Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

Requires Acrobat Reader.

 

Craxi non è Giordano Bruno

di Maria Mantello

 

La signora Letizia Moratti, sindaco di Milano, vuole dedicare a Bettino Craxi una strada della città.

Ignoto ancora il luogo dove porre la targa del riscatto. Escluse per ovvi motivi le tangenziali, non si sa ancora se sarà una “via”: ricorderebbe troppo i “Craxi vattene via”. O una “piazza”: c’è già chi ironizza per “piazzare le tangenti?” O un “giardino”: potrebbe sollecitare i “piantala” e “raccoglila” (la tangente).

Forse si potrebbe piazzare la placca in memoria su un qualche percorso d’accesso alla Villa con stemma della “vipera che il milanese accampa”. Ma forse anche questa naturale soluzione è stata scartata per via delle questioni economiche legate alla causa  di divorzio del premier.

 

Nell’attesa di individuare il luogo adatto, la signora Moratti sta alacremente collaborando  per determinare quel clima di confusione memoriale, che all’insegna del revisionismo imperversa da anni nel nostro paese, per far sì che verità e menzogna si equivalgano. Un mondo capovolto, dove la favola divenga realtà -avrebbe detto Nietzsche-. E quale migliore chiusura del cerchio per la riabilitazione del Bettino nazionale paragonarlo al martire del Libero Pensiero, Giordano Bruno?

Un bel miracolo a Milano, che metta Craxi sullo stesso piano del grande filosofo di Nola, bruciato vivo in Piazza Campo de’ Fiori a Roma il 17 febbraio del 1600.

La signora Moratti, ha detto che anche Bruno era stato condannato da un tribunale, ma omette che si trattava del Sant’Uffizio. Della Inquisizione. Mentre Craxi è stato condannato da giudici di un Paese democratico, che applicano leggi democratiche.

 

A Bruno – dichiara il sindaco di Milano - sono state dedicate vie e piazze e strade in tutta Italia. E allora perché a Craxi no? “La storia – afferma testualmente la signora - dà delle riletture diverse delle personalità”.

Nessuno contesta che la Storia possa essere rivista. E questo avviene quando emergono fatti nuovi. Ma non può essere riaggiustata a seconda degli interessi politici del momento. Questo è uso pubblico della Storia. E’ strumentale revisionismo, utile soltanto a far sì che dei fatti non ci sia più certezza!

E, in questa prospettiva, il parallelo tra Giordano Bruno e Craxi ci sembra davvero il colpo di grazia per annichilire ogni possibilità di giudizio, in modo che tutto e il contrario di tutto possa essere credibile. E quando questo accade  alla fine la spunta chi ha il potere. E le televisioni di potere che creano opinione pubblica.

Ma c’è un aspetto che almeno dovrebbe trattenere la signora Moratti da questo fantasioso paragone. Lei che durante la sua carriera di Ministro dell’Istruzione di regali non ne fatti mancare al Vaticano: dai fiumi di denaro alle scuole cattoliche, all’idea di togliere lo studio di Darwin dai programmi della primaria, forse non sa che Giordano Bruno era un darwiniano prima di Darwin! E forse ignora che questo filosofo vedeva la riforma possibile dell’umanità nella liberazione dalla soggezione alla fede. Dallo stare “con man gionte e ‘n ginocchion / Aspettando da Dio la sua ventura”.

Craxi, al contrario, con la Curia Vaticana nel 1984 rinnovò il Concordato creando strane commistioni tra Stato e Chiesa che finanche il concordato del 1929 si era guardato bene dall’accordare.  

Non possiamo esporre qui la complessa e ricca filosofia di Giordano Bruno. Ma certamente va sottolineato che la mistificazione era del tutto estranea al suo pensiero. Bruno teneva soprattutto alla verità. Aveva il coraggio di ricercarla e comunicarla.

Giordano Bruno scriveva: “la verità è la cosa più particolare sincera, più divina di tutte; anzi la divinità e la sincerità, bontà e bellezza de le cose è la verità; la quale né per violenza si toglie, né per antiquità si corrompe, né per occultazione si sminuisce, né per comunicazione si disperde...”

