Gino Giugni - la laicità dello
"Statuto dei diritti dei Lavoratori"
La legge 300, meglio conosciuta come Statuto dei diritti dei Lavoratori vedeva la luce il 20 maggio 1970. Varata nel clima politico-culturale delle lotte per l'emancipazione e la giustizia per tutti, faceva sì che finalmente quei diritti, pur garantiti dalla Costituzione Repubblicana, ma puntualmente disattesi nei posti di lavoro attraverso regolamenti interni e misure repressive, divenissero pratica democratica. Finalmente si riconosceva che si è cittadini della Repubblica Italiana sempre, proprio perché lo Statuto sanciva che la dignità della persona e le sue libertà civili e democratiche non potessero essere messe tra parentesi quando si lavorava. Insomma non si poteva essere cittadini "a mezzo servizio". Ecco allora che la libertà di pensiero, l'iscrizione a partiti, associazioni, sindacati…non potevano più essere motivo di discriminazione, persecuzione, fino alla perdita del posto di lavoro.
Il lavoratore era libero col lavoro e nel lavoro, proprio nella misura in cui veniva riconosciuto che fatti estranei alla sua professionalità non potevano più mettere in crisi sua sicurezza economica. Con lo Statuto finiva il ricatto di un ingiusto licenziamento. Il lavoratore poteva sentirsi più libero di avere idee diverse dal datore di lavoro, poteva farle circolare, poteva svolgere attività politica e sindacale anche sui posti di lavoro. Insomma con la legge 300 si conquistava una fetta di libertà quotidiana fondamentale e la laicità dello Stato era più garantita perché in fabbrica, negli uffici…, le diverse visioni del mondo potevano confrontarsi: non ci si doveva tappare la bocca per paura delle ritorsioni del padrone.
Lo Statuto come garanzia della dignità individuale sul lavoro e nel lavoro, dunque, è stata una delle conquiste più importanti della società democratica. E visto che con troppa leggerezza si vorrebbe eliminarlo, sarebbe bene ricordare che la legge 300 rappresenta un baluardo contro gli assalti di quelle aree imprenditoriali che vogliono cancellare diritti e tutele dei lavoratori faticosamente conquistati, per riportare tutti, proprio attraverso la precarizzazione del lavoro, ad una situazione di vassallaggio medievale.
Maria Mantello