Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

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Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

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Torino

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Il biotestamento e la bestemmia dell’indisponibilità della vita

di Maria Mantello*

Il DDL Calabrò sul testamento biologico (approvato già in Senato) verrà discusso alla Camera nei prossimi giorni e quasi sicuramente diverrà legge, potendo contare sul voto dei berlusconiani e di altri fidi. Una legge liberticida e anticostituzionale, che sacrifica sull’altare degli scambi simoniaci la laicità dello stato schacciandola sul precetto canonico. Un ulteriore regresso vassallatico che serve al peccatore cavaliere, già unto-del-signore; ma anche ad una chiesa che non ha mai rinunciato al suo imperialismo politico economico morale e che per questo, dove trova spazi, detta leggi per ribadire il suo ruolo di universale controllore del cielo e della terra. E che di fronte all’irreversibile processo di secolarizzazione e laicizzazione, evoca il braccio armato di una maggioranza di governo che impasta e sforna leggi precetto contro quell’esercizio della responsabilità di scelta che rende proprietari della vita nell’autonomia delle individuali autodeterminazioni.
In questo scambio simoniaco rientra il DDl Calabrò, come già la legge 40, gli attacchi ai consultori, i finanziamenti sempre più ingenti alle scuole cattoliche che vanno di pari passo con lo smantellamento della scuola statale, … e tanto altro ancora.
Scambi simoniaci che vogliono riportare alla medievale condizione di soggezione alle leggi divine (o meglio vaticane) riaffermando la dommatica cattolica e con essa la concezione di umanità eterna minore.
E proprio sul fideistico principio della indisponibilità della vita è giocato tutto il DDL Calabrò, che svuota e ribalta così il senso del testamento biologico.
Le dichiarazioni delle volontà sul proprio fine vite vengono infatti ingabbiate in tutta una serie di paletti e negazioni per scoraggiare, isolare, reprimere. Non basterà infatti dire, quando non ci sono più speranze, non voglio per me accanimenti terapeutici. Non voglio restare ostaggio di macchine che mi riducono ad una spugna assorbente costretta a vegetare. Queste nostre volontà non possono neppure essere ricostruite da parenti e amici a cui le abbiamo manifestate. Per evitare ogni possibilità di altri casi Englaro, il DDL afferma che «eventuali dichiarazioni di intenti o orientamenti espressi dal soggetto al di fuori delle forme e dei modi previsti dalla presente legge non hanno valore e non possono essere utilizzati ai fini della ricostruzione della volontà del soggetto» (art. 4.2). Le dichiarazioni vanno sempre formalizzate (e rinnovate ogni cinque anni), «dopo una compiuta informazione medico-clinica e sono raccolte esclusivamente dal medico di medicina generale che contestualmente le sottoscrive» (art. 4.1). (E se tra le maglie di queste sottoscrizioni mediche si moltiplicano biettori in carriera?).
Le volontà anticipate sul fine vita, sono comunque indicazioni. Anche il fiduciario che è stato delegato al rispetto delle nostre volontà è solo “sentito” perché alla fine è il medico a decidere: «le volontà espresse dal soggetto nella sua dichiarazione anticipata di trattamento sono prese in considerazione dal medico curante che, sentito il fiduciario, annota nella cartella clinica le motivazioni per le quali ritiene di seguirle o meno» (art. 7.1). Il medico ha tuttavia il principale ruolo di sacerdote della indisponibilità della vita. Quindi non si deve porre deontologicamente all’ascolto e al rispetto del paziente, le cui volontà, eventualmente espresse anche attraverso un fiduciario, sono per il medico prive di vincolo: «le indicazioni sono valutate dal medico, sentito il fiduciario, in scienza e coscienza, in applicazione del principio dell'inviolabilità della vita umana…» (art.7.2).
Se poi tra medico e paziente o chi lo rappresenta (fiduciario o familiare) ci fossero divergenze, «la questione viene sottoposta alla valutazione di un collegio di medici, designato dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero o della azienda sanitaria di competenza» (art.7.3). Non è difficile immaginare cosa accadrà in cliniche e ospedali cattolici; ma se anche si fosse ricoverati in un laico ospedale il disegno Calabrò precisa che «resta comunque sempre valido il principio della inviolabilità e della indisponibilità della vita umana». (art.7.3).
Per cercare di eludere la Costituzione che all’art. 32 stabilisce che nessuno può essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la sua volontà, ecco la trovata: alimentazione e aerazione artificiali non sono da considerare cure: «alimentazione e idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento» (art. 3.5).
Nutrizione ed idratazione artificiali (flebo, sondini e intubazioni d’ogni genere) potranno essere sospese allora solo quando non riescono più a mantenere le meccaniche funzioni biologiche, ovvero quando la povera spugna assorbente e defecante a cui è stato ridotto l’essere l’umano contro la sua volontà e contro natura, è del tutto cadavere.
Allora, se questo sciagurato fideistico inumano DDL Calabrò divenisse legge, non resta al poverocristo lasciato tirannicamente appeso alle macchine, la speranza che queste vadano in corto circuito. Per essere finalmente prosciolto dall’indegnità di quella non vita. Per essere, finalmente, pietosamente, caritativamente, lasciato in pace di ritornare al ciclo della natura, dove nulla si crea e nulla si distrugge. O di essere riaccolto cristianamente nella casa di quel Dio che molti, violando la cristiana libertà di coscienza individuale, continuano a nominare invano.

*MicroMega 27 aprile 2011, vedi articolo


 

Direttore Responsabile: Maria Mantello 

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