Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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Il papa al quirinale

La Chiesa e lo Stato secondo Ratzinger

 

di  Marco Politi (la Repubblica, 5 ottobre 2008)

Sereno nella sua mantellina rossa, papa Ratzinger è entrato al Quirinale ricordando che Stato e Chiesa sono destinati a cooperare per servire il «bene integrale della persona umana» e il pacifico sviluppo della convivenza sociale.
La Chiesa, sottolinea, non ha mire di potere. «Non vi è ragione di temere - garantisce - una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri». Tuttavia, rimarca, la Chiesa e i suoi membri «si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo».

Non è una frase senza implicazioni. E´ un domandare implicito che lo Stato accetti il vincolo dei cattolici ai principi non negoziabili. In realtà, mentre la Costituzione repubblicana garantisce piena libertà ai parlamentari di agire senza vincoli di mandato, è un documento del cardinale Ratzinger, già prefetto dell´ex Sant´Uffizio, a negare ai cattolici impegnati in politica di far valere la libertà di coscienza quando si tratta di materie irrinunciabili.

C´è molta raffinatezza e sottigliezza nella seconda visita di Benedetto XVI al palazzo presidenziale. Rispetto ai tempi di Ciampi il pontefice non viene per chiedere. Non avanza richieste, come nel 2005, su finanziamenti alle scuole, freni alle unioni civili, tutela della vita. Ratzinger arriva per rafforzare la strategia vaticana. Riaffermare solennemente il diritto alla «dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell´ordine sociale». Il nocciolo (poiché i cattolici italiani da cinquant´anni sono liberi di fare politica come vogliono) sta nel sancire il ruolo pubblico-politico della Chiesa.

C´è molto, nel suo discorso, del dibattito lanciato da Sarkozy in merito alla «laicità positiva». Ma tra lo scenario del Quirinale e quello dell´Eliseo, dove il pontefice è stato il 12 settembre, si avvertono differenze. All´Eliseo Ratzinger ammette che il contributo al bene comune della Chiesa cattolica avviene «con altre istanze». Al Quirinale questa molteplicità svanisce. A Parigi Sarkozy ricorda esplicitamente che altrettanto impegnati sono atei ed agnostici, al Qurinale il termine pluralismo è assente dal discorso presidenziale. Quasi che l´Italia fosse tutta modellata sull´ascolto del magistero cattolico.

C´è anche sottigliezza nell´abbigliamento papale. Come capo di stato il pontefice si presenta nella tonaca bianca o, al massimo, con la mantellina rossa. Al Quirinale Benedetto XVI arriva, aggiungendo sulla tonaca una cotta ricamata e la stola. Paramenti di sapore liturgico, quasi a evocare il suo ruolo di Pastore, di primate d´Italia, di chi detiene anche una potestà religiosa.

La forza tranquilla di papa Ratzinger, il suo volare alto, nasce dalla consapevolezza di un governo totalmente allineato sulle posizioni della Chiesa nelle questioni civili, su cui ci fu lo scontro con Prodi. La stretta di mano a novanta gradi del premier Berlusconi vale cento spot.
Così Benedetto XVI - nell´elogio di san Francesco e di un´Italia «nutrita» da venti secoli di cristianesimo - può delineare la sua visione programmatica. La Questione romana è sepolta. Italia e Vaticano collaborano fruttuosamente. Priorità della Chiesa è l´annuncio del Vangelo e la costruzione di una società fondata su verità, libertà, rispetto della vita e della dignità umana, giustizia e libertà sociale.

Nella crisi che sta travagliando il Paese, in «questi momenti di momenti di incertezza economica e sociale», la Chiesa offre il suo aiuto. Pronta a cooperare, chiedendo attenzione verso i poveri, gli emarginati, i giovani in cerca di occupazione, i disoccupati, le famiglie e gli anziani.

Il tono è pacato, si sente l´influsso della linea del nuovo presidente della Cei Bagnasco in modo speciale nella sottolineatura dell´urgenza di un grande sforzo educativo per istruire le giovani generazioni alla legalità e alla solidarietà.
Chiesa, parrocchie, movimenti e associazioni cattolici - soggiunge il pontefice - si impegnano a formare nuovi «cittadini responsabili e impegnati nella vita civile». Non sfugge agli osservatori che Benedetto XVI cita due volte Pio XII, quasi a sancire che per la Santa Sede qualsiasi critica è considerata superata.

Nella Sala Napoleonica dove si incontrano le delegazioni delle due parti l´atmosfera è festosa. C´è un gran parterre. Berlusconi e Bertone, i ministri Frattini, Bossi e Maroni. I cardinali Bagnasco, Vallini e Lajolo e il ministro degli Esteri vaticano Mamberti. Dietro le quinte le personalità vaticane ribadiscono le loro preoccupazioni: respingere le ventate di razzismo, umanità nel trattare gli immigrati, riforma della scuola, aiuti fiscali alle famiglie.

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