fede in Gesù Cristo, che invece
dovremmo «testimoniare» con la vita e proporre con l’esempio, la parola
e gli stili di vita?
Quando un presidente del consiglio dichiara pubblicamente che mai varerà
una legge che dispiaccia al Vaticano, non dovremmo essere noi stessi a
rifiutare questo cesaropapismo e rimandarlo al mittente, dicendo con
chiarezza che i cristiani non hanno bisogno di leggi speciali, ma solo
della libertà per invitare gli uomini e le donne del loro tempo a
misurarsi con la proposta esaltante di Gesù che essi rivelano con la
loro vita e la loro trasparenza senza supporti di uomini miscredenti e
gruppi idolatrici che ogni giorno rinnegano la morale e la dottrina
cattolica e si esibiscono in culti pagani come il rito dell’ampolla al
«dio Po» o i matrimoni celtici? Come è possibile ad un cattolico
convivere con codesti simulacri idolatri?
Non è mai troppo tardi. Il 29/30 maggio come cattolici abbiamo la
possibilità di riscattarci e di dare un segnale al Paese e ai politici:
noi vogliamo stare dalla parte degli onesti, dei corretti, dei politici
che si sforzano di servire il «Bene Comune», che non fanno promesse
mirabolanti che non potranno mantenere solo per raccattare qualche etto
di voti. Noi non stiamo con chi vuole il potere ad ogni costo per
spartirsi la torta dei soldi pubblici rubandoli ai poveri, alla scuola e
per fare i propri porci comodi, noi appoggiamo chi promette legalità per
restituire al popolo oppresso la dignità dell’onore e del diritto.
Noi appoggiamo e votiamo uomini non credenti come Pisapia a Milano
perché proprio in quanto non credente è serio, degno, onesto e
rispettoso di tutte le fedi e siamo certi che nulla farà contro la
religione cattolica, ma la rispetterà con scrupolo e coerenza. Il suo
programma è lo specchio fedele del «Bene Comune» come descritto nel
Catechismo della Chiesa Cattolica perché nonostante le invettive e le
falsità su di lui, realizzate ignominiosamente da una donna senza
dignità, ma ricca di milioni, egli ha promesso di governare Milano e
tutti i Milanesi senza discriminazione. Noi voteremo De Magistris a
Napoli che da uomo di Legge, sicuramente porrà un argine alto alla
camorra e alla politica della compravendita restaurando la legge dei
diritti che mai per un cattolico potranno essere concessioni di un
delinquente e di un corrotto. In tutte le città e villaggi dove si vota
per il ballottaggio, noi non voteremo per i candidati di destra,
appoggiati da Berlusconi, Bossi, Casini e Fini perché come cattolici
vogliamo porre un segno fermo di svolta morale e di svolta politica.
Se dovessero vincere Berlusconi e Bossi e i loro giannizzeri, l’Italia
sarebbe perduta e il senso di legalità e di moralità scomparirebbero
definitivamente anche dall’orizzonte delle generazioni future. In Gen
4,10 quando Dio chiama al rendiconto Caino, nel testo ebraico non dice
«il sangue di tuo fratello grida dalla terra», ma usa il plurale: «la
voce dei sangui di tuo fratello urlano a me dalla terra», come dire che
Caino non ha ucciso solo Abele ma tutte le generazioni che da lui
avrebbero potuto avere storia e non l’hanno avuta. Se i cattolici votano
Berlusconi/Bossi, la voce dei sangui delle generazioni future si
rivolteranno contro di noi e nel giorno del giudizio siederanno accanto
a Dio e ci chiederanno conto non solo del presente, ma anche del futuro
che consapevolmente abbiamo impedito.
Che Dio illumini i cuori e le menti e nelle urne del 29/30 maggio,
possano i cattolici respingere Berlusconi e le sue pompe e vergogne e
scegliere la normalità pacata di Pisapia/De Magistris ponendo così le
premesse per una èra di riscatto e di onore che da lungo tempo abbiamo
perduto. Vi siamo obbligati, se vogliamo essere coerenti con la nostra
fede e la grande, bella e sublime Costituzione italiana.
Prego con e per voi.
Paolo Farinella, prete
Parrocchia di San Torpete – Genova
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