Basterebbe questa frase per evidenziare la incommensurabile distanza tra il Nolano e chi lo nomina invano. Ma qualche altra precisazione è doverosa. Magari per invitare a conoscere meglio un filosofo che oggi è studiato in tutto il mondo e tradotto anche in cinese e in giapponese.

Bruno ha spezzato i circoli conclusi del dogmatismo imperante: Voleva autonomia di pensiero ed autodeterminazione etica.

Bruno ha insegnato che bisogna uscire dallo stato asinino, dalla passività dell’omologazione imperversante, esercitando scelta e dubbio.

Bruno ha lottato fino alla morte contro un sistema di potere che voleva tutti lobotomizzati, nell’adorazione dei potenti.

Bruno ha combattuto sempre la rete dei servi del potere. Quei pedanti che “vanno a buon mercato come le sardelle, -scriveva - perché come con poca fatica si creano, si trovano si pescano, cossì con poco prezzo si comprano”.

Bruno ha avversato ovunque andasse le corti del clientelismo perché: “il servilismo –scriveva- è corruzione contraria alla libertà e dignità umane”.

Bruno sapeva bene che  la sapienza e la giustizia iniziarono a lasciare la terra quando i dotti, organizzati in lobby, cominciarono ad usare il loro sapere a scopo di guadagno (...)”.

Bruno avrebbe potuto vivere tranquillamente la sua carriera di docente, ma il tomismo gli andava stretto. Ed ebbe il coraggio di denunciarlo e con esso il sistema che su quell’immobilismo reiterava il suo dominio.

Bruno aveva chiaro il suo ruolo di intellettuale. Filosofia e vita dovevano coincidere. Per questo si proclamava “risvegliatore di dormienti”.

 

Bruno trascorse dal 1575 al 1592 lunghi anni da esule. In fuga dalla “vorace lupa romana”, venne arrestato a Venezia nel 1592 e l’anno successivo venne estradato a Roma, e recluso nel carcere del Santo Uffizio. Subì un lungo processo e 8 anni di detenzione. Venne anche torturato e fu portato al rogo con la lingua inchiodata nella mordacchia.

Il suo pensiero faceva paura. E fa paura ancora. E’ una fiamma che brucia tanti. Quei conformisti che vogliono la fideistica omologazione nella soggezione al capo.  

Per tutta la vita visse da povero “disprezzato dagli stolti che non riconoscono nobiltà se non dove splende oro”. Ha scritto.

Non aveva conti e forzieri sparsi per il mondo...e con serenità si definiva: “libero in soggezione, contento in pena, ricco ne la necessitate e vivo ne la morte” E per questo aggiungeva: “non invidio a quei che son servi nella libertà, han pena nei piaceri, son poveri ne le ricchezze e morti ne la vita”.

 

Craxi resta un corrotto ed un corruttore. Come hanno stabilito i magistrati della Repubblica Democratica. Quei giudici, che la Costituzione ha preposto a punire i trasgressori delle leggi. Anche quando ricoprono gli scranni più alti. Perché la legge è uguale per tutti!

Quei giudici che indagando per dovere istituzionale, scoperchiarono il marciume di un sistema di corruzione elevato a politica di governo nell’era craxiana del riflusso e del rampantismo. Dove le tangenti circolavano anche “via” mutande. Nascoste a pelle nella più intima “piazza”. Tutto iniziò con lo scandalo Mario Chiesa, direttore del Pio Albergo Trivulzio, colto in flagranza di reato in quel 17 febbraio del 1992 mentre intascava dalla ditta di pulizie sette milioni. Era solo una rata. Lo stipendio medio di un onesto normale lavoratore non arrivava allora sempre ad 1 milione di lire. 

Mario Chiesa veniva definito da Craxi un “mariulo”. Un caso isolato dunque da cui prendere le distanze. Ma Chiesa arrestato e sentitosi perso iniziò a parlare. I processi intanto si moltiplicavono rovistando in un pozzo sempre più cupo di fango morale dove della tangente il sistema politico faceva la sua sporta. E perfino per mettere una lapide al pubblico cimitero di Milano il marmista doveva sborsare la tangente (200 mila lire). Tutto centellinato e parcellizzato! Il paese lo scopriva, e l’indignazione cresceva di giorno in giorno...

