Non credo che la scelta del
Prefetto di Treviso di
permettere l’uso del burqa
sia particolarmente saggia e
lungimirante. Non mi sembra
né saggio né lungimirante
non applicare una legge del
nostro paese, quella che
impone la riconoscibilità
delle persone. Anche se, nel
caso del burqa, la
riconoscibilità non è il
vero problema.
Ma non è, a mio modo di
vedere, neanche una
decisione dettata dal
rispetto verso un simbolo
religioso, perchè il burqa
non è un simbolo religioso,
ma piuttosto il simbolo di
uno dei più odiosi aspetti
dell’oppressione patriarcale
contro le donne.
Guardare il mondo dietro a
una grata e occultare il
proprio corpo fino
all’annullamento è
semplicemente un
palesamento della mancanza
di libertà. Della libertà
femminile. Occultare il
proprio corpo significa
occultare l’identità di
genere, la propria identità
sessuale. E sempre, nella
vita delle donne, in tutte
le parti del mondo, sta alla
radice di una condizione di
sudditanza, quando non di
schiavitù. Il bellissimo
libro di Hosseini “I mille
splendidi soli” ci racconta
il perchè dell’uso del burqa
in Afghanistan e non vi
troviamo traccia alcuna di
tradizioni religiose. Anche
in questo paese infatti non
sempre è andata così. La
ricomparsa del burqa avviene
quando s’interrompe
traumaticamente il processo,
pur avviato di
modernizzazione, quando il
paese cade nelle mani dei
fondamentalisti e vengono
cancellati gran parte dei
diritti di libertà, tra i
primi quelli delle donne.
Le donne italiane si sono
emancipate dalle più odiose
schiavitù patriarcali con
fatica e con grandi lotte e
hanno cancellato
dall’ordinamento le norme
più obsolete e violente di
quella cultura: nel Codice
Familiare, come nelle leggi
che negavano alle donne
l’autodeterminazione sul
proprio corpo e sulla loro
sessualità.
Perchè le donne che
ospitiamo nel nostro paese
non dovrebbero godere dei
nostri stessi diritti e
opportunità?
Perchè ancora non hanno la
forza di esercitarli?
Perchè è giusto che ci
arrivino con le loro gambe e
non con le imposizioni?
Noi vorremmo da oggi poter
guardare negli occhi le
nostre simili che portano il
burqa, ma nello stesso tempo
vorremmo che lo sollevassero
con le loro mani.
Nel frattempo è possibile
cominciare con il far valere
le leggi del nostro paese
che chiedono la
riconoscibilità di ogni
persona. Continuiamo poi a
discutere su cosa sia meglio
fare, purchè sia chiaro il
punto di partenza: IL BURQA
E’ IL SIMBOLO DI UNA
SCHIAVITU’ NON IL SIMBOLO
DELLA LIBERTA’ FEMMINILE.