Sereno nella
sua
mantellina
rossa, papa
Ratzinger è
entrato al
Quirinale
ricordando
che Stato e
Chiesa sono
destinati a
cooperare
per servire
il «bene
integrale
della
persona
umana» e il
pacifico
sviluppo
della
convivenza
sociale.
La Chiesa,
sottolinea,
non ha mire
di potere.
«Non vi è
ragione di
temere -
garantisce -
una
prevaricazione
ai danni
della
libertà da
parte della
Chiesa e dei
suoi
membri».
Tuttavia,
rimarca, la
Chiesa e i
suoi membri
«si
attendono
che venga
loro
riconosciuta
la libertà
di non
tradire la
propria
coscienza
illuminata
dal
Vangelo».
Non è una
frase senza
implicazioni.
E´ un
domandare
implicito
che lo Stato
accetti il
vincolo dei
cattolici ai
principi non
negoziabili.
In realtà,
mentre la
Costituzione
repubblicana
garantisce
piena
libertà ai
parlamentari
di agire
senza
vincoli di
mandato, è
un documento
del
cardinale
Ratzinger,
già prefetto
dell´ex
Sant´Uffizio,
a negare ai
cattolici
impegnati in
politica di
far valere
la libertà
di coscienza
quando si
tratta di
materie
irrinunciabili.
C´è molta
raffinatezza
e
sottigliezza
nella
seconda
visita di
Benedetto
XVI al
palazzo
presidenziale.
Rispetto ai
tempi di
Ciampi il
pontefice
non viene
per
chiedere.
Non avanza
richieste,
come nel
2005, su
finanziamenti
alle scuole,
freni alle
unioni
civili,
tutela della
vita.
Ratzinger
arriva per
rafforzare
la strategia
vaticana.
Riaffermare
solennemente
il diritto
alla
«dimensione
pubblica
della
religione e
quindi la
possibilità
dei credenti
di fare la
loro parte
nella
costruzione
dell´ordine
sociale». Il
nocciolo
(poiché i
cattolici
italiani da
cinquant´anni
sono liberi
di fare
politica
come
vogliono)
sta nel
sancire il
ruolo
pubblico-politico
della
Chiesa.
C´è molto,
nel suo
discorso,
del
dibattito
lanciato da
Sarkozy in
merito alla
«laicità
positiva».
Ma tra lo
scenario del
Quirinale e
quello
dell´Eliseo,
dove il
pontefice è
stato il 12
settembre,
si avvertono
differenze.
All´Eliseo
Ratzinger
ammette che
il
contributo
al bene
comune della
Chiesa
cattolica
avviene «con
altre
istanze». Al
Quirinale
questa
molteplicità
svanisce. A
Parigi
Sarkozy
ricorda
esplicitamente
che
altrettanto
impegnati
sono atei ed
agnostici,
al Qurinale
il termine
pluralismo è
assente dal
discorso
presidenziale.
Quasi che
l´Italia
fosse tutta
modellata
sull´ascolto
del
magistero
cattolico.
C´è anche
sottigliezza
nell´abbigliamento
papale. Come
capo di
stato il
pontefice si
presenta
nella tonaca
bianca o, al
massimo, con
la
mantellina
rossa. Al
Quirinale
Benedetto
XVI arriva,
aggiungendo
sulla tonaca
una cotta
ricamata e
la stola.
Paramenti di
sapore
liturgico,
quasi a
evocare il
suo ruolo di
Pastore, di
primate
d´Italia, di
chi detiene
anche una
potestà
religiosa.
La forza
tranquilla
di papa
Ratzinger,
il suo
volare alto,
nasce dalla
consapevolezza
di un
governo
totalmente
allineato
sulle
posizioni
della Chiesa
nelle
questioni
civili, su
cui ci fu lo
scontro con
Prodi. La
stretta di
mano a
novanta
gradi del
premier
Berlusconi
vale cento
spot.
Così
Benedetto
XVI -
nell´elogio
di san
Francesco e
di un´Italia
«nutrita» da
venti secoli
di
cristianesimo
- può
delineare la
sua visione
programmatica.
La Questione
romana è
sepolta.
Italia e
Vaticano
collaborano
fruttuosamente.
Priorità
della Chiesa
è l´annuncio
del Vangelo
e la
costruzione
di una
società
fondata su
verità,
libertà,
rispetto
della vita e
della
dignità
umana,
giustizia e
libertà
sociale.
Nella crisi
che sta
travagliando
il Paese, in
«questi
momenti di
momenti di
incertezza
economica e
sociale», la
Chiesa offre
il suo
aiuto.
Pronta a
cooperare,
chiedendo
attenzione
verso i
poveri, gli
emarginati,
i giovani in
cerca di
occupazione,
i
disoccupati,
le famiglie
e gli
anziani.
Il tono è
pacato, si
sente
l´influsso
della linea
del nuovo
presidente
della Cei
Bagnasco in
modo
speciale
nella
sottolineatura
dell´urgenza
di un grande
sforzo
educativo
per istruire
le giovani
generazioni
alla
legalità e
alla
solidarietà.
Chiesa,
parrocchie,
movimenti e
associazioni
cattolici -
soggiunge il
pontefice -
si impegnano
a formare
nuovi
«cittadini
responsabili
e impegnati
nella vita
civile». Non
sfugge agli
osservatori
che
Benedetto
XVI cita due
volte Pio
XII, quasi a
sancire che
per la Santa
Sede
qualsiasi
critica è
considerata
superata.
Nella Sala
Napoleonica
dove si
incontrano
le
delegazioni
delle due
parti
l´atmosfera
è festosa.
C´è un gran
parterre.
Berlusconi e
Bertone, i
ministri
Frattini,
Bossi e
Maroni. I
cardinali
Bagnasco,
Vallini e
Lajolo e il
ministro
degli Esteri
vaticano
Mamberti.
Dietro le
quinte le
personalità
vaticane
ribadiscono
le loro
preoccupazioni:
respingere
le ventate
di razzismo,
umanità nel
trattare gli
immigrati,
riforma
della
scuola,
aiuti
fiscali alle
famiglie.