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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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SCUOLA STATALE I prof. dicono basta
alla politica di discredito della loro professionalità di Alvaro Belardinelli «Siamo assolutamente
contrari ai test dell’INVALSI, che spacciano per cultura ciò che di
cultura neppure ha l’odore.» Parole dure, quelle dei sessanta Docenti
che, nello storico Liceo Classico Statale “Terenzio Mamiani” (sito nel
quartiere Prati nato col sindaco Ernesto Nathan), hanno sottoscritto
un’argomentata dichiarazione di contrarietà alla somministrazione dei
test dell’INVALSI (Istituto Nazionale per E molte altre scuole, in tutta Italia, si stanno mobilitando
sulla questione. Infatti, il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, mediante una semplice circolare ( Solo apparentemente secondaria, la questione riveste dunque
un’importanza capitale, in un momento in cui la politica governativa sta
per dare la stretta finale verso la demolizione della Scuola
statale, già abbondantemente screditata e impoverita. Sì, perché i test,
in futuro, serviranno per valutare Scuole e Docenti, i quali saranno
divisi in tre scaglioni sulla base dei risultati dei loro alunni: i
soldi sottratti al 25% di Insegnanti più “scarsi” serviranno a
“premiare” il “merito” del 25% di Docenti “bravi”. Dunque la metà degli
Insegnanti sarebbe composta di “mediocri”? e siamo poi certi che i
“bravi” siano solo un quarto del totale? Inoltre, perché avviarci su una
strada, quella dell’uso dei quiz, già dimostratasi fallimentare nei
Paesi anglosassoni, che ora stanno per abbandonarla? Possibile che il
difficile lavoro dei Docenti debba essere valutato sull’unico criterio
della capacità dei ragazzi di rispondere a test? Se i medici fossero valutati in base alla mortalità dei loro
pazienti, gli oncologi risulterebbero “scarsi” e gli oculisti
bravissimi: ma una classificazione del genere avrebbe senso? Allo stesso
modo, i Docenti di una scuola del centro di Trento sembreranno
ovviamente più “meritevoli” di quelli dello ZEN di Palermo,
semplicemente perché i loro alunni sono già più preparati in partenza,
grazie al vantaggioso contesto sociale di origine. Insomma, tutto lascia credere che il vero scopo
di simili operazioni sia politico: dividere i Docenti, limitarne la
libertà di valutazione, d’insegnamento, di pensiero, col ricatto del
“voto” di merito e delle sanzioni pecuniarie; attaccarne la credibilità
sociale e culturale; screditarli agli occhi di un Paese sempre più
ipnotizzato dalle televisioni ed accecato dalla propaganda ufficiale. Ma
questo, gli Insegnanti, sembrano averlo capito benissimo. Non è una
difesa corporativa dei loro interessi, ma una battaglia decisiva per
salvare Alvaro Belardinelli |
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