Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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Se il crocifisso è uno strumento di decoro
di Emilio Gentile

... il crocifisso lo si vede dondolare dai lo­bi, dalle narici o dall'arco sopraccigliare di giova­ni uomini e donne; ondeggiare su prosperosi seni di attrici, cantanti e presentatrici; pencolare da bracciali, portachiavi, specchi retrovisori; e apparire stampigliato su indumenti e tatuato sulla pel­le. Chi lo esibisce dichiara di manifestare la sua fede in Cristo, ma probabilmente ha frainteso le parole di Gesù: «Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi se­gua» (Matteo, 16,24). Molti che esibiscono il croci­fisso hanno probabilmente scambiato "portare" per "indossare".
Dello stesso fraintendimento sembrano essere vittime inconsapevoli quanti sostengono che la presenza obbligatoria del crocifisso nelle scuole dello Stato sia doverosa testimonianza di una anti­ca tradizione, nella quale si identificano le radici e l'identità italiana. Così facendo, forse non si av­vedono di trasformare il simbolo della più univer­sale e antimondana delle religioni nell'idolo triba­le di una entità mondana, attribuendo una fissità vegetale alle radici della identità nazionale.
Il fraintendimento del comando di Gesù sul portare la croce è antico quanto le guerre di reli­gione fra cristiani. Nel secolo scorso, il crocifisso fu insegna degli opposti eserciti che si massacrarono durante la Grande Guerra, la più anticristia­na fra le guerre mai combattute da nazioni che si proclamavano cristiane. La croce col Sacro Cuo­re, sovrapposto al tricolore repubblicano, accom­pagnò i soldati francesi all'uccisione dei soldati tedeschi, che correvano a uccidere i francesi esi­bendo come protettore della Germania il Cristo crocifisso. Come simbolo di una tradizione nazio­nale, l'esposizione del crocifisso nelle scuole e nei tribunali fu resa obbligatoria in Italia, a partire dal 1923, da un regime totalitario, che predicava un'etica anticristiana, anche se siglò un concorda­to con la Chiesa cattolica per confermare il cattoli­cesimo come religione di Stato, considerandolo una espressione della tradizione italiana e un pro­dotto storico della romanità.
Il duce che volle l'esposizione obbligatoria del crocifisso nelle scuole sosteneva che l'impero romano era stato il presupposto storico del cattolicesimo, perché se fosse rimasta in Palestina, affermava il duce, la re­ligione di Cristo sarebbe stata soltanto «una delle tante sette che fiorivano in quell'ambiente arro­ventato... e molto probabilmente si sarebbe spen­ta, senza lasciar traccia di sé». Tale interpretazio­ne delle origini del cattolicesimo fu dichiarata ere­tica da Pio XI.
Da allora, l'esposizione del crocifisso è rimasta obbligatoria nelle scuole. Qualcuno oggi la giudi­ca inoffensiva, altri lesiva dei diritti umani, altri imprecano contro chi vuol togliere il crocifisso invocando la difesa dell'identità italiana. Non sembra, comunque, che tale esposizione obbliga­toria abbia ispirato finora una effettiva pratica del comando di Cristo: «Se qualcuno vuol venire die­tro di me, rinneghi se stesso, prenda la propria croce ogni giorno, e mi segua» (Luca, 9,23).
Appe­so alle pareti delle scuole per comando dello Sta­to, il crocifisso non ha mosso molti italiani a segui­re Cristo prendendo la propria croce: al massimo, l'hanno indossata. Senza rinnegare se stessi.

(fonte, Il sole 24 ore, 8-11-2009)


 

             

 


 

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