Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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SUI DISCORSI DEL PAPA DURANTE LA RECENTE VISITA NEGLI STATI UNITI
considerazioni di Andrea Tufoni
Caro Direttore, un pizzico di polemica: davvero questo Papa va visto come uno storico raffinato, un profondo intellettuale, un'eccezionale guida morale?

Me lo chiedo senza malizia, leggendo e ascoltando ciò che dice per intero. Si prendano ad esempio i recenti discorsi negli Stati Uniti. Fra gli altri, tre punti in particolare: nazismo, diritti umani, scandalo pedofilia.

Regime infausto che pensava di possedere tutte le risposte, il nazismo - avendo messo Dio al bando - diventò inaccessibile per tutto ciò che era vero e buono. Pur nella sua brevità, questa descrizione è storicamente riduttiva e superficiale, sfruttata piuttosto per dir male dell'ateismo e dunque gravemente offensiva, per l'insostanziata equivalenza fra ateismo e malvagità, dei non credenti di ogni tempo fino ad oggi. Ma soprattutto è falsa. Mai il governo nazista sostenne, favorì, o agì in nome dell'ateismo (né, se per questo, dell'illuminismo), ma anzi li avversò. Concesse al popolo tedesco le religioni cattolica e protestante, fosse anche per convenienza, ed esse ricambiarono (con le dovute eccezioni). La gerarchia nazista poi, se certo non tollerava ingerenze, restò intrisa di credenze variamente soprannaturali, incluse quelle alla base del cristianesimo. L'idea del 'nazismo ateo' è genericamente un mito, non fosse altro perché per convinzioni dogmatiche, cieche imposizioni, indottrinamento e autocelebrazione - in ultima analisi proprio nel credere di possedere già tutte le risposte - esso non si distingue da una qualsiasi Chiesa.

Tale rilettura della storia non giova alla verità, ma - si potrebbe osservare - può incidentalmente aiutare una fede.

Sui diritti umani Benedetto XVI dice senz'altro bene, e giustamente chiede libertà religiosa. Ma la questione è più ampia: che dire della libertà dalla religione? Fissare l'etica all'esperienza di fede, assumere un Dio a fondamento e fine dei diritti umani vuol dire non solo disconoscere di questi la purezza in quanto faticosa conquista di un'umanità più matura, ma anche circondarli di specifici paletti, riducendone il senso e la forza a mero strumento dell'interpretazione cattolica di essi. L'umanesimo e i diritti di cui parla paiono dunque una versione di comodo, un modo per affermare la propria dottrina, la quale però, secondo il Papa stesso, si realizza nel sacrificio di sé, nell'obbedienza a Dio, nel catechismo precoce, nella subordinazione della ragione alla fede. Un umanesimo del tutto particolare!

In ultimo, la questione degli abusi. Fa obiettivamente piacere sentire il Papa che ne parla, che condanna, che promette soluzioni. Fa meno piacere considerare che i 'mea culpa' arrivano quando non se ne può più fare a meno. E cosa cambia in realtà? Sono anni che si conosce il terribile fenomeno, perché finora non è stato fatto nulla di efficace, al di là delle facili parole? A che valgono le scuse se il fenomeno persiste, mancano piani concreti per prevenirlo e facilitare la giustizia, e persino punizioni serie per quello che è un reato, prima che un peccato?

Può forse essere stata solo una mossa politica, volta a riguadagnare credibilità ed arginare l'emorragia di fedeli? Il sospetto viene, e sarà fugato quando i fatti si sostituiranno alle emozioni.

Le parole del Papa, complici i media che spesso le riportano a spezzoni, fanno effetto. Ma leggere i discorsi consente una visione d'insieme diversa, che lascia un senso di inadeguatezza rispetto ai problemi reali, di manomissione di concetti ed eventi, di faziosità e astuta retorica.

Se questa breve analisi è vera, allora la domanda iniziale ha senso, e la risposta non piacerà ai più. Ma è bene prenderne coscienza.


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