Laicità e devozione per me
pari (non) sono
Caro Direttore,
vietata al Papa la Sapienza,
questo è il messaggio che è
passato. Ma è stato realmente
così? 4 rapide osservazioni:
primo, si è trattato in realtà
di una protesta,
democraticamente legittima, e
non di un veto. Secondo: è stato
Ratzinger a rinunciare. «Venuti
meno i presupposti per
un'accoglienza dignitosa e
tranquilla» spiega Bertone,
eppure in una università
(esageratamente!) blindata il
suo discorso ha avuto persino
una 'standing ovation'. Maligno
supporre la 'strategia
dell'agnello'?
Terzo: si esprimeva sorpresa e
disaccordo circa una visita
clericale durante uno specifico
evento istituzionale di
un'università pubblica, in cui
il discorso del Papa non avrebbe
mancato di 'tirare l'acqua al
suo mulino' (e così è stato),
senza possibilità di
contraddittorio. Laicamente
accettabile, devozione a parte?
C'è da meravigliarsi, o
struggersi, di come nella gara
politica e mediatica ad apparire
'bravi ragazzi' non si siano
prese in carico queste ragioni,
ma condannato qualsiasi forma di
critica, come se il Papa - ai
giorni nostri - ne fosse ancora
al di sopra.
In ultimo: alcuni studenti - una
minoranza fra i manifestanti -
avrebbero volentieri negato del
tutto l'ingresso in Sapienza a
un Papa del genere, essendo egli
tendenzialmente un reazionario,
con la sua rigida idea dei
diritti umani (su omosessualità,
sesso e famiglia, per esempio),
della storia, della scienza
'senza dio' e della ragione
stessa (cui sarebbe necessaria
una «ragionevolezza più
grande»), il quale esibisce
'apertura al dialogo' ma si
ritiene l'unica Via per la
Verità e la Vita a mezzo di
dogmi, dunque è fisiologicamente
insofferente all'esame, alla
mediazione e alla convivenza con
altre visioni di vita, come
l'umanesimo ateo di milioni di
persone, che disdegna e
demonizza.
Andrea Tufoni