L'antifascimo è la
matrice della nostra democrazia
repubblicana
Gadi Luzzatto Voghera
(fonte La
Stampa del 12 marzo 2008)
Cos'è stato il fascismo per
l'Italia? Quale valutazione dà
del fascismo la classe politica
che oggi si candida a governare
il Paese fondato sulla
Costituzione repubblicana nei
prossimi cinque anni? Stando
alle reazioni registrate dalle
agenzie di stampa alle inusitate
dichiarazioni nostalgiche del
candidato Giuseppe Ciarrapico,
il fascismo è, nella sostanza,
«il passato con cui abbiamo
fatto i conti» e il promotore
delle «ignominiose leggi
razziali». Colto con le mani nel
vasetto della marmellata, lo
stesso Ciarrapico ha evocato dal
cappello di prestigiatore il
coniglio buono per tutti gli
spettacoli: «Mi sento onorato
del fatto che la mia famiglia
abbia protetto negli anni bui
del '44 una delle più importanti
famiglie israelite in Roma». E
anche Fiamma Nirenstein,
candidata nella stessa lista di
Ciarrapico, ribadendo la
fermezza inequivocabile del
proprio antifascismo, ricorda di
aver «visto Fini con la kippah
chiedere scusa a Gerusalemme per
quanto è accaduto» e di averne
in tal modo potuto valutare il
«coraggio».
Sembra di capire che per
l'Italia del 2008 il fascismo
sia iniziato
nell'autunno del 1938 e che
un'accorta e sollecita condanna
per la
«degenerazione» delle leggi
antiebraiche, magari
accompagnata da un salutare
lavacro nelle acque del Museo
della Shoah di Gerusalemme,
possa mettere definitivamente la
parola fine a questo fastidioso
residuo di un passato che non
passa. Su questa linea sembra si
ritrovi la maggioranza di coloro
che si sono espressi durante
questa imbarazzante vicenda,
formando una sorta di
schieramento trasversale. Così,
nell'Italia del 2008, definita
la natura del fascismo, per
distanziarsene basterà
procurarsi lo sguardo benevolo
della sparuta minoranza ebraica
italiana, o attuare politiche di
visibile «amicizia» con Israele,
per potersi dire immuni da
sospetti nostalgici.
Altri elementi, che sono stati
sostanziali nella costruzione
del regime fascista che per
oltre vent'anni ha conculcato le
libertà in Italia trascinando il
Paese in una alleanza e in una
guerra disastrose, sono del
tutto assenti dal dibattito
politico e - quel che più
stupisce - da una memoria
storica radicata.
L'antifascismo, che è ancora
oggi radice imprescindibile
della nostra
repubblica, si fonda sulla
memoria negativa di quel che
Mussolini e il fascismo hanno
determinato con le loro azioni
politiche e militari:
annullamento delle libertà
democratiche, istituzione di una
giustizia di regime,
persecuzione degli oppositori,
violenza di Stato diffusa,
annullamento della libertà di
movimento, di riunione, di
stampa, aggressivo imperialismo
militarista, massacri
indiscriminati di civili. E poi
un'alleanza politica, economica
e militare con il nazismo
hitleriano, un'alleanza che ha
condotto l'Italia e gli italiani
a farsi compartecipi e
corresponsabili di massacri e
deportazioni indicibili. Questo
- fra le altre cose - è stato il
fascismo cui c'è ancora qualcuno
che pensa di potersi ispirare.
Poi, è indiscutibile, il
fascismo ha anche ideato le
leggi razziali, e gli italiani
le hanno sostanzialmente attuate
(e non «subite», come vorrebbe
Ciarrapico). Ma in esse il
fascismo non si esaurisce né si
compendia. Se la nostra
aspirante leadership politica la
pensa diversamente, dovrebbe
ricominciare a studiare un po'
di storia.