 

Gli italiani o almeno ancora moltissimi di loro ricordano tutto questo. E vogliono continuare ad averne memoria. E tanti conservano ancora l’indelebile immagine di quel 30 aprile 1993, quando davanti al 5 stelle vicino piazza Navona, dove risiedeva il laeder del PSI, si erano adunati molti romani furenti d’indignazione: il principale accusato di  corruzione, concussione e finanziamento illecito, era stato sottratto dal Parlamento al suo legittimo processo. C'era infatti allora l'immunità parlamentare e la Camera il giorno prima aveva negato al “pool mani pulite” l'autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi, che si era difeso davanti ai colleghi deputati con gli argomenti del “tutti-colpevoli = nessuno-colpevole” e dei giudici persecutori. Argomenti che oggi puntualmente ritornano. E sono quelli dei suoi epigoni, allievi, e fidi compagni. Di ieri e di oggi.

Davanti al Raphael c’erano normali cittadini e tanti socialisti (veri) a ricordare a Craxi che aveva fatto strame del partito dei Turati, dei Costa, dei Lombardi e dei Nenni.... A ricordare a Craxi che aveva anche la responsabilità morale di aver interrotto quel processo di emancipazione italiano sulla strada delle libertà e della giustizia conquistato ed avviato dalle lotte degli anni ’70.

Il Parlamento, qualche mese dopo, il 12 ottobre, con nessun voto contrario avrebbe abolito l'immunità parlamentare. Craxi fu processato e condannato. Per sottrarsi alla giustizia, si rifugiò nella sua lussuosissima villa in Tunisia...

Un’intera classe dirigente veniva spazzata via da Tangentopoli. Era il crollo della prima Repubblica, e si passava della Seconda. Come si disse. A significare un discrimine tra l’amoralità di chi aveva fatto mercimonio dello Stato italiano e la speranza di superare il guado della corruzione.

Ma il craxismo seminato intanto fruttificava nel “giardino” di Berlusconi, che grazie alle concessioni televisive che proprio Craxi aveva contribuito ad appaltargli, diventava il dominatore di un’italietta impoverita ed impaurita, ma esaltata nella virtualità dell’”unto del Signore”, che prometteva un milione di posti lavoro. Mai visti invero. Ma bisognava accontentarsi,  perché “anche i ricchi piangono”. Come titolava una della tante popolari telenovele dell’era mediaset.

 

E che importa se il lavoro e i diritti sono sempre più precarizzati. Che importa se la Costituzione all’art.1 afferma che “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro.” E quindi è compito dello Stato far sì che non ci siano privilegiati. Né sfruttati e sfruttatori. Roba da comunisti! Basta! Questa Costituzione è da cambiare! E non mancano i collaborazionisti pronti a fare la ruota di scorta sul carro del vincitore.

Ecco il riformismo vero! Dove ognuno si arrangi da sé. In modo che pochi comandino e si arricchiscano. E perché questo accada non ci devono essere magistrati ad impicciarsi. Non ci deve essere una scuola statale che sviluppi capacità analitico-critiche educando alla libertà d’insegnamento e d’apprendimento.

E soprattutto non ci deve essere opposizione!

Si sta andando ben oltre quanto lo stesso Craxi e i suoi valvassori e valvassini avevano seminato.

Ecco allora che i suoi discendenti, diretti ed indiretti, per autoassolversi vogliono la ufficiale riabilitazione del craxismo. Riscattare Craxi, significa infatti salvare Berlusconi dai processi a cui neppure le leggi ad personam sembrerebbero più riuscire a sottrarlo. Ma non solo!

 

Ma per favore, si lasci in pace Giordano Bruno. Non equipariamo l’oro al fango.

 

Maria Mantello

             

Sull'argomento vedi anche filmato:

GIORDANO BRUNO, PERCHE' NOMINARLO INVANO?


 

ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale:

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

,


e.mail

Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web

prof. Maria Mantello


Roma


e.mail

Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino


e.mail , e.mail2

 
 
 
 
 
 
 
 

Direttore Responsabile: Maria Mantello 

: