Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino

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La piazza del dogma non oscura il Primo Maggio

di Maria Mantello *

Il primo maggio simbolo internazionale della festa dei lavoratori, quest’anno ha visto in contemporanea la beatificazione del papa polacco.
Papa Ratzinger nell’omelia ha precisato che «Questa Domenica è la Seconda di Pasqua, che il beato Giovanni Paolo II ha intitolato alla Divina Misericordia. Perciò è stata scelta questa data per l’odierna Celebrazione, perché, per un disegno provvidenziale, il mio Predecessore rese lo spirito a Dio proprio la sera della vigilia di questa ricorrenza». A voler chiosare: ma allora se la morte era avvenuta sabato 2 aprile 2005 (ore 21:37), ovvero nel sabato successivo alla domenica di pasqua, perché posticipare di un giorno il “disegno provvidenziale”? Obiezione che forse lo stesso Benedetto XVI deve essersi posta, visto che ha aggiunto: «Oggi, inoltre, è il primo giorno del mese di maggio, il mese di Maria; ed è anche la memoria di San Giuseppe lavoratore». Insomma è più che un sospetto allora la volontà vaticana di appropriarsi del primo maggio che significa dignità e diritti concreti e che evoca le lotte e le rivoluzioni per conquistarli. In questa prospettiva si spiegano anche i riferimenti agli anatemi di papa Wojtyla a marxismo e progresso, che il papa tedesco ha fatto suoi.
Una piazza del dogma quella del 1 maggio pontificale. Dove sul sagrato intorno alla bara (riesumata per l’occasione) dello scomparso Wojtyla si è voluta rilanciare quella continuità nella fede, utile a soffocare anche le più timide istanze di apertura alla modernità sbocciate in ambienti ecclesiali. Ma inammissibili per una Chiesa curiale che non fa i conti con la realtà, con la storia, perché ritiene che questa non debba essere altro che lo specchio dei suoi precetti: eterni, assoluti, rivelati.
In questa piazza rinserrata nei bracci a tenaglia del colonnato di S. Pietro, il capo della Chiesa cattolica ha riaffermato il primato della fede nel modello del fiat mariano. Ribadendo l’obbedienza per fede alla Parola di Dio. O meglio della Chiesa, che di essa pretende di essere unica depositaria e interprete.

A piazza s. Giovanni, c’era l’altra piazza. Quella del concerto del primo maggio. Dove alto è suonato nel pluralismo delle voci la concretezza della vita. Nella ricerca della giustizia e della serenità (felicità?) sulla terra.
La piazza del riscatto, che nei 150 dell’Unità d’Italia ha riannodato le fila storiche di quel processo libertario.
In questa piazza dove si sentiva il profumo della libertà, i giovani cantavano Fratelli d’Italia e Bella ciao. In questa piazza, da questo palco, Ascanio Celestini ha ricordato come l’Italia sia nata nonostante il papa re. E soffermandosi sulla gloriosa Repubblica Romana del 1849, e sulla sua rivoluzionaria Costituzione, ha detto: «era eliminata la tassa sul pane, il dazio, c’era l’obbligo della vaccinazione contro il vaiolo, l’obbligo della laicità dello stato… la scuola statale, scuola pubblica. No quella privata dei preti. Si tassano i ricchi, si nazionalizzano i beni del clero, si istituisce il matrimonio civile ... La bandiera tricolore con scritto in mezzo Dio e Popolo, ma senza preti di mezzo. E ancora i tre poteri indipendenti … Nessuna religione di stato, non valgono titoli nobiliari, carcerazioni per debiti, abolita la tortura e la pena di morte, nessuna censura, abolito il sant’uffizio che aveva bruciato Giordano Bruno…». Tutto cancellato da Pio IX, aggiunge Celestini, «quando il papa ritorna a Roma, e rimette il ghetto per gli ebrei, la ghigliottina, processa più di tremila persone….». E questo piccolo grande artista conclude il suo intervento intonando il ritornello di un canto popolare contro Pio IX: «E a Roma a Roma/ ci sta un papa/che di soprannome/si chiama Pio Nono/lo butteremo giù dal trono/dei papa in Roma/non ne vogliamo più».
Pio IX, il papa della ghigliottina, del ghetto e del Sillabo. Il papa dell’infallibilità del pontefice. Il papa che non voleva cedere Roma. Il papa che Wojtyla ha santificato in coppia con Giovanni XXIII. Per tacitare le polemiche contro la controversa beatificazione di papa Mastai Ferretti, o piuttosto per meglio rinserrare nella piazza dogmatica anche gli aneliti al dialogo del Concilio Vaticano II voluto da papa Roncalli?

* MicroMega 2 maggio 2011

 

Direttore Responsabile: Maria Mantello 

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