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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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I VESCOVI: DICO INACCETTABILI i politici cattolici non li votino di Marco Politi (www.repubblica.it) E’ «incoerente» il politico cristiano che vuole legalizzare le coppie di fatto. Unioni omosessuali? Deve «votare contro». L’insegnamento della Chiesa va seguito e nessun parlamentare «può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica». Il Consiglio permanente della Cei ha varato finalmente la Nota sulle unioni civili. E’ una «parola impegnativa» per i parlamentari cattolici, ammoniti a compiere «scelte coerenti» e a riflettere sulle «conseguenze future» delle loro decisioni. «Non calerà come una clava», aveva assicurato alla vigilia il neo-presidente Bagnasco. E’ peggio. E’ una lama di ghigliottina che elimina alla radice ogni possibilità di mediazione. C’è solo il binario delle indicazioni ecclesiastiche da seguire, e chi non ubbidirà entrerà nella lista dei reprobi. Sarà additato come uno che si muove contro la dottrina cattolica. Una scomunica tacita, insomma. Senza gli inconvenienti dello strascico di polemiche, che segue abitualmente alle scomuniche formali, ma un’arma utilissima per i “cattolicanti” e i “papalini” nei giorni delle elezioni. D’altronde proprio ieri Benedetto XVI ha ricordato che tutti i cristiani devono seguire ciò che dicono i vescovi e specialmente quando proviene dalla Chiesa di Roma, in cui risiede la «vera tradizione apostolica» e la vera dottrina. Mentre il cardinal Bertone si è recato alla Camera a ricordare ai fedeli di ubbidire alla «verità». La Nota è di tre cartelle. Tra i vescovi, le “colombe” hanno ottenuto che non si nominassero i Dico e che venisse messa in primo piano la preoccupazione per la famiglia, «risorsa insostituibile». Ma non c’è stato molto da lottare, perché era la linea dello stesso arcivescovo Bagnasco. In realtà il copione era già scritto, perché il Papa in persona da due anni a questa parte ha battuto sistematicamente sul tasto del rifiuto assoluto di qualsiasi forma di unione civile e ha demonizzato l’immagine delle coppie gay. «Forme deboli e deviate di amore», le definì al convegno della Chiesa italiana a Verona nell’autunno scorso. Per scrivere il testo della Nota, che assume un carattere vincolante per i politici cattolici, è bastato dunque attingere semplicemente ai vecchi documenti di Joseph Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. E quale vescovo può contestare la parola del pontefice? «Non abbiamo interessi politici da affermare — esordisce la Nota — sentiamo solo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune». Credenti e non credenti, aggiungono i vescovi, sentono il valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona è figlio, continua la premessa, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e da una donna. Poter contare sull’affetto sicuro dei genitori è un bene incalcolabile. Su questa base i vescovi lanciano il loro veto. La legalizzazione delle convivenze, sancisce la Nota, è inaccettabile sul piano di principio e pericolosa sul piano sociale ed educativo. E segue la stoccata ai cattolici pro - Dico: «Quale che sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia». Ancora «più grave» viene definita la legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso. Tuttavia, ammettono i vescovi, «siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari». E la Cei detta la ricetta: l’obiettivo va raggiunto nell’ambito dei diritti individuali senza ipotizzare una figura giuridica «alternativa» al matrimonio. Stringente è l’indicazione ai parlamentari. I politici cattolici devono sentirsi impegnati a sostenere leggi ispirate ai «valori fondati nella natura umana». Incoerente sarebbe, quindi, il cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto. Quanto al riconoscimento delle unioni gay «il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il proprio disaccordo e votare contro». Marco Politi (29-3-2007) |
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