Imperialismo conversionista del
cattolicesimo da Teodosio a
Ratzinger, passando per don Milani
... fino Magdi Allan.
-C'è una radice di violenza insita
nella struttura costitutiva della
religione cristiana- dichiara Enzo
Mazzi, sacerdote della Comunità di
base dell'Isolotto di Firenze
La violenza "imperiale" e "intima"
del proselitismo cattolico - Magdi
come don Milani. Quando è per paura
che si cambia religione
di Enzo Mazzi
Liberazione 26-3-2008
Dovrebbe svilupparsi un più vasto e
approfondito dibattito in relazione
alla preghiera per la conversione
degli ebrei introdotta dal papa
nella liturgia in latino del venerdì
santo e alla esposizione mediatica
della conversione di Magdi Allam
battezzato da Benedetto XVI nella
notte di Pasqua davanti al mondo.
Non si ha la consapevolezza che i
due episodi non piovono dal cielo,
sono piuttosto il segno contingente
di una radice di violenza insita
nella struttura costitutiva della
religione cristiana. Il principio
della conversione universale al
cristianesimo come compimento del
disegno divino della salvezza è uno
dei pilastri della religione
cattolica fin dalle sue origini nel
quarto secolo. Cattolico infatti
significa letteralmente universale
nel senso preciso dell’universalismo
imperiale. Non era cattolico il
cristianesimo dei primi due secoli.
All’inizio non era neppure
propriamente una religione. Diventa
“religione universale” quando entra
in simbiosi con l’universalismo
violento dell’Impero e si trasforma
così in religione essa stessa
appunto universale, cioè cattolica.
La politica di simbiosi iniziata da
Costantino ricompiuta come si sa da
Teodosio che proclamò nell’editto
del 380 la religione cristiana
religione dell’Impero: "Vogliamo che
tutti i popoli a noi soggetti
seguano la religione che l’apostolo
Pietro ha insegnato ai Romani ...
Chi segue questa norma sarà chiamato
cristiano cattolico; gli altri
invece saranno stolti ed eretici
essi incorreranno nei castighi
divini e anche in quelle punizioni
chc noi riterremo di infliggere
loro".
La scelta dell’universalismo
imperiale non fu indolore. Creò una
profonda spaccatura interna al
cristianesimo. E fu una spaccatura
verticale. Gli strati del
cristianesimo più lontani dal centro
imperiale ed ecclesiale e
socialmente più umili, in
particolare i contadini poveri della
Chiesa africana, insieme ad alcuni
loro episcopi, percepirono
l’alleanza fra la Chiesa e l’Impero
come un tradimento del profetismo
evangelico. Eeresia più importante
fu il Donatismo. I donatisti, ma
anche altre eresie analoghe,
riuscirono a dare profondo contenuto
teologico alla loro rivolta sociale
e morale.
Da lì, sia dalla collusione fra
potere ecclesiastico e potere
imperiale da una parte sia dalla
resistenza del donatismo dall’altra,
si dipana la storia fino ad oggi del
cattolicesimo nelle sue due anime:
l’anima totalitaria e l’anima
positivamente ribelle.
Ma la conversione degli ebrei, per
ora solo auspicata, o la conversione
di Magdi Allam, così pesantemente
pubblicizzata, ci viene detto che
non sono frutto di totalitarismo e
violenza: avrei qualche perplessieà
a dare per scontata una simile
affermazione. C’è una violenza
psicologica, intima, inconfessata,
sepolta nel profondo che può essere
anche più distruttiva nspetto alla
violenza fisica.
Ho molto rispetto per le scelte
personali di conversione sancite del
resto dalla Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo. Ma ciò non mi
può impedire di analizzare i
meccanismi culturali, sociali e
psicologici che in via generale
regolano tali scelte.
Ho passato gli anni del seminario
via Lorenzo Milani e con lui ho
vissuto l’ossessione del senso di
col pa, l’angoscia del peccato e la
paura della privazione di Dio,
temporale e soprattutto eterna. Lì
in quell’angoscia ho visto e in
qualche modo toccato il segreto
della conversione al cattolicesimo
del figlio di una delle famiglie più
eminenti dell’alta borghesia
fiorentina di origine ebraica. Il
rapporto diretto col biblico Dio,
sconfinato amore ma anche infinita
giustizia, onnipotente, onnipresente
e onniveggente, è capace di
procurare un’angoscia insostenibile:
‘chi vede Dio muore’» dice la
Bibbia. La mediazione della Chiesa
che può dare il perdono e lavare il
peccato, attenua l’angoscia e rende
più accessibile il confronto con
Dio. Ma non finisce qui perché
affidarsi al potere ecclesiastico ha
un costo, esige una contro- partita:
si può protestare anche duramente
contro i singoli detentori di tale
potere, come faceva don Milani, ma
alla fine, davanti all’autorità che
possiede le chiavi del perdono e
della salvezza totale ed eterna, non
si può fare a meno di piegare il
capo. <Se perdo il legame con la
Chiesa, chi mi salverà dal peccato e
dalla dannazione?» m disse una
volta. Per il priore di Barbiana
“L’obbedienza non è più una virtù”
valeva solo nei confronti dei poteri
mondani; l’obbedienza al potere
ecclesiastico restava la virtù
suprema.
La vicenda di Magdi AIlam la conosco
solo attraverso le sue dichiarazioni
pubbliche, dove ho trovato qua!che
significativa affinità con la
conversione di don Milani. Scrive
nel suo saggio, dal titolo già di
suo significativo, Vincere la paura:
<Sto sperimentando sulla mia pelle
sia “l’Islam che mi fa paura” sia la
globalizzazione dell’estremismo
ideologico e del terrorismo». Di
fronte alla paura di un Islam
fanatizzato e violento
l’intellettuale illuminato
preferisce la dolce violenza dell’abbrau.io
materno e protettivo della Chiesa
cattolica. Anche per Magdi come per
don Milani la conversione al
cattolicesimo come antidoto alla
paura avrà probabilmente un costo:
l’alienazione della propria
autonomia nelle mani del potere
della Chiesa nel nodo più profondo
della esistenza personale e cioè il
rapporto fra la coscienza e la
verità, fra la coscienza e l’etica.
Individuare queste radici di
violenza nelle religioni e
particolarmente nel cattolicesimo è
un compito che attende i cattolici
aperti, impegnati nel costruire “un
mondo nuovo possibile”, e non solo
loro ma anche i laici inquieti per
un certo “ritorno del sacro” che da
qualche tempo inquina la politica a
livello mondiale e non risparmia
questa campagna elettorale.