Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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Non riconosciute - Amate male - Intrepide
di Alma De Walsche (traduzione di Maria Chiara Tropea)


Tra il 2000 e il 2005,  3.939 adolescenti e giovani donne sono state
assassinate in America Centrale. E’ soprattutto il Guatemala a
distinguersi per la brutalità e l’alto numero di assassinii.  Nel 2006,
670 adolescenti e giovani donne sono state assassinate - più del doppio di cinque anni fa. Come in uno scenario dell’orrore, il numero aumenta di anno in anno. Si tratta di adolescenti e giovani donne - spesso incinte. E’ quello che in gergo si chiama femminicidio: donne assassinate perché donne. Ciò non turba molto le autorità del Guatemala.
Dopo tanti anni di guerra civile e tante atrocità non portate alla luce,
la corruzione e l’impunità sono la regola. “Il crimine organizzato e le
bande criminali clandestine sono infiltrate nelle istituzioni dello Stato e le tengono in ostaggio”, dice Luz Mendez, dell’Unione nazionale
delle donne guatemalteche (Unamg). “Il nuovo presidente Alvaro Colom si trova di fronte all’immenso compito di “risanare” la società”.

CULTURA DI VIOLENZA
Norma Cruz è direttrice della Fondazione Sobrevivientes (sopravvissute) fondata in seguito alla violenza sessuale contro sua figlia. La porta è aperta sette giorni su sette, il centro riceve circa 50 denunce al giorno. Sobrevivientes aiuta a superare i traumi e accompagna nelle denunce e nei processi.
“Nella nostra cultura, le donne sono considerate inferiori in tutti i
campi” racconta Norma. “Noi non contiamo e perciò non ha alcuna
importanza che i nostri diritti siano violati. Quando per giunta non
esistono leggi chiare per punire questo genere di violenza, e la polizia e la giustizia restano indifferenti, il male si moltiplica rapidamente.
E’ duro da sopportare che il violentatore o l’assassino della propria
figlia continui a muoversi in libertà e che non serva a nulla sporgere
denuncia, perché sovente ci si trova direttamente minacciate.”
Il fenomeno delle uccisioni di donne è comparso dapprima a Chihuahua, in Messico, dove tra il 1993 e il 2003 sono state assassinate 370 donne. Ma il Guatemala supera il Messico in atrocità. Spesso l’autore è il marito, anche se si tratta talvolta di criminali o membri di bande, che operano al di sopra della polizia. Alcune donne sono anche vittime dei mara’s, temibili bande di giovani. Le uccisioni avvengono quando ci sono regolamenti di conti tra gruppi o dirigenti rivali, ma anche come rituale di iniziazione. Luz Mendes: “Per essere ammessi in una banda, i candidati devono spesso commettere un omicidio. La maggior parte delle
volte, la vittima è una donna, perché è considerata facile preda”.

CICATRICI DELLA GUERRA CIVILE
La causa della violenza contro le donne è, secondo Mendes, nella
relazione ineguale tra i sessi. A questa discriminazione si aggiunge la disintegrazione sociale e la crisi securitaria in Guatemala. Tutto ciò rende le donne particolarmente vulnerabili da parte degli uomini e dei giovani, che si trascinano ovunque senza prospettive per il futuro o ai quali i ruoli mortali della guerra civile hanno lavato il cervello.
Secondo Luz Mendes, che ha preso parte lei stessa  ai negoziati di pace a nome della formazione di guerriglia URNG, la violenza si può
attribuire in gran parte alle conseguenze della guerra civile. “Lo stupro è stato utilizzato come arma di guerra. Non c’è mai stato nella società un “risanamento” o un aperto riconoscimento di quello che ci avevano fatto subire. I vari governi non si sono applicati più di tanto a rispettare gli accordi di pace, alla ricostruzione economica, ad investimenti nello Stato. Sotto la pressione delle istituzioni finanziarie internazionali e degli accordi di libero scambio, il
programma sociale ha dovuto cedere il passo al programma neoliberale. La disintegrazione sociale e la violenza che vediamo oggi sono le conseguenze dirette di questo.”


STIMOLANTI
Un’espressione di questo programma neoliberale è la presenza massiccia di maquillas o officine di montaggio. Si stima che 200.000 persone lavorino in officine di montaggio in Guatemala, Honduras, Salvador e Nicaragua.
Tre quarti di loro sono giovani donne senza istruzione e non incinte. La discriminazione è evidente. Per lo stesso lavoro, esse ricevono, al mese, otto euro meno che gli uomini, in media. Chi lavora in una
maquilla ha giornate di lavoro lunghe ed è costretto a fare straordinari in caso di grossi ordini improvvisi. Per andare in bagno ci sono regole strette e il ritmo di lavoro è controllato da vicino e annotato. “Le lavoratrici devono rispettare il loro tempo massimo e le loro quote, e non possono troppo reclamare i loro diritti. A volte ricevono anche degli stimolanti per lavorare più velocemente”, racconta Ana Maria Monzon, dell’organizzazione per i diritti umani Caldh. Tali condizioni di lavoro determinano problemi di salute: piedi e gambe gonfi, perdita di capelli, malattie della pelle, malattie da raffreddamento, tendenza all’influenza e infezioni urinarie e dello stomaco.
Il lavoro sindacale in queste officine di montaggio è tutto tranne che
semplice. Chi reclama i suoi diritti si ritrova in una lista nera.
Tuttavia, il sindacato Central General de Trabajadores de Guatemala
(CGTG) è riuscito ad introdurre un’operatività in certe ditte e a
fornire una formazione sui diritti umani e i diritti del lavoro.
Silvia Grevalo Santos è stata licenziata a causa del suo lavoro sindacale. Dopo 12 anni in una maquilla, ha cominciato ad organizzare le donne perché non riusciva più a sopportare queste situazioni scandalose.
Ciò le è costato l’impiego - il che non è semplice perché a 45 anni è
difficile ritrovare un lavoro. Adesso Santos fa formazione all’interno
del lavoro in sindacato. Anche per il lavoro sindacale il Guatemala è
uno dei paesi più pericolosi del mondo. Tra gennaio e maggio, l’anno scorso, sono stati assassinati 12 sindacalisti. “Le autorità sono corresponsabili di queste violazioni dei diritti umani. Sono direttamente parte in causa”, dice José Pinzon Salazar, segretario generale del sindacato CGTG. Secondo Pinzon, l’UE, che considera sempre centrali i diritti umani, dovrebbe esercitare maggior pressione sul governo.

FARE LA DIFFERENZA
L’UE e i paesi dell’America centrale stanno negoziando in questo momento degli Accordi di associazione riguardanti il commercio, lo sviluppo e la democrazia. Norma Cruz segnala che l’UE ha sempre sostenuto programmi per rafforzare lo Stato, ma che mancano risultati concreti. Per lei occorrono più campagne di sensibilizzazione e più programmi concreti.
Nell’ottobre scorso, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sui femminicidii in America centrale. Lei chiede che l’UE combatta il fenomeno attraverso un dialogo politico. Così, da gennaio è attiva una commissione speciale contro l’impunità, la CICIG, che è stata creata con l’aiuto dell’ONU. Bisogna sperare che tutta questa attenzione internazionale sosterrà gli sforzi del governo Colom per un vero cambiamento.

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