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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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“GOVERNABILITÀ” E “RAPPRESENTANZA” SONO I DUE PILASTRI FONDAMENTALI PER LA DEMOCRAZIA il Sistema proporzionale ci sembra il più adatto a garantirli di Bruno Segre Il 19 aprile 1993 il referendum popolare sul sistema elettorale del Senato, promosso da Segni, Giannini e Pannella, introdusse il sistema maggioritario uninominale per l’elezione dei senatori. Pertanto il 4 agosto la Camera approvò la nuova legge elettorale per il Senato (contemporaneamente anche l’abolizione del finanziamento pubblico dei Partiti, votato dal 90% degli elettori). Da allora molto si è discusso sulla scelta della tecnica elettorale. La legge decisa nel dicembre 2005 dal Governo di Centro-Destra con cui si è votato nell’aprile 2007, ha dato pessimi risultati. Infatti il sistema istituito dalla Commissione presieduta dall’on. Calderoli ha introdotto per l’elezione del Senato una rappresentanza regionale, per cui premio di maggioranza e sbarramenti furono calcolati in base ai voti ottenuti in ciascuna regione, con diverse soglie da raggiungere: il 20% per le coalizioni, l’8% per i Partiti non alleati, il 3% per gli altri. Il risultato fu una maggioranza estremamente ridotta al Senato, da cui sono derivati il rischio continuo di caduta del Governo durante le votazioni, l’eccessivo uso del voto di fiducia, il ricatto dei piccoli Partiti determinanti per la tenuta del Governo, la persistente divergenza politica fra i Partiti della coalizione di Centro-Sinistra e quindi l’immobilismo dell’azione governativa. Frequentemente Prodi ha prevalso per il voto dei senatori a vita, del tutto legittimo (nonostante l’opinione del Centro-Destra), ma rischioso per l’assenza occasionale di qualcuno di essi, anziano o infermo. Si è dunque resa necessaria, di fronte ad un’insufficiente azione della maggioranza, che ha fatto perdere credibilità nel Centro-Sinistra, l’adozione di un nuovo sistema elettorale: senza ricatti, senza la frammentazione in Partitini dell’1 o 2 per cento di voti, senza continui rinvii di riforme urgenti. In attesa di questa nuova legge elettorale l’on. Segni e il prof. Guzzetta hanno proposto un “referendum elettorale”, che dovrebbe effettuarsi fra il 15 aprile e il 15 giugno 2008. Ma è preferibile che la nuova normativa venga decisa dal Parlamento, mediante l’approvazione da parte della Commissione Affari Costituzionali di una nuova legge elettorale che renderebbe così inutile il referendum. Ma quale tipo di legge elettorale dovrebbe essere adottato? Le alternative sono fra il sistema maggioritario (a turno unico o doppio, sbarramento superiore o inferiore al 5%) e il sistema proporzionale (con o senza premio di maggioranza, con o senza preferenze per i singoli candidati). Si fanno gli esempi della Germania, della Francia e della Spagna. Per quanto riguarda la Germania, il sistema in vigore è quello proporzionale: tanti voti, tanti seggi. Dalla ripartizione dei seggi sono tuttavia esclusi i Partiti che non hanno raggiunto almeno il 5% dei voti. Tuttavia tale sistema è piuttosto misto, poiché l’elettore disporre di due voti, uno in collegi uninominali maggioritari ed uno su lista bloccata. Con un voto si determina quanti seggi spettano ad un Partito, con l’altro voto (personalizzato) quali sono gli eletti di ciascuno di essi. Dei 598 seggi del Bundestag, 299 sono assegnati in collegi uninominali a scrutinio maggioritario, mentre per l’assegnazione dei residui seggi si procede mediante scrutinio a rappresentanza proporzionale con voto bloccato di lista in un ambito territoriale, coincidente con i Länder (Regioni). Il sistema tedesco, strutturato in due poli, con lo sbarramento del 5%, tende al bipolarismo (nella fattispecie il democristiano CDU e il socialdemocratico SPD, oltre al post-comunista PDS). Lo spazio limitato ci impedisce di illustrare pregi e difetti del sistema tedesco. Il Francia si vota con sistema elettorale maggioritario uninominale a doppio turno con ballottaggio. Nel sistema istituzionale francese esistono due Camere, l’Assemblea Nazionale (577 seggi) e il Senato (331 seggi). Soltanto la prima è una Camera politica, poiché legata da un rapporto di fiducia con il Governo. Viceversa il Senato, oltre a non poter dare la fiducia al Governo o revocarla, ha una posizione subordinata. Un candidato all’Assemblea Nazionale deve ottenere la maggioranza assoluta al primo turno (non basta la maggioranza relativa come in Gran Bretagna). Se non ottiene il 50% + 1 dei consensi deve passare al secondo turno, ove basta la maggioranza relativa, purché si abbia ottenuto il 20% dei voti alò primo turno. In pratica soltanto i candidati dei quattro Partiti più grandi possono ottenere la maggioranza assoluta. Se nessuno la raggiunge si va ad un secondo turno in cui si contrappongono due candidati, uno per la coalizione di Centro-Destra ed uno per quella di centro-sinistra. In genere, i due Partiti che compongono ciascun schieramento si accordano per presentare al secondo turno il candidato che ha ottenuto, al primo turno, il maggior numero di consensi. I membri del Senato sono scelti da collegi elettorali formati da coloro che hanno cariche elettive a livello locale (deputati e consiglieri regionali eletti nei vari Dipartimenti, consiglieri comunali membri residenti all’estero o nei territori d’oltremare). Si impiega il sistema elettorale maggioritario (uni o plurinominale) in due turni o, quando sono in palio più di 3 seggi per collegio, si applica il sistema proporzionale in liste bloccate. In Spagna vige un sistema proporzionale con soglie di sbarramento limitate al 3%, che elimina i Partitini. Le circoscrizioni coincidono con le 50 province spagnole, in ognuna di esse il numero di parlamentari eletti è molto basso (in media 7) e i cittadini votano su liste bloccate senza voti di preferenza. In Italia esistono ben 5 sistemi elettorali diversi: dal proporzionale con o senza sbarramento al maggioritario a turno unico (Comuni fino a 15 mila abitanti, Politiche e Regionali) o a doppio turno (Comuni con più di 15 mila abitanti e Provinciali), dal premio di maggioranza (Regionali e Politiche) alla lista bloccata (Politiche ed Europee). Dunque, una quantità di sistemi utili più al singolo Partito che al Paese. Orbene, un buon sistema elettorale deve soddisfare due criteri: da un lato favorire la stabilità politica, dall’altro garantire la più ampia rappresentanza parlamentare degli orientamenti ideali e degli interessi collettivi. “Governabilità” e “rappresentanza” sono i due pilastri fondamentali per la democrazia. Il sistema proporzionale ci sembra il più adatto a rappresentare il Paese e a governarlo, come dimostra il fatto che 25 sui 27 Stati dell’Unione Europea lo applicano sia pur con modalità diverse per particolarità storiche, geografiche e politiche. Bruno Segre |
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