Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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I DANNI DELLA LEGGE 40 (una testimonianza di Maria Giaquinto)

Ad ormai due anni dall’entrata in vigore della Legge40 sulla procreazione assistita, mio marito ed io, come moltissime altre coppie in Italia, ci ritroviamo a fare un bilancio purtroppo amaro della nostra situazione attuale. Senza entrare in dettagli che potrebbero risultarLe noiosi perché troppo specifici sui motivi medici che ci hanno indotto a ricorrere alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), sostanzialmente tale Legge ha:

1. vietato la fecondazione eterologa

2. vietato l'analisi genetica sull'embrione

3. vietato il congelamento (crioconservazione) degli embrioni in sovrannumero proibendo, di fatto, la produzione di un numero di embrioni superiore a quello di un unico e contemporaneo impianto e, comunque, non superiore a tre. Mi permetto di sottoporre alla Sua attenzione alcune personali considerazioni sulle conseguenza generate dai tre punti succitati.

 

Impedendo la fecondazione eterologa si è precluso alla coppia che, per una malattia o per altre cause fisiche, non sia in grado di produrne la possibilità di poter ricorrere ad embrioni “non suoi”. Ciò ha comportato un esodo in massa da parte delle coppie italiane verso centri di Paesi esteri dove questa tecnica è possibile (il loro numero rispetto agli anni antecedenti alla legge si è quadruplicato). Nei suddetti Paesi si è dato origine a speculazioni tariffarie selvagge con un conseguente notevole aumento degli introiti, milioni di euro che avrebbero potuto altrimenti finanziare istituti italiani, con buona pace per il finanziamento alla ricerca! A ciò consegue la gravissima discriminazione di quelle coppie non benestanti che, per poter avere le stesse possibilità, sono costrette ad indebitarsi.

Impedendo l’analisi preimpianto, cioè la ricerca sugli embrioni prima dell'impianto in utero di eventuali malattie genetiche gravi di cui i genitori siano portatori, si impedisce agli stessi la possibilità di generare dei figli sani (e di nuovo si “invita” le coppie a rivolgersi all’estero). Tuttavia, con le attuali tecniche diagnostiche, i genitori sono in grado di conoscere lo stato di salute del feto ed autorizzati dalla legge competente all’ IVG (aborto terapeutico) che di certo non si vuole mettere in discussione (di certo non io e non in tale contesto) ma a che prezzo? Quale strazio deve provare quella coppia, quella madre che dopo aver ottenuto una gravidanza che la natura non ha voluto concederle spontaneamente, si trovi a dover vivere una situazione del genere?

Si è parlato tanto in campagna elettorale pre-referendum di “tutela per la salute della donna”, tuttavia, allo stato attuale delle cose, i rischi per la salute della donna risultano aumentati, sia per la necessità statistica di compiere più trattamenti e più stimolazioni ormonali rispetto al passato, sia per l'eventualità che tutti e tre gli embrioni formatisi ed impiantati in utero si sviluppino. L’obbligo a creare un numero di embrioni non superiore a tre fa sì che la donna debba sottoporsi a stimolazioni ormonali più o meno massicce ogniqualvolta intraprenda un nuovo ciclo di fecondazione (non è detto che la tecnica vada a buon fine, le percentuali statistiche di riuscita sono piuttosto basse, specialmente le donne meno giovani rischiano più di prima di non avere affatto una gravidanza) e questo con conseguenze più o meno gravi per la sua salute; per contro, con questa legge si è avuto un incremento delle gravidanze trigemine soprattutto nelle donne più giovani.

Io, intanto, continuo a chiedermi: chi ha avuto benefici da tale legge? Chi ci guadagna?

In effetti a guadagnarci tanto sono, a mio parere, le case farmaceutiche che avranno visto incrementare notevolmente la quantità di farmaci utilizzati per le terapie ormonali (x ogni tentativo una nuova stimolazione=>altrettanti farmaci), i centri esteri ed i Paesi che li ospitano, forse i centri privati italiani che, a differenza di quelli pubblici, non hanno liste di attesa infinite.

Chi ci perde? Probabilmente il SSN a causa dell’incremento dei costi ed i centri pubblici che, per lo stesso motivo, hanno dovuto ridurre la spesa per questa pratica sanitaria; senza dubbio le coppie meno abbienti che non hanno la possibilità di rivolgersi al privato o di andare all’estero a meno di indebitarsi,la coppie portatrici di gravi malattie genetiche che non hanno la possibilità dell’analisi reimpianto.

Ma più di tutti la donna il cui valore giuridico viene ignorato rispetto al valore giuridico di un “progetto di vita che potrebbe andare a buon fine”, di un embrione che non si sa se possa diventare un bambino oppure no perché, alla fine di tutto, è la natura a decidere…

Vede, la cosa che più mi fa male, che mi fa sentire quasi insultata nella mia, seppur modesta, intelligenza è che una Legge come questa (oltre che precludere tante opportunità) mette in condizioni di non poter decidere autonomamente cosa sia più giusto per te, ma pone dei vincoli ben precisi alla propria possibilità di scelta. Ha creato dei muri invalicabili anche e soprattutto nelle coscienze di chi, magari non vivendo direttamente il problema dell’infertilità, abbia pensato che noi che vorremmo rivolgerci alla scienza per avere ciò che la natura non vuole concederci, per realizzare il legittimo desiderio di essere genitori biologici, non siamo altro che degli scellerati che si rivolgono a degli scienziati pazzi con l'intento di praticare eugenetica o chissà cos'altro...o, e non so se sia peggio, dei poveretti che non hanno il dono di capire cosa sia giusto o sbagliato e, dunque, abbiano bisogno di un qualche cosa o di un qualcheduno che li guidi ("decida per loro") e li protegga. E, in fondo, non è un concetto sbagliato, infatti una legge c'era, andava solo applicata e gestita meglio. Con l'intento di limitare il comportamento poco etico e professionale di alcuni medici si è creato un pasticcio...

A due anni di distanza dall’esito di quel memorabile referendum, ritengo che sia tempo di ricominciare a parlare della questione affinché lo Stato riprenda in considerazione un'urgente riforma della materia che riporti il nostro Paese ad una situazione di tutela e, oserei dire, di civiltà nei confronti delle tantissime coppie infertili o portatrici di malattie genetiche presenti in Italia.

La ringrazio della Sua disponibilità, sia per aver dedicato del tempo ad ascoltarmi sia, e soprattutto, se vorrà dare un contributo all'informazione su tale argomento.

Distinti saluti, Maria Giaquinto

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