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Caso Brancher - Responsabilità e cittadinanza
Marco Lombardi
In un episodio de I Simpson il giovane Burt, ospite di una trasmissione televisiva, dopo averne devastato in diretta l'intera scenografia, con sguardo innocente nega l'innegabile affermando: “Non sono stato io!”. Ne nasce un tormentone che lo renderà famoso. Proprio ieri, di fronte alle telecamere dei principali TG nazionali, il neo-ministro del vattelappesca Aldo Brancher, replicava con medesimo stupore allo sdegno provocato in alcuni opinion maker dalla sua scelta di avvalersi, a tempo di record, del Lodo Alfano. Uno sfogo sincero poiché, in Italia, è riflesso incondizionato considerare legittimo qualunque stratagemma per eludere la giustizia.
La vicenda meriterebbe una novella di Buzzati, magari uno stornello di Trilussa che desse fiato alla pancia o, restando in tema, una puntata della serie animata di Matt Groening. Ma tali rappresentazioni non potrebbero restituire i tratti di un modo di vivere che è ormai "cultura", almeno in quella grossa parte del paese che considera un'ingerenza la multa per sosta in doppia fila o per la cacca del cane non raccolta, piuttosto che l'accertamento fiscale per un'imposta evasa. Bisognerebbe ripartire dall'ABC, da una politica educativa, cercando di arginare l'impatto sui giovani di una società dello spettacolo dove finzione e realtà si rincorrono a vicenda, in un'infinita gincana a precipizio.
Marco Lombardi
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